Meno studenti, meno istituti: come cambierà la scuola - QdS

Meno studenti, meno istituti: come cambierà la scuola

Meno studenti, meno istituti: come cambierà la scuola

venerdì 17 Marzo 2023

Ivana Barbacci, segretaria nazionale Cisl Scuola al QdS: “Il piano del Governo Meloni nasce da obiettivI fissati dal Pnrr”. Dal totale di alunni si stabilirà il numero di dirigenti da designare

ROMA – Il calo demografico costringe il Governo Meloni a ragionare sulla necessità di una riorganizzazione della rete scolastica. L’ipotesi sul tavolo è quella di accorpare le scuole pubbliche già a partire dall’anno scolastico 2024-2025.
Contro il provvedimento, però, hanno annunciato ricorso alla Consulta già quattro governatori del centrosinistra: Stefano Bonaccini, per l’Emilia-Romagna, Vincenzo De Luca (Campania), Michele Emiliano (Puglia) ed Eugenio Giani per la Toscana.

Per approfondire il tema, il Quotidiano di Sicilia, Ivana Barbacci, segretaria nazionale Cisl Scuola.

Cosa ne pensa dell’ipotesi di un accorpamento degli istituti scolastici italiani secondo quanto previsto da un piano del Governo Meloni?

“Il piano del Governo nasce in realtà da un obiettivo di riorganizzazione della rete scolastica fissato dal Pnrr, finalizzato fra l’altro a evitare che vi siano istituti con un numero eccessivamente basso di alunni. Oggi la situazione è estremamente differenziata sul territorio nazionale, accanto a istituti con numero esorbitante di alunni altri ne hanno pochissimi e non possono, per questo, avere un dirigente e un direttore dei servizi (Dsga). Da qui il piano del governo, che grazie anche alle pressioni sindacali sarà attuato con una maggiore gradualità. I nuovi criteri intanto si applicheranno progressivamente a partire dal 2024/25. Inoltre è prevista una nuova modalità di calcolo per il dimensionamento degli istituti: si prende in considerazione non più ogni singola istituzioni scolastica, ma il totale di alunni in ogni regione, stabilendo in base a quel dato il numero di dirigenti da assegnare alle scuole. Queste si potranno istituire senza vincoli rigidi sul numero di alunni, ma l’Ufficio Regionale dovrà tenere conto del numero di dirigenti complessivamente assegnato al proprio organico regionale: se il numero di scuole istituite è superiore a quello dei dirigenti in organico, le scuole in più saranno affidate in reggenza. Detto questo, il passaggio al nuovo sistema deve avvenire con una gradualità particolarmente necessaria in molte situazioni, perché un ridisegno della rete scolastica deve assolutamente tenere conto delle caratteristiche del territorio, specie in quelli con molte piccole realtà o di situazioni del tutto particolari come le piccole isole”.

Quali effetti avrebbe, a suo avviso, questo provvedimento sul sistema scolastico italiano?

“La situazione non è uniforme nel nostro Paese: in alcune regioni i nuovi parametri corrispondono alla situazione in atto, in altre la consistenza media degli istituti è molto più bassa, quindi occorrerà sfruttare appieno le gradualità previste dalla norma e, se necessario, introdurre ulteriori correttivi che consentano di rendere sostenibile il percorso di riorganizzazione. La scuola non può essere governata con criteri ragionieristici, i numeri sono persone cui garantire un diritto fondamentale. È vero che il dimensionamento riguarda le circa 8000 istituzioni scolastiche oggi esistenti, intese come unità amministrative, non le 40.000 e più sedi in cui effettivamente il servizio scolastico viene svolto, ma resta il fatto che in alcuni casi la sede di direzione dell’Istituto sarebbe più lontana dalle scuole, così come si avrà un calo di organico per dirigenti e Dsga. Per questo devono essere attentamente valutate le specificità delle diverse situazioni”.

Ci può dare un giudizio sul ministro Valditara anche in seguito alle polemiche sorte dopo i fatti di Firenze?

“Ogni ministro è comunque un interlocutore con cui confrontarsi. E nel confronto possono emergere convergenze o dissensi. Su Firenze, non ho esitato a criticare l’assenza di una tempestiva condanna degli episodi di squadrismo da parte del Governo e del Ministro, e ho definito sbagliate e inopportune le critiche rivolte alla preside del liceo Da Vinci. In precedenza, avevo espresso riserve sulla decisione di cambiare il nome del ministero con l’aggiunta di un termine molto controverso. Ciò non ha impedito che il ministro intervenisse, due giorni prima della manifestazione di Firenze, a un convegno della Cisl Scuola proprio sul delicatissimo tema del merito, accolto col rispetto che si deve ai ruoli istituzionali. Aggiungo che nella gestione delle relazioni sindacali il ministro Valditara si è fin qui mosso con una disponibilità al confronto di cui anche le altre sigle sindacali credo gli diano atto”.

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