Strage Cutro, ammiraglio Guardia costiera: "Politici non ci danno ordini" - QdS

Strage Cutro, ammiraglio Guardia costiera: “Politici non ci danno ordini”

Strage Cutro, ammiraglio Guardia costiera: “Politici non ci danno ordini”

Redazione  |
sabato 18 Marzo 2023

La ricostruzione della notte del naufragio

Il livello politico non ha mai dettato nemmeno una virgola ai nostri centri operativi. Assolutamente mai. Le sale operative prendono le decisioni sapendo che di ogni singola decisione si è poi responsabili penalmente, e tenendo presente sempre la cosa più importante, cioè che la salvezza delle vite umane ha la precedenza su ogni cosa. Rispondiamo alle norme, alle convenzioni internazionali, non a qualcuno. Non è mai successo che un ministro, Salvini o i precedenti, abbia chiamato per dire di fare o non fare qualcosa”. Lo ha detto, intervistato dal Corriere della Sera, l’ammiraglio Giuseppe Aulicino, capo del Reparto Piani e Operazioni della Guardia costiera.

La notte del naufragio

Per quanto riguarda la notte del naufragio di Cutro, Aulicino ha ricostruito così: “Frontex aveva già fatto una prima valutazione, come sappiamo. Il suo report non segnalava una situazione critica. Si vedeva una sola persona a bordo, la barca navigava a 6 nodi con mare 4. I sensori termici dell’aereo ipotizzavano la possibile presenza di persone sottocoperta ma certezze non ce n’erano; non c’erano gli elementi per ritenere tutto questo un evento Sar“, ossia di soccorso in mare.

“Domandiamoci anche perché i migranti chiamano Alarm Phone e non le nostre centrali operative”

“Quando è stata avvistata – ha detto ancora l’ammiraglio – la barca non navigava in difficoltà. E non c’erano le chiamate di richiesta d’aiuto a noi o a organizzazioni come Alarm Phone. Né hanno chiamato i parenti a terra di qualcuno dei migranti, come capita spesso. Ora sappiamo che gli scafisti avevano un sistema per inibire l’uso dei cellulari, mai finora utilizzato; in quelle ore non lo sapevamo. Le informazioni che avevamo e le considerazioni che abbiamo condiviso con la Guardia di Finanza riguardavano, ripeto, non un caso Sar ma sicuramente un caso da investigare, tant’è che si è mossa la Guardia di Finanza, che è in grado di fare valutazioni ed eventualmente agire. Stiamo parlando di acque Sar libiche, il barchino era a 100 miglia dalle coste della Libia, lontanissimo da noi. Le ricordo che un Paese è responsabile delle sue acque Sar. Quando abbiamo ricevuto la segnalazione da Alarm Phone abbiamo immediatamente mandato verso il barchino il mercantile più vicino. Che poi: domandiamoci anche perché i migranti chiamano Alarm Phone e non le nostre centrali operative”.

“Le unità navali più vicine sono obbligate a intervenire”

“Le operazioni all’inizio le ha condotte la Libia, responsabile Sar di quel tratto di mare. Noi – ha concluso Aulicino – eravamo troppo lontani per mandare una delle nostre Classe 300 (i mezzi di soccorso più adatti, ndr) che non avrebbe poi avuto autonomia sufficiente per operare e tornare indietro. Avevamo le nostre navi già impegnate in attività di soccorso. Quando la Libia ci ha chiesto aiuto abbiamo mandato verso il barchino le unità navali più vicine che, ricordo a tutti, sono obbligate a intervenire o commetterebbero omissione di soccorso”.

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