Trapani, il mosaico del porto e le scelte di campo - QdS

Trapani, il mosaico del porto e le scelte di campo

Trapani, il mosaico del porto e le scelte di campo

venerdì 31 Marzo 2023

Da una parte il Bacino di carenaggio rimasto inutilizzato e preda di atti di vandalismo. Dall’altra l’ex area del Cantiere Navale Trapanese, la cui concessione non ha mai fatto passi in avanti

TRAPANI – Quattro mila tonnellate in attesa di un futuro. Sono quelle del Bacino di carenaggio del porto di Trapani. Sono storia, perché rappresentano la stagione imprenditrice della Regione. Sono presente, fatto spesso di degrado, di ristrutturazioni andate a vuoto perché lasciate alla forza dei vandali. Sono e rimangono prospettiva per quella parte di città che non si rassegna a mettere la parola fine sulla cantieristica navale. E sono di proprietà della Regione, ancora una volta alle prese con un intervento di recupero. È stato rubato tutto quello che si poteva rubare. È stato distrutto tutto quello che si poteva distruggere. C’è dunque la necessità di spendere altri soldi pubblici per rimetterlo in sesto.

Un’interrogazione del gruppo parlamentare all’Ars del Pd ha riaperto il caso. “Il Bacino di carenaggio di Trapani – scrivono i democratici – non può assolvere alla sua funzione in quanto privo delle condizioni strutturali”. I dem sanno di “una procedura di gara in corso, finalizzata alla realizzazione e messa a norma degli impianti elettrici ed idraulici”. Nota a margine: il Bacino è galleggiante ed è dunque appetibile. Se non serve più a Trapani, può essere rimorchiato da qualche altra parte. E qui torna la domanda sul futuro. C’è spazio per la cantieristica navale? A pochi metri in linea d’aria ha sede il cantiere della Liberty Lines, che lavora, come dire, in house, operando soprattutto per intervenire sui suoi mezzi. A scanso di equivoci, non ci sarebbe concorrenza. Nell’agenda del porto c’è poi un grande restyling ad opera dell’Autorità di Sistema, ma l’area del Bacino è stata “stralciata”. In questo mosaico a pelo d’acqua c’è un ulteriore elemento di confronto. Il Bacino è stato operativo fino a quando ha resistito il Cantiere Navale Trapanese, che gestiva anche l’area demaniale di competenza statale che è lì ad un passo. Ma il Cnt è fallito nel 2013 e da quel momento il Bacino e l’area demaniale statale non sono state più la stessa cosa. Sono entrate in gioco le competenze, espressione di due proprietà diverse. C’è di più. L’area ex Cnt è stata aperta ad un bando con la relativa concessione. Tante idee, qualche progetto sulla carta e poi la scelta finale, controversa, perché contestata in punta di diritto e passata dai tribunali amministrativi e conclusa con l’assegnazione dell’area alla società “Marinedì”, che costruisce Marine in giro per il mondo. Si tratta di approdi turistici, da diporto. Concessione ormai datata che però non ha mai fatto passi avanti. Basta un giro in macchina, costeggiando l’ex Cnt, per verificare che non c’è alcun cantiere e che il sito non è messo granché bene dopo anni di assoluto anonimato.

Dunque, il Bacino fermo ed inutilizzato da una parte. L’ex area Cnt ferma ed inutilizzata dall’altra parte. Il gruppo parlamentare del Pd, con la sua interrogazione al Presidente della Regione ed all’Assessore alle Attività Produttive prova ad aprire un varco in questa fase di stallo ed invita il governo siciliano ad uscire allo scoperto con la proposta d’indire “una conferenza di servizi con la partecipazione dell’Autorità di Sistema portuale allo scopo di verificare se sussistano le condizioni per un accordo tra la stessa Autorità e la Regione volto a destinare una banchina o una porzione dell’ex Cnt al servizio del Bacino di carenaggio”. È lo spazio vitale che può consentire al Bacino di poter essere operativo.

Il problema lo aveva sollevato Mimmo Turano, Assessore alle Attività Produttive nel governo Musumeci – ora Assessore alla Formazione – quando si era trovato di fronte alla necessità di affidare in gestione il Bacino, ma con l’avvio delle procedure di assegnazione dell’area in concessione alla “Marinedì”. La sua proposta, che potrebbe tornare in campo, era quella di fermare tutto, di trovare un accordo tra Regione e Stato per definire un unico bando per la gestione unitaria del Bacino e dell’ex area Cnt. In una versione riveduta e corretta della soluzione Turano potrebbe essere coinvolta anche la Liberty Lines, qualora interessata a partecipare ad una scelta di campo che non s’intravede: quella di considerare la cantieristica navale un’attività da rilanciare nel porto che sarà. Bacino ed ex Cnt producevano oltre 100 posti di lavoro assieme all’indotto.

Al porto c’è ancora chi ricorda la costruzione della petroliera “Marettimo M”, che suona come metafora di questa vicenda. è stata fiore all’occhiello della cantieristica navale trapanese, realizzata ma non completata nel 2009, poi vittima e simbolo del fallimento del Cantiere Navale Trapanese ed infine presidio della disperata protesta dei dipendenti che l’hanno occupata per difendere il loro posto di lavoro, prima di vederla andare via rimorchiata verso il porto di Palermo. Città e territorio che stanno puntando con decisione sulla cantieristica navale. Le nuove commesse sono all’ordine del giorno, con Fincantieri in prima linea. E soprattutto con una strategia che appena qualche mese fa (gennaio 2023) ha permesso al Ministro della Difesa Guido Crosetto di sottolineare come il varo della nave “Al Fulk”, commissionata dalla Marina Militare del Qatar era un’occasione significativa “perché dal 2009, una nave completa non usciva da quello che è oggi il più grande stabilimento che ci sia in Italia per la costruzione di navi. Un momento importante per Palermo e quindi per Fincantieri”. E Trapani? In attesa della risposta del governo Schifani.

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