Dario Safina: "Statuto? Basta prebende, difendiamo nostri diritti" - QdS

Dario Safina: “Statuto? Basta prebende, difendiamo nostri diritti”

Dario Safina: “Statuto? Basta prebende, difendiamo nostri diritti”

mercoledì 12 Aprile 2023

Dario Safina, parlamentare regionale del Partito democratico. “Autonomia, si allarga il campo del confronto”

PALERMO – Un’ipoteca sul futuro, una nuova emergenza da allineare a quelle già note ed irrisolte. L’autonomia differenziata non è più un tema di dibattito politico. è ormai un caso. Il Pd è pronto a fare le barricate e la Commissione Statuto all’Ars sarà un campo di battaglia. Il dem Dario Safina è pronto a lanciare la sfida: “L’autonomia differenziata va fermata”. Ma l’onorevole nutre poca fiducia nel contraltare dello Statuto speciale siciliano. Così come rimane guardingo rispetto al ritorno delle Province, altra carta messa sul tavolo dal centrodestra che rimanda ad una nuova architettura istituzionale dell’Isola. Safina accelera invece sull’architrave Comune. Gli enti locali vanno difesi ed aiutati ad uscire dal pantano bilanci.

Autonomia differenziata, dove sta il problema?
“C’è il rischio che il dibattito sull’autonomia differenziata rimanga relegato agli addetti ai lavori. Sennonché, in queste settimane il Pd , ad ogni livello, sta lavorando per allargare a macchia d’olio il campo del confronto, coinvolgendo ampi spezzoni della società, evidenziando come la sanità, l’istruzione pubblica, il sistema formativo, la difesa delle classi sociali più fragili verranno ulteriormente messi in discussione, a causa delle minori risorse per la Sicilia ed il Mezzogiorno. Sulla sanità, ad esempio, le conclusioni cui è pervenuta la Fondazione Gimbe non lasciano margini. I cittadini del Mezzogiorno – con il disegno di legge Calderoli – vedranno ridurre le prestazioni sanitarie rese dal Sistema Sanitario regionale e questo rappresenterebbe un colpo di grazia fatale sul diritto alla salute, dopo che la pandemia ha impedito a centinaia di migliaia di cittadini di ottenere le necessarie prestazioni sanitarie. Ciò metterà in gioco l’universalità del sistema sanitario, in quanto solo chi potrà si rivolgerà al privato mentre chi non avrà la possibilità di accedere alla sanità privata rinuncerà. Ed aggiungo che il divario tra i servizi, con uno strabordante vantaggio per le regioni del Nord, contribuirà allo svuotamento demografico di quelle del Sud, perché masse di lavoratori e lavoratrici, di studenti e studentesse si sposteranno sempre più verso quei territori che assicureranno maggiori servizi e maggiori opportunità. Questo trasformerà le aree interne del Sud e prima e poi anche le città in luoghi per vecchi, senza alcuna prospettiva di sviluppo. Tutto questo avverrà senza il coinvolgimento del Parlamento nazionale, in quanto il ddl Calderoli prevede che il livello dei Lep – livelli essenziali delle prestazioni – venga determinato con Dpcm, dopo un lavoro istruttorio fatto da una commissione di tecnici. Saranno loro a determinare i Lep tenendo conto del criterio della spesa storica, che avvantaggia le regioni del Nord a scapito di quelle meridionali. Uno svuotamento delle prerogative parlamentari che il Pd dovrà portare sino innanzi al Giudice delle Leggi, perché tale deriva non può essere assecondata”.

Lei fa parte della Commissione Statuto all’Ars. È arrivato il momento di prendere la palla al balzo per attuarlo o ripensarlo?
“L’attuazione dello Statuto è un tema che da anni agita la politica siciliana ma onestamente non sono fiducioso. I primi passi del governo Schifani, a parte qualche presa di posizione di circostanza, non lasciano presagire nulla di buono. La maggioranza è più orientata a chiedere qualche prebenda per far quadrare i conti, piuttosto che difendere il diritto dei siciliani a contare sulle risorse che spetterebbero all’Isola. L’accordo sulla spesa sanitaria, con il quale si è rinunciato a 6 miliardi di euro per ottenere una tantum da 200 milioni, l’acritica accettazione del ddl Calderoli, senza discutere delle risorse per fronteggiare la condizione di insularità, adesso riconosciuta pure nella Carta Costituzionale, rappresentano la cartina di tornasole di quanto affermato. È chiaro che in Commissione incalzeremo il governo e la maggioranza, affinché si possa pervenire ad una proposta da sottoporre al governo nazionale che, ad esempio, preveda l’aumento della quote di competenza regionale delle accise pagate dai prodotti petroliferi. Si parla di somme ingenti”.

I Liberi Consorzi Comunali sono previsti dallo Statuto, ma la riforma Crocetta è fallita. è utile tornare alle ex Province regionali? Tornano però senza soldi?
“Tagliare gli spazi democratici rappresenta sempre un errore e bisogna riconoscere che la riforma Crocetta è stata un fallimento. Basta verificare le condizioni in cui versano le scuole superiori e le strade provinciali. Il Pd ha presentato per primo un disegno di legge per l’istituzione delle Province, sennonché è necessario che il Parlamento nazionale abroghi la riforma Del Rio, altrimenti in Sicilia non potremo agire. Ovviamente, istituire le Province significa destinare loro risorse adeguate, anche perché molte sono oramai prive di una struttura burocratica efficiente e dunque sarà necessario avviare procedure di assunzione, per mettere la macchina in condizione di funzionare”.

Buona parte dei Comuni siciliani continua a non approvare gli strumenti finanziari. è una condizione di assoluta incertezza che va però governata. Come?
“La pandemia prima e la crisi energetica dopo hanno messo a dura prova la tenuta dei conti di moltissimi Comuni, i quali – seppur solidi dal punto di vista finanziario – hanno difficoltà nel chiudere i conti ordinari, a causa del drastico calo delle entrate e del contestuale aumento delle spese correnti. Dinnanzi a questo stato di cose il governo nazionale e quello regionale hanno deciso di intervenire con misure straordinarie, ad esempio con il cosiddetto fondone Covid, ovvero con il trasferimento di risorse per fronteggiare il caro energia. Sennonché, i Comuni hanno a disposizione il fondo crediti di dubbia eseguibilità. nel quale sono accantonati miliardi di euro. Ebbene, una quota di tale fondo – a precise condizioni e con paletti chiari – potrebbe sbloccarsi, così da consentire non solo la chiusura dei bilanci ma soprattutto l’adeguato finanziamento di moltissimi interventi a favore dei cittadini. E questo andrebbe fatto almeno sino a quanto le condizioni non torneranno alla normalità”.

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