La coop snocciola le criticità affrontate durante i 15 mesi di gestione del centro
“La cooperativa Badia Grande, in questi mesi, è stata accusata di incapacità nella gestione o, peggio, di volere speculare sulla vita dei migranti senza voler considerare che, nei fatti, ha dovuto affrontare con mezzi ordinari una situazione straordinaria, di assoluta e conclamata emergenza”. A dirlo è la coop di Trapani, Badia Grande, che negli ultimi 15 mesi ha gestito l’hotspot di Lampedusa, passato adesso nelle mani della Croce Rossa italiana. Sulla base del capitolato e del contratto d’appalto Badia Grande avrebbe dovuto gestire un centro con una capienza massima di 250 ospiti per un totale di ingressi, nell’arco di un anno, di 6.000 persone. “Successivamente, a seguito del completamento dei lavori di ristrutturazione del centro – spiega la coop -, ci si è chiesto di modificare il contratto di affidamento dei servizi di gestione adeguati a una struttura attrezzata per una capienza massima di 389 posti. Il numero di ospiti, a eccezione di brevi periodi, è stato sempre, nei fatti, dieci volte maggiore, arrivando a picchi di quasi 4000 ospiti presenti”.
Dal primo marzo 2022, “data di inizio della nostra gestione posta in essere con una telefonata della Prefettura di Agrigento con appena 5 ore di preavviso”, a oggi si è registrato un transito di oltre 80.000 immigrati nella struttura di contrada Imbriacola. “Numeri importanti e incontrovertibili che hanno, di recente, indotto il Governo a proclamare lo stato di emergenza sull’immigrazione e ad affidare la gestione della struttura alla Croce Rossa Italiana”, spiega la coop, ricordando come i funzionari del ministero dell’Interno, nei giorni scorsi, abbiano spiegato come non si possa “giudicare l’operato di chi c’era prima, perché qualunque altro soggetto avrebbe vissuto e vivrebbe le stesse difficoltà che un’isola di piccole dimensioni presenta, ad iniziare dalla difficoltà di approvvigionamento del cibo”.
La coop snocciola le criticità affrontate durante i 15 mesi di gestione del centro. “Sovrannumero di ospiti rispetto alle previsioni che avevano condotto al contratto di affidamento della gestione, la loro permanenza per settimane a seguito dei ritardi nell’effettuare i trasferimenti dall’isola, l’assenza quasi totale di attività manutentiva degli immobili e degli impianti di proprietà demaniale, non di competenza del gestore dei servizi di accoglienza, l’assenza del necessario provvedimento autorizzativo (Scia) legato alle condizioni del complesso immobiliare demaniale sprovvisto di agibilità e le difficoltà fisiologiche (numero di posti letto e di bagni insufficienti, difficoltà di approvvigionamento di cibo e acqua, problemi igienico sanitari derivati da uno stress nell’uso della struttura, inadeguatezza degli spazi destinati alla logistica) legate alla gestione di migliaia di persone in una struttura attrezzata per ospitarne 389, hanno reso questi 15 mesi particolarmente impegnativi e difficili”.