C’è anche il Mezzogiorno tra le emergenze finite sul tavolo dell’ultimo Cdm che ieri ha varato, proprio con riferimento al Sud, una serie di provvedimenti finalizzati al rilancio dell’economia
C’è anche il Mezzogiorno tra le emergenze finite sul tavolo dell’ultimo Consiglio dei ministri che ieri ha varato, proprio con riferimento al Sud, una serie di provvedimenti finalizzati al rilancio dell’economia di quell’area del Paese che vanno dall’istituzione della Zes Unica a partire dall’1 gennaio 2024 al piano che prevede 2.200 nuove assunzioni negli enti territoriali e locali del meridione, fino al finanziamento con 45 milioni milioni di euro messi a disposizione dal Mimit la realizzazione di infrastrutture di interesse strategico a Lampedusa.
“Il decreto Sud sembra imboccare la strada giusta, anche se occorrerà verificare la sua sostenibilità economica e la buona condotta degli addetti ai lavori. Quello che manca, invece, è un piano di sviluppo mirato alla creazione di un adeguato numero di posti di lavoro nel Mezzogiorno”.
A dirlo in un’intervista al Quotidiano di Sicilia è Pietro Massimo Busetta, accademico, economista e autore del saggio “La rana e lo scorpione”.
Per la gestione del Fondo di sviluppo e coesione le Regioni non saranno più autonome. Quali sono i vantaggi e i rischi delle nuove regole?
“L’esperienza ci suggerisce che le Regioni in passato non hanno operato proprio benissimo. Il centralismo della governance in merito all’uso dei fondi strutturali è dunque un fatto positivo: consente di superare le logiche delle politiche locali che troppo spesso ha bloccato i progetti o impedito la spesa dei fondi stessi. Questa nuova politica, che corrisponde a una forma di commissariamento, porta con sé anche dei rischi: se il commissario di turno si rivela peggiore delle realtà locali, il meccanismo salta, così come accaduto per la sanità in Calabria. Si spera quindi in una ‘centralizzazione virtuosa’ che non operi altri ‘furti’ ai danni del Sud”.
Il decreto estende anche la Zes, politica che lei sostiene da sempre. È andata esattamente come sperava?
“Le scelte del Governo derivano, con ogni probabilità, dalla volontà di evitare la gestione delle Zes da parte delle nomine del governo precedente. Visto che tagliarle fuori non era una strada percorribile, si è pensato di creare una Zes unica con un controllo da parte del governo centrale. Anche quest’intervento è da valutare positivamente per evitare logiche clientelari a cui troppo spesso assistiamo e per evitare – come già accaduto nella Sicilia occidentale – che i commissari nominati per mediazione politica, anziché andare a cercare investimenti fuori, gestiscano soltanto il contingente. Sono state queste le problematiche che, a tre anni dall’istituzione delle Zone economiche speciali, non hanno consentito di raggiungere risultati soddisfacenti. Il rischio della Zes unica, invece, è quello di una contraddizione interna e di una maggiore possibilità d’infiltrazione della criminalità organizzata: le Zes, infatti, hanno senso se riguardano aree delimitate a cui è possibile garantire davvero dei vantaggi economici; inoltre, sulle piccole aree è possibile effettuare un maggiore controllo sulla sicurezza. Prendiamo ad esempio al cuneo fiscale che Provenzano estese per tutto il Mezzogiorno e al credito d’imposta; si tratta di strumenti utilissimi, ma difficili da sostenere nel tempo. Bisognerà dunque fare i conti con la Finanziaria: riuscirà a sostenere il Ponte, il cuneo fiscale generalizzato e il credito d’imposta? Lo vedremo. Bisogna pure avere la capacità di fare delle scelte e questa capacità, al momento, non mi pare ci sia”.
Previste 2200 assunzioni nella pubblica amministrazione del Mezzogiorno, oltre a quelle previste per la realizzazione del ponte sullo Stretto. Si va verso la creazione di nuovi posti di lavoro, dopo il drastico taglio delle misure assistenzialistiche introdotte dal governo Conte, oppure è uno specchietto per le allodole?
“Il Reddito di cittadinanza aiutava 1 milione di persone solo in Campania e Sicilia, quindi 2.200 assunzioni sono davvero irrisorie. Nonostante ciò, credo sia un’opportuna indicazione quella di potenziare la Pa, perché per mettere a frutto i soldi del Pnrr ci vogliono risorse umane che sappiano fare il loro mestiere. Non dobbiamo fare l’errore, in cui è incorso il governo precedente, di mettere insieme sviluppo e assistenza, due temi diversi che vanno trattati separatamente. C’è una grande offerta di lavoro, ma non c’è domanda. Al Sud abbiamo solo 6 milioni di occupati – compresi i sommersi – su 59 milioni di abitanti. Occorre dunque creare urgentemente posti di lavoro, per coprire almeno altri 3 milioni di richieste: quello che manca è un vero progetto di sviluppo che ci consenta di farlo, nel tempo, in maniera strategica; ci vogliono molti investimenti nell’area per ottenere tutto ciò, ma non si sta facendo nulla, soprattutto in Sicilia. Il welfare, poi, va gestito in modo autonomo rispetto agli indirizzi di sviluppo, ma è altrettanto necessario. Senza dimenticarci dell’urgenza di creare posti di lavoro per donne e uomini, per tutti coloro che oggi vivono di stenti e che hanno, forse, solo l’alternativa dell’emigrazione forzata per la sopravvivenza. Tutti i cittadini devono avere il diritto di rimanere nella propria casa, di contribuire allo sviluppo del proprio territorio, circondati dai propri affetti. I meridionali devono prendere posizione nel merito e far capire a chi governa che, così, non può funzionare”.
I contenuti del decreto legge Sud
“A far data dal 1° gennaio 2024 è istituita la Zona Economica Speciale per il Mezzogiorno, di seguito denominata ‘Zes’ o ‘Zes Unica’, che ricomprende i territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna”. Lo prevede l’articolo 11 del dl Sud, varato ieri dal Consiglio dei ministri.
Presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, si legge nel testo composto da 22 articoli, è istituita la Cabina di regia Zes, “con compiti di indirizzo, coordinamento, vigilanza e monitoraggio, presieduta dal Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr e composta dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie, dal Ministro per la pubblica amministrazione, dal Ministro dell’economia e delle finanze, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, dal Ministro delle imprese e del made in Italy, dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dal Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, dal Ministro della cultura, dagli altri Ministri competenti in base all’ordine del giorno, nonché dai Presidenti delle regioni di cui all’articolo 11, comma 2. Alle riunioni della Cabina di regia possono essere invitati come osservatori i rappresentanti di enti pubblici locali e nazionali e dei portatori di interesse collettivi o diffusi”.
È composta di 22 articoli la bozza del decreto legge che contiene “Disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione e per il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese”. Tra i capitoli, oltre alle misure mirate sulla coesione (“utilizzazione delle risorse nazionali ed europee in materia coesione”; “strategia nazionale per le aree interne”; “rafforzamento della capacità amministrativa in materia di politiche di coesione”) sono presenti anche “interventi urgenti in favore dei comuni di Caivano, Lampedusa e Linosa” e “zona economica speciale Sud – Zes unica”.
“Al fine di fronteggiare la grave situazione socio-economica nell’isola di Lampedusa, determinatasi a seguito dell’eccezionale afflusso di cittadini provenienti dai Paesi del Mediterraneo, il Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri predispone, d’intesa con il Comune di Lampedusa e Linosa, un piano degli interventi finalizzati alla realizzazione e alle manutenzione straordinaria delle opere di urbanizzazione primaria, alla realizzazione di impianti di depurazione e gestione delle acque reflue, alla realizzazione di nuovi edifici pubblici nonché di interventi di riqualificazione ed efficientamento energetico di quelli esistenti”. Lo prevede l’articolo 10 del dl Sud.
“Il piano degli interventi”, si legge nel testo, “tiene conto degli interventi inseriti nel piano di cui all’articolo 1, comma 319, della legge 27 dicembre 2013, n. 147 e del fabbisogno finanziario occorrente per la loro realizzazione. Con delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess), adottata su proposta del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, viene approvato il piano degli interventi di cui al primo periodo e assegnate le relative risorse al Comune di Lampedusa e Linosa nel limite complessivo di euro 45 milioni di euro, a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione, periodo di programmazione 2021-2027, di cui all’articolo 1, comma 177, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 e in coerenza con le disponibilità finanziarie dello stesso”.
A partire dal primo gennaio 2024 gli enti territoriali e locali del Mezzogiorno potranno assumere 2.200 persone per rafforzare la loro capacità amministrativa. È quanto si legge all’articolo “Rafforzamento della capacità amministrativa degli enti territoriali e del dipartimento per le politiche di coesione della presidenza del Consiglio dei ministri”. Le assunzioni saranno destinate: alle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia; alle province; alle unioni dei comuni e comuni appartenenti alle predette regioni; a rafforzare le funzioni di coordinamento nazionale del dipartimento per le politiche di coesione della presidenza del Consiglio dei ministri.
Le amministrazioni, si legge nella bozza, “sono autorizzate ad assumere, con contratto di lavoro a tempo indeterminato personale non dirigenziale, da inquadrare nel livello iniziale dell’area dei funzionari prevista dal contratto collettivo nazionale di lavoro 2019-2021 (comparto funzioni locali), ovvero della categoria A del contratto collettivo nazionale di lavoro della presidenza del Consiglio dei ministri”.
Delle 2.200 unità settantuno sono riservate al dipartimento per le politiche di coesione della presidenza del Consiglio dei ministri. Il reclutamento delle unità di personale “è effettuato nei limiti delle capacità assunzionali preventivabili alla data del primo gennaio 2030, sulla base della dotazione organica delle amministrazioni richiedenti alla data di entrata in vigore del presente decreto”.