In un contesto internazionale sempre più teso, l'approvazione della Turchia apre nuove prospettive per la NATO.
Non si può certo dire che in questi ultimi mesi la geopolitica, tra conflitti internazionali e guerre che compromettono lo status quo globale, non abbia presentato una serie di sorprese. L’ultima potrebbe essere una vera e propria “svolta” per la NATO: dalla Turchia, dopo mesi e mesi di ostruzionismo, arriva il “sì” all’ingresso della Svezia nell’alleanza militare.
Il parlamento turco ha ratificato il protocollo d’ingresso nelle scorse ore con 287 voti favorevoli e solo 55 contrari. Un risultato sorprendente, che ha lasciato il mondo quasi con il fiato sospeso, considerando le tensioni tra i due Paesi (Svezia e Turchia) prima di questo importante risultato e considerando i possibili risvolti delle novità in casa NATO per le guerre in Israele e soprattutto in Ucraina.
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NATO, dalla Turchia un “sì” alla Svezia e il nodo Ungheria
Manca solo l’ultima formalità: la firma di Recep Tayyip Erdoğan. Poi il “sì” turco alla Svezia nella Nato – costato non poca attesa e tensioni, soprattutto per la posizione svedese sulla questione curda – sarà definitivo. A quel punto, mancherà soltanto l’approvazione dell’Ungheria – altro “zoccolo duro” ostile al nuovo ingresso nell’alleanza militare – affinché l’ingresso svedese nella Nato possa dirsi effettivo. Proprio poco prima dell’approvazione turca, il primo ministro ungherese Viktor Orbán aveva invitato l’omologo svedese Ulf Kristersson per parlare del processo di adesione della Svezia alla Nato. Segno di una probabile volontà di cessare le ostilità.
Ne è seguito colloquio telefonico tra il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg e Orbán: “Accolgo con favore il chiaro sostegno del primo ministro e del suo governo all’adesione della Svezia nella Nato. Aspetto con impazienza la ratifica non appena il Parlamento si riunirà nuovamente”, si legge in una dichiarazione del rappresentante della Nato successiva alla telefonata.
La posizione svedese in campo internazionale
La posizione della Svezia è chiara: il Paese aveva fatto domanda per entrare nella Nato nel 2022, abbandonando la sua classica neutralità. La “scossa” è stata probabilmente la guerra in Ucraina, che ha fatto sentire maggiormente il peso della potenza russa sul blocco nordico. Lo dimostra il contemporaneo interesse della Finlandia, così come l’ostruzionismo di due Paesi dal rapporto molto intenso con la Russia: Turchia e Ungheria.
Un plauso all’approvazione dell’ingresso della Svezia nella Nato da parte della Turchia è arrivato anche da Palazzo Chigi, che definisce l’ok di Ankara come “un passo nella giusta direzione: la sicurezza collettiva si rafforza”.
Ucraina e Israele, cosa cambia
Perché l’ingresso eventuale della Svezia nella Nato, che appare sempre più vicino, ci interessa? Facile, il conflitto in Ucraina non accenna a placarsi e l’abbandono della neutralità da parte del “blocco nordico” ridefinisce e non poco gli equilibri internazionali.
Dai Paesi dell’Alleanza atlantica e dalla Svezia, le azioni militari previste nelle due “aree di fuoco” principali nel mondo non sono poche. Da una parte, la Nato e la Nspa (Nato Support and Procurement Agency) hanno annunciato, tramite il segretario Stoltenberg, la conclusione di “contratti del valore di 1,2 miliardi di dollari per l’acquisto di centinaia di migliaia (220mila, ndr) di colpi di artiglieria da 155 millimetri”. Scorte che dovrebbero andare a sostenere l’Ucraina in quella che è diventata – secondo Stoltenberg – “una battaglia per le munizioni”. In più, in settimana è previsto l’inizio dell’esercitazione Steadfast Defender, “la più grande esercitazione Nato degli ultimi decenni”: circa 90mila i militari provenienti da tutti i Paesi alleati e dalla potenziale new entry, la Svezia.
Sempre negli scorsi giorni, poi la Svezia ha accolto con favore le sanzioni dell’Ue contro Hamas e – ma al momento rimane un’indiscrezione – parlato della potenziale adesione del Paese a unirsi alla missione “occidentale” per proteggere la navigazione nelle acque del Mar Rosso e del Golfo di Aden, dove la tensione tra Usa e UK e Houthi yemeniti (questi ultimi contro Israele e sostenuti dall’Iran) cresce di ora in ora e mette a repentaglio l’economia e la stabilità globale, oltre che migliaia di vite umane.
Ucraina e Nato, rimane il nodo da risolvere
La Svezia è sempre più vicina al posto nella Nato dopo il sì della Turchia, ma c’è un altro Paese che aspetta con ansia di essere accolto “a braccia aperte” nel cosiddetto blocco occidentale. Si tratta dell’Ucraina, il Paese devastato dalla guerra. Molti Paesi vedono l’ingresso ucraino nella Nato come una potenziale minaccia, un gesto che potrebbe portare all’ennesima escalation con la Russia. Un “affare” che a molti non conviene, sembra. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, si è espresso su questo potenziale rifiuto definendo la posizione dei Paesi contrari come “offensiva” e “infida”.
“L’Ucraina non è nella Nato perché alcuni paesi sono scettici. Di cosa ha paura questo gruppo di Paesi? Temono un’escalation da parte della Russia: è la loro posizione ufficiale. Non potrei dire di quali Paesi si tratti. Ma suona molto offensivo. Se dicono che ci sarà un’escalation da parte della Russia, significa che la guerra in corso non è la loro. Credo che questo sia umiliante e infido nei confronti dell’Ucraina. Ciò suggerisce che per loro l’attuale situazione in Ucraina, dove circa un terzo dei territori è occupato, dove sono morte così tante persone, non è un’escalation”: queste le parole del leader ucraino, che si dice impegnato a contrastare lo scetticismo dell’area Nato e Ue sull’argomento.