Disputa Meloni-La Repubblica
È notizia diffusa in tutti i quotidiani la disputa che è nata fra il gruppo Stellantis, di cui il vecchio proprietario della Fiat, John Elkann, è diventato il numero due, e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Apparentemente si tratta di divergenza di opinioni, per cui, da un lato, il glorioso giornale fondato da Scalfari critica aspramente questo Governo ed i suoi componenti e, dall’altra parte, il Presidente del Consiglio dei Ministri ribatte colpo su colpo ricordando il “tradimento” che la Fiat fece a suo tempo quando la sua sede fuggì dall’Italia per domiciliarsi in Olanda.
Da un canto, Stellantis accusa il Governo di sostenere poco le grandi imprese, dall’altro quest’ultimo ribadisce che a fronte di un milione di auto che doveva produrre il Gruppo in Italia l’anno scorso, ha chiuso il saldo a sole 750 mila unità.
In aggiunta, Meloni ha ricordato tutti i contributi dello Stato che ha avuto la Fiat almeno negli ultimi trent’anni ed il sostegno attuale, per esempio quando mette in cassa integrazione ordinaria e straordinaria, periodicamente, i/le suoi/sue dipendenti.
Ricordiamo che quando la proprietà della Fiat, guidata da John Elkann, decise di fondersi con il gruppo Peugeot-Citroën, dovette accettare di entrare in minoranza, ma l’operazione fruttò quattordici miliardi agli azionisti.
Dunque, non si può più parlare di un gruppo italiano, ma europeo a controllo francese, anche se l’attuale numero uno, cioè il CEO, è il portoghese Carlos Tavares.
Le fusioni societarie perseguono ovviamente obiettivi economici e cioè una maggiore redditività, ma l’effetto è che quelle decisioni utilitaristiche poi hanno una conseguenza nella produzione, nell’occupazione e nel Pil del Paese ove viene svolta l’attività, quella vera, non quella finanziaria.
L’attività vera del Gruppo è quella di razionalizzare la produzione di tutti i marchi, cosicché prendiamo atto che la Panda quarta serie viene costruita su telaio e meccanica del modello Citroën C3, che il glorioso marchio Topolino non è altro che l’Ami Citroën e che la gloriosa Seicento non è altro che la Citroën C2.
Non si può contestare la razionalizzazione della produzione al fine, come scrivevamo prima, di aumentare la redditività d’impresa. Ma non si può travisare quest’obiettivo con quello dell’italianità della produzione.
Dunque, si tratta di mettersi d’accordo sulle reciproche convenienze fra lo Stato italiano ed il gruppo Stellantis, in modo da evitare confusione.
Perciò bisogna fare chiarezza. Se La Repubblica ha ricevuto ordini di marciare compatto contro il Governo, il suo direttore, Maurizio Molinari, non può che eseguire l’indirizzo del suo editore. Nonostante ciò, deve ricordarsi di scrivere tutta la verità, nient’altro che la verità e quindi citare le fonti della propria informazione, fonti ufficiali e bilanciate, nazionali ed internazionali e, evitando di far diventare opinione i fatti, ricordando che fatti ed opinioni devono essere sempre distinti e comprensibili per il/la lettore/trice.
La libertà di informazione non può prescindere dal dovere che essa sia obiettiva, completa e vera.
Approfittiamo per ricordare che un’informazione obiettiva, completa e vera viene fatta quasi esclusivamente sui giornali e nelle trasmissioni di approfondimento di radio e televisioni.
Non può rientrare in tale categoria quella che si fa sui siti perché necessariamente tutto deve essere sintetico ed abbreviato, in quanto quel tipo di visitatore/trice non ha la pazienza di leggere le notizie per più di due o tre minuti, mentre sui giornali vi sono approfondimenti e commenti che cercano di chiarire lo scenario cui si riferiscono.
Bisogna dire con grande chiarezza anche che l’informazione, tutelata dall’articolo 21 della Costituzione, non è solo quella che fanno i/le giornalisti/e, poiché la fanno anche i/le presentatori/trici ed i/le conduttori/trici radio-televisivi/e, la fanno commentatori/trici di ogni genere, i/le professori/esse universitari/e, professionisti/e e tanti altri soggetti della società civile chiamati ad informare i/le cittadini/e.
Quindi, i/le giornalisti/e non hanno l’esclusiva dell’informazione, ma hanno il dovere di farla, ripetiamo, completa, obiettiva e vera.
Ho sempre avuto FIAT , perche’ italiana, non ho mai sopportato le aziende francesi perche’ acquisivano non per migliorare le performance ma solo per eliminare un concorrente come ora stanno facendo con FIAT. Vorra’ dire che passero’ alle tedesche