Il ministro dell’Interno ha preso parte ieri in Prefettura a un vertice con istituzioni e Forze dell’Ordine del territorio. Riflettori sulla lotta alla criminalità organizzata e sui recenti fenomeni legati alla malamovida
PALERMO – Il ministro degli Interni Matteo Piantedosi, dopo aver testimoniato a Palermo per il processo a carico di Matteo Salvini sul caso Open Arms, ha partecipato al Comitato per l’Ordine e la sicurezza pubblica svoltosi in Prefettura.
Circa un’ora e mezza di vertice a porte chiuse, all’esito del quale, in sala stampa, è stata annunciata l’assegnazione alla Procura di Palermo di un bene confiscato. Si tratta di un immobile di circa ottocento metri quadri sito in città, zona Partanna-Mondello, sequestrato e poi confiscato a Domenico Caravello.
“Non ci sfugge l’aspetto simbolico di questa vicenda”, ha sottolineato il prefetto Bruno Corda, direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, in merito all’affidamento dalla Procura alla Polizia giudiziaria di un bene sottratto a un importante sodale dell’organizzazione mafiosa palermitana.
La consegna delle chiavi al giudice Frasca del bene confiscato
La presentazione del trasferimento dell’immobile, risultato di una collaborazione proficua tra le parti interessate e l’Agenzia per i beni confiscati, e grazie alle norme in materia di confisca alla mafia, si è conclusa con la consegna delle chiavi della proprietà al giudice Matteo Frasca da parte del ministro degli Interni Piantedosi. Al tavolo erano presenti anche il padrone di casa, il prefetto di Palermo Massimo Mariani, il procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia e il pubblico ministero Lia Sava.
La prima fila invece ha visto, oltre ai vertici provinciali delle Forze dell’ordine, anche il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani e il sindaco di Palermo Roberto Lagalla. Al termine dell’incontro, il ministro Piantedosi si è trattenuto in sala Whitaker insieme al prefetto Mariani per rispondere a qualche domanda.
“So che c’è del risentimento per alcuni fenomeni di strada, la malamovida”, ha detto il ministro rispondendo in merito alla questione della crescente criminalità che negli ultimi mesi ha spesso occupato le prime pagine dei giornali. “Ci sono stati vari interventi sanzionatori – ha aggiunto Piantedosi – ma evidentemente dovremo alzare il livello del contrasto e vedere se anche dal quel punto di vista riusciremo ad ottenere risultati”.
Un “anche” che riguarda altri fenomeni di criminalità discussi a porte chiuse con il prefetto e le Forze dell’ordine. Si tratta della diffusione di sostanze stupefacenti, che Piantedosi non ha inteso slegare dagli affari della criminalità organizzata e che, probabilmente, è stato il fulcro del vertice in Prefettura oltre che dell’impennata di microcriminalità urbana e appunto della cosiddetta “malamovida”. Poche però le certezze, o gli impegni assunti oltre qualche accenno del ministro a possibilità di implementare trasferimenti per specifici progetti come la videosorveglianza e un’intensificazione delle attività di contrasto a mezzo concertazione tra autorità inquirenti e investigative.
Dopo il vertice in Prefettura il ministro si è recato a Partinico, nel Mattatoio intercomunale sito in contrada Sant’Anna, i cui lavori di ristrutturazione sono stati realizzati da aziende confiscate alla criminalità organizzata.