La 41esima marcia antimafia Bagheria - Casteldaccia del 2024

Marcia antimafia Bagheria – Casteldaccia, un evento per dire “no” a Cosa nostra

Marcia antimafia Bagheria – Casteldaccia, un evento per dire “no” a Cosa nostra

Redazione  |
lunedì 26 Febbraio 2024

Nel 1983 come nel 2024: associazioni e studenti uniti per rifiutare la mafia e ciò che rappresenta.

Il 26 febbraio 2024 si è svolta in provincia di Palermo la 41esima marcia antimafia da Bagheria a Casteldaccia, un momento per dire “no” a Cosa nostra e a tutto ciò che rappresenta.

Presenti numerosi studenti e associazioni, come il Centro Studi Pio La Torre, che ha partecipato anche al successivo dibattito sul fenomeno della criminalità organizzata.

La 41esima marcia antimafia Bagheria – Casteldaccia

Il 26 febbraio del 1983 migliaia di persone legate ad associazioni civiche, sigle sindacali, studenti e i parroci di alcune parrocchie locali sfilarono da Bagheria a Casteldaccia, dove la mafia stava portando avanti una faida insanguinata da decine di omicidi e lupare bianche. La tradizione di sfilare contro Cosa nostra è continuata fino al 2024.

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L’edizione 2024 della marcia

Quest’anno – a causa della momentanea inagibilità della strada provinciale – la “Marcia Antimafia Bagheria Casteldaccia” è stata un po’ ridotta, ma non per questo meno sentita.

Vito Lo Monaco, presidente del Centro Studi Pio La Torre, commenta: “L’obiettivo è ricordare quello che è stato fatto 41 anni fa, la prima rivolta popolare antimafia. Senza nessun colore di partito, la cosa importante è stata la trasversalità della manifestazione contro le stragi di mafia. La rivolta popolare può sconfiggere le nuove mafie“.

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“Serve svolta nella gestione dei beni confiscati”

Il dibattito sulla mafia è sempre vivo. Nel giorno della “Marcia Antimafia Bagheria Casteldaccia” 2024, che coincide anche con l’anniversario della scomparsa del prefetto Fulvio Sodano, Antonello Cracolici, presidente della commissione regionale Antimafia, commenta: “Se non cambiamo passo nella gestione dei beni confiscati rischiamo di trasformare una grande conquista – come quella del riutilizzo sociale – in un fallimento. Secondo i dati dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati, il 98% delle aziende sottratte alla mafia viene messo in liquidazione”.

“Lo Stato non può permettersi di perdere questa partita, servono competenze specifiche, occorre una gestione oculata e non improvvisata, altrimenti beni e aziende rischiano di soccombere alla burocrazia. Deve essere una battaglia di tutti per riscattare il lavoro e l’economia legale del nostro territorio”.

Foto e video di Askanews

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