L'uomo ha fornito un attivo contributo al mantenimento e al consolidamento dell'organizzazione criminale, procacciando autovetture "pulite" destinate a latitanti e facendo da prestanome.
Il Tribunale di Palermo ha emesso un decreto di confisca del patrimonio di CASTELLO Rosario, cl. ’52, divenuto definitivo con sentenza della Corte di Cassazione, per un valore complessivo di oltre 26 milioni di euro, eseguito dai finanzieri del Comando Provinciale di Palermo.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI
Rosario Castello: imprenditore di Cosa Nostra
Il destinatario del provvedimento, Rosario Castello, è un noto imprenditore attivo nel settore del commercio di autovetture di lusso. Già condannato con sentenza passata in giudicato per concorso esterno in associazione di stampo mafioso, perché ritenuto soggetto “a disposizione” di Cosa nostra.
In particolare, in qualità di imprenditore nel settore del commercio autovetture, ha fornito un fattivo contributo al mantenimento ed al consolidamento dell’organizzazione criminale:
- procacciando sistematicamente autovetture “pulite” destinate all’utilizzo da parte di alcuni latitanti, tra i quali gli esponenti del mandamento mafioso di Brancaccio Lorenzo TINNIRELLO e Cristofaro CANNELLA;
- mettendo a disposizione luoghi sicuri dove poter organizzare “riunioni riservate” tra uomini d’onore;
- svolgendo la funzione di prestanome per le famiglie mafiose di Corso dei Mille e di Brancaccio, per conto delle quali ha investito denaro proveniente dall’uomo d’onore Antonino SPADARO.
Le indagini sul patrimonio di Rosario Castello
Il procedimento di prevenzione, che ha preso avvio dalla valorizzazione degli elementi di indagine che hanno portato all’emanazione delle sentenze di condanna, ha fatto emergere una netta sproporzione tra i redditi dichiarati ed il patrimonio nella disponibilità dell’imprenditore e del proprio nucleo familiare.
A quest’ultimo, in particolare, erano riconducibili attività commerciali esercitate in stretta commistione di interessi con Cosa nostra, nonché beni immobili acquistati con i ricavi derivanti dalle predette imprese. Nel 2014 il Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, facendo proprie le ricostruzioni effettuate dai finanzieri, disponeva il sequestro del patrimonio riconducibile al proposto.
All’esito dell’iter processuale, è ora intervenuta la definitività della confisca dei seguenti beni:
- compendio aziendale di n. 3 società e relativo capitale sociale;
- n. 4 fabbricati commerciali;
- n. 2 ville di pregio;
- n. 15 rapporti bancari e finanziari;
Il tutto per un valore complessivo stimato in oltre 26 milioni di euro.