PALERMO (ITALPRESS) – “Salute, cultura, società, diritti: donne a confronto”, questo il titolo del convegno che si è svolto questa mattina nell’aula Maurizio Ascoli del Policlinico di Palermo. L’evento, organizzato, nella “Giornata internazionale della donna”, ha posto una riflessione sulla questione femminile e l’uguaglianza di genere i cui progressi secondo l’OCSE “rimangono fragili, troppo lenti ed eterogenei”. Tra gli aspetti trattati il ruolo professionale della donna in sanità, e più in generale nel contesto complessivo delle attività lavorative, le patologie di genere. “Ho voluto fortemente questa giornata – ha spiegato Maria Grazia Furnari, commissario straordinario Policlinico Palermo -, che non è una festa, una festa della donna, perchè la donna ogni giorno c’è e si deve affermare. E’ un momento nel quale vogliamo riflettere su quello è il benessere delle donne e il loro ruolo all’interno della società. Abbiamo raccolto anche dei dati all’interno del Policlinico sul benessere e la parità di genere, che serviranno a me come guida per capire dove insistere con azioni correttive di eventuali criticità che sono emerse. Abbiamo dedicato anche spazio alla salute delle donne e alle patologie che sono più frequenti in ambito femminile e concluso con una tavola rotonda di sole donne che hanno dato una testimonianza del loro ruolo e del loro impegno”.
L’analisi dei dati sulla parità di genere, la qualità del rapporto tra uomini e donne sul piano professionale e umano, eventuali episodi di violenze psicologiche, molestie, o discriminazioni, è stata effettuata da Antonella Plaia, docente di statistica Unipa: “L’indagine svolta è stata molto interessante su come si sentono le donne in questa azienda, sia nell’amministrazione che nell’area sanitaria. Si è visto che la situazione delle donne è abbastanza buona, ci sono delle cose su cui intervenire. Questa una prima indagine: si può, partire dai risultati emersi, andare avanti per investigare ulteriormente e individuare tutte le azioni che si possono mettere in atto”. I risultati dello studio, poi, sono stati analizzati dal punto di vista sociologico: “Esistono più racconti dell’azienda, uno femminile e uno maschile. Il modo di rapportarsi tra le persone che lavorano l’immaginario a cui si fa riferimento quando si fa parte di un’organizzazione, sono diversi. Queste differenza sono legate ad alcuni valori, norme e regole che non vengono espresse chiaramente ma che emergono indirettamente nel non detto da parte delle donne”, afferma Fabio Massimo Lo Verde, docente di Sociologia Unipa.
Tra gli studi anche quelli epidemiologici che indicano l’esistenza di differenze rilevanti delle malattie comuni a uomini e donne, nonchè nella risposta e negli eventi avversi associati ai trattamenti terapeutici. Tutto questo indica quanto sia importante tenere conto delle differenze “sesso e/o genere dipendenti”: “Abbiamo un 70% di donne iscritte in medicina e chirurgia, un 30% del quale si specializza in chirurgia – ha affermato Laura Giambanco, direttrice ostetricia e ginecologia ospedale S. Antonio Abate Trapani -. L’associazione italiana di donne chirurgo lamenta che sono costrette poi a effettuare più attività ambulatoriali o di reparto piuttosto che la sala operatoria, che sono tutte ritagliate sul modello di chirurgo uomo e quindi alte, dal tavolo operatorio a monitor. Le donne operano altrettanto bene degli uomini, che però poi hanno dei danni che si ripercuotono sulla salute fisica delle donne, proprio per la non adattabilità della sala operatoria al corpo femminile. Per fortuna stanno iniziando a costruire degli strumenti chirurgici monouso che stiano bene sul corpo della donna evitando malattie professionali”. Presente anche la prorettrice all’inclusione, pari opportunità e politiche di genere Unipa, Beatrice Pasciuta: “Stiamo portando avanti tante iniziative. Adesso lanceremo il centro di ateneo per gli studi delle politiche di genere, che si chiama Artemisia. E’ già stato istituito e a breve faremo una call in ateneo per le adesioni. L’11 marzo faremo la nostra Lezione Zero – 8 marzo, giunta alla terza edizione, dove parleremo di relazioni tossiche e segnali di allarme. Cerchiamo di rifondere una cultura e una consapevolezza dei pericolo delle relazioni e delle cose positive che ci devono stare dentro. Mi aspetto che gli studenti facciano la loro parte, come dobbiamo assolutamente farla noi. L’università è il luogo dove si trasmette cultura e ci si forma professionalmente, ma serve anche a trasmettere valori, idee e modelli di società”.
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