Non solo, è anche una questione di differenze di genere che vanno esaminate. Il QdS ha intervistato la dottoressa Mattia Aquilino dell’Associazione italiana donne medico, per discutere di prevenzione
AGRIGENTO – Stili di vita e patologie cardiovascolari: un tema quanto mai attuale e urgente da affrontare, nel doppio versante prevenzione-trattamento, che cattura l’attenzione della moderna medicina per lo stretto legame esistente tra stile di vita ed insorgenza di patologie invalidanti, compromettenti la qualità di vita del soggetto e dei caregivers, fino all’esito fatale.
Come ben indica in merito la Fondazione Umberto Veronesi, infatti, una delle principali cause dell’elevata diffusione delle patologie cardio e cerebrovascolari, nei Paesi occidentali, è probabilmente legata agli stili di vita, come un’alimentazione poco equilibrata e troppo ricca di grassi, ovvero lo stress che si accumula e che non sempre si riesce a recuperare adeguatamente nei momenti di riposo.
In merito alla questione, con uno sguardo alle differenze di genere, abbiamo sentito il parere autorevole della dottoressa Mattia Aquilino, presidente dell’Associazione Italiana donne medico, sezione di Agrigento.
Dottoressa Aquilino, può indicare i disturbi cardiovascolari conseguenti a uno scorretto stile di vita?
“Le malattie cardiovascolari, tra le quali, solo a titolo esemplificativo, le malattie ischemiche del cuore (infarto acuto del miocardio e angina pectoris), costituiscono oggi uno dei più importanti problemi di salute pubblica e tra i maggiori determinanti delle malattie legate all’invecchiamento, producendo disabilità fisica e disturbi della capacità cognitiva, con tutti gli aspetti legati ai costi economici e sociali che la società deve affrontare in tali casi. Mi preme precisare che, nella fascia di età 35-64 anni, in relazione agli eventi fatali, il 30-40% dei soggetti muore rapidamente subito dopo l’inizio dei sintomi e prima di arrivare in ospedale”.
Esistono differenze di genere relative ai disturbi cardiovascolari?
“La risposta è affermativa. In riferimento alla prevenzione secondaria e terziaria, infatti, esse devono essere condotte tenendo in considerazione specifiche differenze di genere esistenti nei due sessi, da parte del paziente e dell’équipe multidisciplinare. In riferimento a tali differenze, sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità datato 2021, ben viene espresso come negli uomini le malattie cardiovascolari si manifestino intorno ai quarant’anni mentre nelle donne la loro incidenza aumenti dopo la menopausa. Tali azioni di cura tuttavia, per raggiungere gli obiettivi che si propongono, non possono non prevedere il coinvolgimento attivo di settori della società esterni al sistema sanitario, in una visione collettiva e comunitaria, che investe anche la famiglia del soggetto, coinvolta, talora stremata, dal peso giornaliero della gestione della problematica. Inoltre i miglioramenti terapeutici devono essere intesi nei sensi non solo della riduzione della mortalità, ma anche della disabilità residua legata alle malattie cardiovascolari in entrambi i sessi”.
Quali i corretti stili di vita da adottare per prevenire tali disturbi? Quale ruolo rivestono l’alimentazione e lo sport?
“Nonostante la gravità delle conseguenze sulla salute oggi è possibile prevenire tali patologie attraverso l’adozione di stili di vita sani, in particolare una sana alimentazione, con una dieta povera di grassi e ricca di frutta e cereali integrali, attività fisica regolare e abolizione del fumo di sigaretta. La prevenzione resta oggi l’arma più importante contro la cardiopatia ischemica”.