La politica si trova davanti sfide enormi, le elezioni europee sono quasi un mondiale di calcio. Giorgia Meloni, però, è "sola": il commento.
“Giorgia è brava. Peccato che è sola”. Questa forse è la sintesi di molti italiani, che non necessariamente votano destra-centro, magari alcuni sinceri antifascisti, diversi anche di sinistra. È ammirevole la tenacia, la determinazione, la capacità di studiarsi tutti i dossier che le mettono sotto. Che le mettono sotto, appunto, chi?
Quando nella vulgata generale si dice che la premier è sola non ci si riferisce certo alla sua attuale condizione di Premier donna single, ma alla solitudine del manager, parafrasando Vasquez Montalban. È talmente sola che sta autotrasfomandosi, in brand. “Votate Giorgia” come se fosse un Alexa capace di gestire e risolvere tutti i problemi. È chiaro, lapalissiano, che pur bravissima Giorgia non è un AI, pertanto non può sapere tutto e fare tutto. I problemi complessi si risolvono con una struttura complessa: non c’era solo Oppenheimer nel progetto Manhattan, ma anche Fermi, Blocchi, Vlek, Teller, dei giganti della fisica teorica e applicata.
La competizione, perché le sfide di questo Paese che si guarda l’ombelico sono competitive, è globale, giochiamo, soprattutto sul piano economico, ma anche culturale e sociale, un Mundial, come quello del 1982, dove vincemmo. In Spagna avevamo Pablito, che divento di quel mondiale capocannoniere, ma non era solo. Anzi si accese solo con Brasile, Polonia e Germania, prima di quelle partite la squadra, perché era squadra, era stata portata avanti da tanti, da Antognoni a Cabrini, da Tardelli a Gentile, che fermò Maradona e Zico, e soprattutto da Zoff che difese la porta e rassicurò tutti che ce la potevamo fare. Poi ci fure Pablito, un nome secco, come Giorgia, che diventò il volto di quel mondiale, un mondiale vinto. Noi che mondiale dobbiamo vincere?
Abbiamo un mondiale della competitività, in un vecchio continente che perde colpi appresso alla Germania, un mondiale tremendo del debito che ci tarpa la spesa pubblica, quello della salute con una popolazione geriatrica, e soprattutto quello del capitale umano con grande dispersione scolastica e pochissimi laureati in in mondo che va verso l’automazione che sostituisce il labour intensive. In giro ci sono giganti aggressivi al cui confronto il Brasile di Socrates e Falcao è una squadra amabile ma amatoriale, gente feroce e tosta, senza problemi di demografia o di materie prime, autocrazie potenti e multinazionali invadenti. Per questo Mundial solo Giorgia non basta, è bene che finisca la sua provincialità, che la fa auto-indulgere nel tono popolano, che è diverso dal popolare, e si doti di una squadra all’altezza delle sfide.