Nell’Isola è allo 0,7%, secondo i dati calcolati dall’Unione nazionale consumatori: un nucleo paga in media 145 euro in più l’anno. Nella top ten dei rialzi i costi delle vacanze ma anche quelli per i figli, le utenze di casa e i generi alimentari pesano
PALERMO – L’inflazione continua a scendere, ma ancora troppo lentamente. Ed è così che gli effetti degli aumenti a due cifre di uno e due anni fa non vengono mai riassorbiti, e i siciliani continuano a pagare rincari che pesano non poco sul bilancio familiare.
A giugno inflazione annua in Sicliia allo 0,7%
A giugno, l’inflazione annua dell’Isola si ferma a 0,7%, appena sotto la media nazionale, che arriva allo 0,8%. Rispetto al mese precedente, in Sicilia si recupera appena lo 0,1%. Secondo tali dati, l’Unione nazionale consumatori ha calcolato un rincaro annuo per la famiglia media di 145 euro per nucleo siciliano, mentre la media nazionale arriva a 188 euro.
In cima alla classifica italiana, il Veneto, dove si registra un rincaro dell’1,3%, che si traduce in 324 euro a famiglia. All’opposto, il Molise e la Valle d’Aosta, dove addirittura si segnano valori negativi, rispettivamente del -0,3% e dello -0,1%. Per singole città, in testa alla top ten delle più care d’Italia si trova Siena, che, con l’inflazione più alta, +2,6%, registra anche la maggior spesa aggiuntiva su base annua, equivalente a 663 euro.
Medaglia d’argento per Pisa, dove il quarto più alto rialzo dei prezzi, +1,6%, determina un incremento di spesa annuo pari a 408 euro a famiglia. Medaglia di bronzo per Benevento, che con la seconda maggiore inflazione del Paese, +1,9%, ha una spesa supplementare pari a 406 euro annui per una famiglia media.
Tre città sono in deflazione
Nella graduatoria delle città più virtuose d’Italia, invece, vincono tre città che sono in deflazione. Al primo posto Biella, dove la deflazione pari a -0,4% si traduce nel maggiore risparmio, pari per una famiglia media a 93 euro su base annua. Medaglia d’argento per Campobasso, che con la medesima percentuale vede una riduzione di spesa di 83 euro, seguita da Caserta, con una decrescita dello 0,2% e -43 euro di spesa effettiva.
“Pessima notizia! – ha affermato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori -. L’inflazione stabile vuol dire che i prezzi continuano a salire allo stesso ritmo, senza rallentare la loro corsa. E questo nonostante il raffreddamento del carrello della spesa”. Come ogni estate, le vacanze si rivelano una vera stangata: il record di aumento per le divisioni di spesa spetta, infatti, ai servizi ricettivi e di ristorazione, che decollano del 4,2% su base annua. Una coppia con due figli spenderà 103 euro in più su base annua, per fronteggiare i rincari di alberghi e ristoranti, mentre una coppia con un figlio pagherà 93 euro in più rispetto alla scorsa estate.
“In testa alla top ten dei rialzi mensili sono quattro le voci legate alle vacanze – ha proseguito Dona -. Al primo posto i voli nazionali che decollano del 25,2%. Al secondo posto i voli intercontinentali, che costano il 13,3% in più rispetto a maggio. Medaglia di bronzo per villaggi vacanze e campeggi con +13%. Appena fuori dal podio i voli europei con +4,5%. Non va molto meglio per alberghi e motel che, anche se fuori dalla top ten, salgono del 2,6%”.
Ma il problema non sono soltanto le vacanze: per una coppia con due figli, l’inflazione tendenziale pari allo 0,8% significa, nonostante il risparmio sulla voce abitazione ed elettricità pari a 286 euro, un aumento del costo della vita complessivamente pari a 119 euro su base annua. Ben 113 euro servono solo per far fronte ai rincari dell’1,4% dei prodotti alimentari e bevande analcoliche. Per una coppia con un figlio, la spesa aggiuntiva annua è pari a 89 euro, ma sono necessari ben 102 euro in più per mangiare e bere.