Acquisire metodo e ordine
L’articolo 97 della Costituzione prevede che: “Agli impieghi nelle Pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge”.
L’articolo 54 della stessa Costituzione prevede che: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”.
Mettendo assieme queste due disposizioni costituzionali si evince un quadro in cui dirigenti e dipendenti pubblici dovrebbero essere altamente qualificati e lavorare in maniera eccellente, con la conseguenza che i/le cittadini/e vedrebbero soddisfatte le proprie esigenze mediante l’utilizzo di servizi pubblici efficienti.
Questo è un quadro del tutto teorico e completamente fuori dalla realtà, la quale invece ci fa vedere una produzione di servizi pubblici quantitativamente ridotti e qualitativamente scadenti.
Quanto precede accade anche perché i dipendenti pubblici, in buona parte, non vengono assunti mediante concorso e molti dirigenti vengono nominati anch’essi senza concorso.
Intendiamoci, il concorso non è un toccasana perché esso comunque verifica le qualità professionali teoriche che prescindono dalla realtà, che è quella secondo la quale i dirigenti devono far funzionare una struttura mediante un’organizzazione eccellente, che miri a ottenere risultati congrui e concreti.
Però nel sistema organizzativo pubblico non è prevista la misurazione dei costi, struttura per struttura, insieme a quella dei risultati, considerando sempre che gli uni prescindono dagli altri. Cosicché si verifica una discrepanza sostanziale fra il numero e la qualità dei servizi erogati e il loro costo di produzione.
Insomma, i servizi pubblici non rientrano mai in un contesto di economicità perché questo metodo non è mai stato inserito nella Pubblica amministrazione, con la conseguenza che le spese vanno per conto proprio, i servizi vanno per un altro versante e sono i/le cittadini/e destinatari/e di disservizi e manchevolezze di ogni genere e tipo.
Perché tutto ciò accade? Abbiamo già elencato alcune ragioni prima, ma ve n’è una di tipo professionale che forse assorbe le altre e cioè che i dirigenti sono nominati anche senza il possesso di Master.
Com’è noto, il Master professionale è della durata di almeno un anno. Viene svolto in Università di prim’ordine a livello mondiale e non riguarda tanto le materie studiate, bensì l’apprendimento del metodo, dell’organizzazione. Insomma, in essi predomina la cultura del risultato.
Ora, la cultura del risultato è il rovescio della medaglia della cultura del favore. Tutto il Sud d’Italia è rovinato perché imperversa la cultura del favore, piuttosto che la cultura del risultato.
Ripetiamo volutamente queste parole perché sono fondamentali in qualunque attività pubblica e privata. Solo che nel settore privato è una regola tassativa la cultura del risultato; in quello pubblico è una regola tassativa la cultura del favore. Per cui risulta evidente che nel primo le cose funzionano, nel secondo, invece, no!
Nel settore privato vi è un’estesa utilizzazione della digitalizzazione e non vi è branca interna che non funzioni ormai su piattaforme e con software di ultima generazione.
Lo stesso accade nella Pubblica amministrazione? Neanche per sogno. Fino a oggi, secondo l’Agenzia nazionale per l’Italia digitale (Agid), la digitalizzazione non ha avuto lo sviluppo che ci si auspicava, anche perché dirigenti e dipendenti pubblici fanno resistenza. Perché? La risposta è nei fatti. Tutto ciò che è digitalizzato può essere controllato in qualunque momento; quando invece i percorsi sono cartacei, possono restare sui tavoli degli impiegati molto più del tempo necessario, tanto nessuno ne risponde.
Ecco un altro elemento che manca nella Pa: la responsabilità. La responsabilità del fare e del fare bene. Per cui non vi è un efficace sistema sanzionatorio e premiale. Anzi, in verità, i premi vengono dati, le sanzioni mai.
Scusate se ritorniamo periodicamente sul tema, ma ci rendiamo conto che i servizi pubblici che vi sono nel nostro Paese sono una questione primaria mai affrontata adeguatamente da tutti i Governi della Seconda Repubblica. Mal comune mezzo gaudio.