Michele Bravi: “In Sicilia i miei concerti più belli, qui la gente ha livelli di gentilezza irraggiungibili” - QdS

Michele Bravi: “In Sicilia i miei concerti più belli, qui la gente ha livelli di gentilezza irraggiungibili”

Michele Bravi: “In Sicilia i miei concerti più belli, qui la gente ha livelli di gentilezza irraggiungibili”

Gino Morabito  |
giovedì 03 Ottobre 2024

L’artista, che si esibirà il 9 ottobre al “Metropolitan” di Catania, si racconta al QdS: “Scrivo sempre di ciò che ho vissuto”

CATANIA – Abitato dalla musica, scavato nel profondo, con l’anima nella voce e negli occhi. Il salto vero lo fa quando vince l’edizione 2013 di X Factor. Con quella scrittura “un po’ da poeta e un po’ da pornostar” – come ama definirla – Michele Bravi si mette a nudo condividendo pezzi di sé ed esperienze dirette. In un percorso introspettivo, nel quale esercitare la sua arte in modo autentico, continua ad orbitare libero, distante anni luce da dove stanno gli altri.

Michele Bravi a Catania il 9 ottobre al Teatro Metropolitan

Torna ad esibirsi dal vivo con “Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi tour”, presentando le canzoni dell’album omonimo, ispirato al testo “Musicofilia – Racconti sulla musica e il cervello” di Oliver Sacks. Prodotto e distribuito da Vivo Concerti, lo spettacolo farà tappa a Catania il 9 ottobre al “Teatro Metropolitan”. La data è organizzata da Puntoeacapo, con la direzione artistica di Nuccio La Ferlita.

Michele Bravi: “I concerti più belli li ho fatti in Sicilia”

“Per quanto non ci abbia suonato tantissimo, i concerti più belli li ho fatti in Sicilia. A questo si aggiunge che sono un’ottima forchetta e, oltre alle bellezze paesaggistiche e architettoniche, il clima, il mare, è la regione più straordinaria dal punto di vista del buon cibo: mangerei granite dalla mattina alla sera. E poi la sua gente ha un livello di gentilezza che raggiunge delle vette inarrivabili”.

Un invito per gli spettatori a chiudere gli occhi e celebrare ciò che si vede. E ‘non si vede bene che col cuore’, come diceva la volpe al piccolo principe nel racconto di Saint-Exupéry.
“È un esercizio per mettere a fuoco come la gente interpreta tutto il reale che ha intorno. In modo differente, da persona a persona. Più poeticamente, si tratta di un invito all’empatia, per comprendere quale sia la visione del mondo diversa dalla propria. Cercarne le contraddizioni, le verità in comune e conviverci”.

Com’è rivedersi nella vita degli altri?
“È una grande fortuna, almeno nel mio caso. Scrivo sempre di ciò che ho vissuto, di ciò che ho sentito, di ciò che ho addosso nella mia vita. Quando canto, ho proprio in testa la mia situazione particolare e il fatto di vedere, poi, come la gente ci attacchi sopra i propri luoghi, i propri vissuti, le proprie persone… beh, resta qualcosa che ha dell’inspiegabile. Non so come avvenga, ma è una sensazione meravigliosa”.

Il teatro è lo sfondo di un viaggio sonoro, delicato e intenso. Tra presente e passato del repertorio di Michele Bravi.
“Provo a raccontare sul palco le diverse sfaccettature del mio modo di vedere una verità a tratti contraddittoria, ironica, cinica, grottesca. Verità che non si presenta mai sotto un’unica forma o in un’unica veste. E, quando cerchi di spiegarla, diventa sfuggente. Il solo modo che si ha di afferrarla è non chiedersi”.

Coraggio, ricerca di sé, riscatto. Sono spunti di riflessione che hanno arricchito il suo bagaglio emotivo per ispirarne anche il lavoro.
“Cercare il proprio equilibrio, la propria dimensione, il proprio posto nel mondo, il proprio linguaggio… sono tutti aspetti che mi appartengono da sempre e che spero continueranno ad accompagnarmi anche in futuro”.

È dai pensieri silenziosi che nasce la letteratura, la musica, la creatività. Si riesce davvero a dar voce anche ai pesci?
“Chiunque abbia l’esigenza di raccontare delle storie, sta semplicemente dando voce a un pensiero muto che poi prende forme diverse e diventa testo, immagine, melodia”.

Nella cronaca di un tempo incerto, le dinamiche di un mondo caratterizzato sempre più da relazioni virtuali. Anche lei le frequenta?
“La virtualità non mi appartiene. Nella mia esperienza personale c’è che tutte le persone di cui mi circondo vivono con me, respirano la mia aria, mi parlano guardandomi in faccia”.

“La vita e la felicità” lo porta alla vittoria di X Factor nel 2013. Tuttavia in molti sostengono che i talent danneggino la musica italiana, che non esiste più la gavetta per arrivare al successo ma si vuole tutto e subito. Qual è il suo pensiero al riguardo?
“Ritengo che ci sia un aspetto decisamente conservatore rispetto alla musica. Nello specifico, il talent è una vetrina che permette agli artisti di presentarsi al pubblico e, in questo, non ci vedo nulla di sbagliato. Semplicemente, la gavetta cambia forma come cambia forma il mondo”.

La scrittura è anche solitudine ma non solo, può essere incontro e aggregazione. L’importante è far convivere la parte della fantasia con quella del reale. È lì che capisce di stare giocando?
“Da quando ne ho memoria, frequento la scrittura tutti i giorni e questo, in qualche modo, ha plasmato la sensazione di vedere le parole ovunque. Non saprei dire se si tratta di un atteggiamento fantasioso o idealista, ma è la mia lente. È quello che vedo quando chiudo gli occhi”.

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