Liste d’attesa, l'Asp Agrigento tenta di abbattere quelle del 2024 - QdS

Liste d’attesa, l’Asp Agrigento tenta di abbattere quelle del 2024

Liste d’attesa, l’Asp Agrigento tenta di abbattere quelle del 2024

sabato 05 Ottobre 2024

In provincia è stata introdotta la metodologia Rao (Raggruppamenti di attesa omogenei) per dare tempistiche diverse per l’accesso alle prestazioni specialistiche in base alla gravità del paziente

AGRIGENTO – Le liste d’attesa continuano a rappresentare un ostacolo significativo per i cittadini in cerca di cure.

La causa dei ritardi cronici nelle liste d’attesa è possibile ritrovarla, non solo nella carenza del personale medico, ma anche nella pandemia da Covid-19.

Durante l’emergenza sanitaria, gran parte delle risorse straordinarie a disposizione sono state destinate alla gestione dell’infezione e alla cura dei pazienti colpiti dal virus, lasciando in secondo piano la gestione delle patologie croniche e delle procedure diagnostiche non urgenti.

Molti pazienti, infatti, sono stati costretti a rimandare interventi programmati, creando un effetto domino che ancora oggi grava sul sistema. Al 31 dicembre scorso il sistema sanitario ha registrato un abbattimento delle liste di attesa, dell’88,2% per i ricoveri e del 92,7% per le prestazioni ambulatoriali.

Liste d’attesa, l’Asp Agrigento ha azzerato quelle del 2023

Nella provincia di Agrigento si è riusciti ad azzerare le liste di attesa del 2023 e adesso con la metodologia Rao (Raggruppamenti di attesa omogenei), metodo che consente di dare tempistiche diverse per l’accesso alle prestazioni specialistiche ambulatoriali in base alla gravità del paziente, si punta ad abbattere anche quelle del 2024.

Ad annunciarlo è stato il manager dell’Asp di Agrigento, Giuseppe Capodieci a margine di una conferenza stampa per parlare dell’abbattimento delle liste d’attesa e di quali strumenti e obiettivi sono stati raggiunti.

L’applicazione della metodologia Rao per snellire le liste d’attesa

“Stiamo adesso cercando di avviare un percorso virtuoso che possa verificare l’appropriatezza della prestazione per garantire all’utente, che ha davvero bisogno di effettuare la visita in tempi brevi, e lo stiamo facendo adottando questo nuovo metodo, come se fosse un triage ospedaliero, cioè si valuta l’appropriatezza temporale, e poi lo specialista, dopo aver visto l’impegnativa del medico, valuterà se la prestazione di tipo B andrà fatta entro i 10 giorni, o se diventa di tipo D e quindi i tempi si allungheranno da 60 a 120 giorni”, ha spiegato Capodieci.

Tra le prescrizioni “critiche” dove si sta applicando la metodologia Rao e di conseguenza si sta cercando di azzerare la liste d’attesa ci sono quelle che riguardano la risonanza magnetica, le tac cardiache, la gastroscopia e la colonscopia.

Dunque d’ora in avanti i medici dovranno indicare nella ricetta il quesito diagnostico legato alla prestazione per permettere di tracciare bene le prestazioni per aree diagnostiche e si procederà alla ricerca di spazi operativi disponibili sia in strutture pubbliche che in private accreditate.

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