Pubblicata la nuova suddivisione degli importi destinati ai Comuni per fare fronte all’esoso export. Guardando agli importi, quasi tutti i Comuni hanno visto ridursi la cifra prevista a luglio
PALERMO – Da alcune decine di migliaia a poche decine di euro. Sono le cifre al ribasso o al rialzo che descrivono la revisione della ripartizione dei contributi che la Regione siciliana erogherà ai Comuni per sostenere gli extracosti derivanti dall’invio all’estero dei rifiuti indifferenziati. Il dato emerge confrontando i decreti varati a luglio e a ottobre dal dipartimento regionale Rifiuti, guidato da Arturo Vallone. All’origine della necessità di modificare gli importi – stando a quanto appreso dal Quotidiano di Sicilia – ci sono state segnalazioni di errori nel precedente calcolo ma anche la lievitazione delle somme concedibili a fronte dei documenti presentati dalle Srr per conto degli enti locali interessati che, tra l’1 giugno del 2022 e il 31 luglio del 2023, sono stati interessati dall’export. La cifra complessiva è arrivata a 57.138.827,52 euro, mentre durante il primo conteggio era stata quantificata in 57.020.803,25 euro. In ogni caso, la somma che la Regione mette sul tavolo è sempre la stessa, 50 milioni.
Rifiuti, assenza di alternative sul territorio isolano
Il tema è di quelli che più hanno tenuto banco negli ultimi anni in materia di rifiuti. La riduzione degli spazi per lo smaltimento dell’indifferenziata – ovvero le discariche – e l’attuale assenza di alternative sul territorio isolano hanno portato, già da qualche anno, le società che gestiscono gli impianti Tmb (trattamento meccanico-biologico) a guardare all’estero per conferire i rifiuti conferiti dai singoli Comuni. Ciò, però, ha comportato un aumento delle tariffe: i titolari degli impianti – come nel caso della Sicula Trasporti, a cui si rivolgono oltre un terzo dei Comuni – dovendo affrontare le spese per il trasporto all’estero della spazzatura si rivalgono su gli enti locali, innalzando i prezzi per il conferimento. Un effetto domino che finisce per ricadere sulle casse finanziarie dei Comuni e, di conseguenza dei cittadini, alle prese con bollette della Tari sempre più esose. Nell’attesa di riuscire a far partire concretamente l’iter per la realizzazione dei termovalorizzatori, il governo Schifani ha ereditato dal precedente governo Musumeci l’impegno a sostenere gli sforzi dei Comuni ma, per oltre un anno e mezzo dal proprio insediamento, agli annunci non erano seguite azioni concrete. All’origine del rinvio dello stanziamento delle risorse ci sono state questioni di carattere burocratico che, a luglio, sembravano definitivamente superate con l’inserimento in una legge destinata a occuparsi di tutt’altra materia – le sorti dell’Azienda siciliana trasporti – della norma fondamentale per dare il via libera al sostegno finanziario.
Poco più di una settimana dopo, il dipartimento regionale aveva pubblicato l’elenco dei beneficiari e le somme spettanti a ogni singolo Comune. Tuttavia, tre mesi dopo, è stato necessario fare tutto daccapo. Già a fine settembre, infatti, un decreto del dirigente generale Vallone aveva annullato il provvedimento di luglio rinviando a un altro decreto la stesura dei criteri da seguire per arrivare alla ripartizione. Provvedimento che è arrivato il 10 ottobre scorso, con allegata la nuova tabella dei beneficiari. Il motivo dell’apparente passo falso va ricercato anche all’interno dell’Assemblea regionale siciliana. Il 12 agosto, infatti, l’Ars ha approvato una nuova legge comprendente alcune modifiche al testo varato il mese prima nell’ambito della discussione sull’Ast. Nello specifico, l’Aula è intervenuta per specificare le modalità con cui le modalità di ripartizione andavano individuate: “Le parole ‘tra i comuni individuati in conformità ai criteri stabiliti con le deliberazioni della Giunta regionale n. 109 del 3 marzo 2023 e n. 376 del 28 settembre 2023 […] – recita il comma d dell’articolo 32 della legge agostana – sono sostituite dalle parole ‘tra i comuni individuati secondo i criteri da adottarsi con decreto del dirigente generale nel rispetto degli articoli 182 e 182 bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152’ […]”.
Come viene calcolato il contributo ai Comuni
In sostanza, dunque, si è deciso che i criteri per calcolare il contributo spettante a ogni Comune dovessero essere individuati tramite un decreto del vertice burocratico dell’assessorato Rifiuti e non attingendo a quanto stabilito dall’organo politico – la giunta regionale guidata da Renato Schifani – nel corso di due sedute tenutesi tra marzo e settembre dello scorso anno.
Tuttavia, confrontando i due decreti si scopre che i criteri varati dal dirigente generale Vallone sono quelli già inserite nelle delibere di giunta. Una scelta che, stando a quanto trapela dall’assessorato, sarebbe stata fatta per evitare di avviare un nuovo iter di confronto con Anci e le Srr che avrebbe portato a un allungamento dei tempi prima arrivare al trasferimento delle somme ai Comuni. Guardando, invece, alle variazioni degli importi, quasi tutti i Comuni hanno visto ridurre la cifra rispetto al decreto di luglio. Le uniche eccezioni sono costituite da Fondachelli Fantina (Messina), e dai centri del Palermitano Altofonte, Bagheria, Balestrate, Belmonte Mezzagno, Borgetto, Capaci, Carini, Cinisi, Giardinello, Montelepre, Partinico, Terrasini, Torretta e Trappeto, che saranno beneficiari di maggiori contribuiti rispetto a quelli in un primo tempo calcolati.