Tra le contestazioni emerse dalle Regioni citate, risulta esserci quella relativa ai Livelli Essenziali di Prestazione (LEP). Focus anche sulle aliquote di compartecipazione
Nelle scorse ore, la Corte Costituzionale ha parzialmente accolto i ricorsi presentati da Campania, Puglia, Sardegna e Toscana riguardo la legge sull’Autonomia differenziata. Le Regioni indicate, hanno evidenziato le criticità in sette disposizioni specifiche.
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Anche se non è stata dichiarata tutta la legge come incostituzionale, la Corte ha invitato il Parlamento a svolgere alcuni interventi per rimediare alla lacune emerse. La decisione, ha chiaramente suscitato pareti contrastanti tra maggioranza e opposizione.
Le criticità emerse dalla Corte sull’Autonomia differenziata
Ma quali sono i punti contestati riguardo alla legge sull‘Autonomia differenziata? Tra le contestazioni emerse dalle Regioni citate, risulta esserci quella relativa ai Livelli Essenziali di Prestazione (LEP). Secondo la Corte, questa procedura potrebbe limitare il ruolo del Parlamento, a cui invece spetta invece la decisione.
Un altro punto giudicato al limite è quello che riguarda la possibile modifica – tramite decreto interministero – delle aliquote della compartecipazione al gettito dei tribunali erariali. La Corte, infatti, ha evidenziato la sua preoccupazione per il rischio che questo possa favorire le regioni inefficienti. Queste, infatti, nel caso in cui questa misura fosse approvata, potrebbero ottenere dei fondi dallo Stato senza garantire l’adempimento richiesto. La Corte, ha quindi affermato il principio di sussidiarietà nella distribuzione delle funzioni tra lo Stato e le Regioni. L’obiettivo principale, infatti, deve essere quello del miglioramento per quel che riguarda efficienza, maggiore responsabilità politica e una risposta più efficace nel sostegno ai cittadini.
Autonomia differenziata, l’intervento di Schifani
“La Corte costituzionale scongiura definitivamente il pericolo di un’Italia a due velocità attraverso intese intergovernative e non parlamentari. Saranno le Camere, nel pieno esercizio delle loro funzioni legislative e rappresentative dei cittadini, a porre le basi di una garanzia paritaria dei livelli di assistenza delle prestazioni essenziali nel Paese. Il tutto rafforzato da un significativo richiamo al principio dell’unità e della coesione sociale” – le parole del presidente della Regione Siciliana Renato Schifani.
Cgil Sicilia, Mannino e l’attacco a Schifani
In una nota diffusa in queste ore, il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, attacca tra gli altri anche il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.
“Lo Schifani che oggi parla di coesione sociale e di pericolo scongiurato di un’Italia a due velocità – le parole di Alfio Mannino, segretario Cgil Sicilia – è lo stesso Schifani che a suo tempo ha dato via libera alla legge? Perché non ha posto questi problemi in Conferenza Stato Regioni, attaccando invece chi come la Cgil e la Uil protestava contro il provvedimento?”.
Poi, aggiunge nuovamente il segretario della Cgil: “La Consulta conferma inoltre che Schifani si era venduto, per puri calcoli politici lo statuto siciliano, in forza del quale la Regione può esercitare ampia autonomia”.
Poi, prosegue Alfio Mannino: “Il presidente della Regione guardi piuttosto ora a quello che sta succedendo con la legge Finanziaria, se vuole fare gli interessi reali della Sicilia. Se si pensa davvero di sottrarre risorse al Mezzogiorno, se si pensa di implementare la dotazione finanziaria per il ponte sullo Stretto, dirottando su di esso i finanziamenti che servirebbero per strade, ferrovie e altre infrastrutture necessarie per la Sicilia e per la Calabria”.