Il segretario generale Cgil Palermo: “Da quando c’é il governo Meloni potere d’acquisto stipendi e pensioni diminuito del 15%”.
La premessa del segretario generale della Cgil Palermo è chiara: “La Cgil non è contro il governo Meloni, è il governo che è contro i lavoratori e le lavoratrici della Cgil”. Questo quanto dichiarato in premessa da Mario Ridulfo al QdS a margine dell’assemblea che si è tenuta lunedì 25 novembre, ad appena quattro giorni dallo sciopero generale che vedrà fermare i lavoratori delle varie sigle sindacali della Cgil ed anche quelli della Uil. Il motivo dello scontro, messo in campo con la proclamazione dello sciopero generale da parte della Cgil, è la manovra finanziaria che il governo guidato da Giorgia Meloni sta mettendo a punto.
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“La manovra contiene tagli per la spesa sociale, quindi per il welfare, la sanità, l’istruzione in scuola e Università, trasporti”, dice Mario Ridulfo. I tagli in questione, prosegue il segretario generale Cgil Palermo, sono “programmati per sette anni, tra l’altro con il patto di stabilità, quindi una vera e propria carestia programmata”.
Scontro Cgil-Governo: le riduzioni programmate
Secondo Ridulfo “si programmano le riduzioni dei poteri di acquisto di stipendi e pensioni”. Il riferimento, in materia di “riduzioni programmate” passa attraverso rinnovi dei contratti sottovalutati. “Pensiamo al rinnovo del contratto del pubblico impiego delle funzioni centrali rinnovato con solo il 6% delle risorse a fronte del 17% di inflazione”. L’esecutivo di Giorgia Meloni sarebbe quindi contro le lavoratrici ed i lavoratori, in evidenza di una mancata programmazione di rivalutazione salariale mentre è in atto una impennata dei prezzi al consumo di molti generi indispensabili.
“Pensiamo alle spese militari nei prossimi anni: nel prossimo triennio 7,4 miliardi di euro saranno dedicati alle spese militari, da qui al 2039 saranno 35 miliardi”, dice Mario Ridulfo che trae così una conclusione sita alla base dell’indizione della giornata di sciopero: “c’è una riduzione del potere d’acquisto che consente alle imprese di competere sui mercati abbassando il costo del lavoro, di fatto si fa profitto sulle spalle delle persone che oggi pur lavorando sono più povere”.
Il potere d’acquisto degli stipendi
“Da quando c’é il governo Meloni, cioè negli ultimi due anni, il potere d’acquisto degli stipendi e delle pensioni è diminuito del 15%”, ci dice Ridulfo. In questa condizione di povertà dei lavoratori, che chiaramente sempre meno riescono ad arrivare a fine mese, la Cgil chiede un confronto con il governo per poter intervenire su alcuni aspetti programmatici della manovra finanziaria. Purtroppo, la chiusura da parte del Consiglio dei ministri sulla finanziaria ha spinto le sigle sindacali a misure forti che non venivano adottate da tempo. La chiamata alle armi, per una protesta forte e compatta, ha visto nella aula magna della facoltà di scienze agrarie dell’Unipa anche il segretario nazionale della Cgil Pino Gesmundo a Palermo, come nelle più grandi città, per il tour di motivazione degli iscritti. Una prova di forza con la quale Cgil e Uil intendono far sentire fino a Palazzo Chigi la voce forte dei milioni di iscritti.
Scontro Cgil-Meloni: i tre temi primari
Per una dimostrazione di apertura, il governo dovrà andare incontro a tre temi primari formulati dai sindacati: aumento salari e pensioni; finanziare sanità, istruzione e servizi pubblici; investire in politiche industriali.
La prima dimostrazione avverrà venerdì 29 novembre con uno sciopero generale che, nel caso di Palermo, si prevede già immobilizzerà la città. Le bandiere di Cgil e Uil si raduneranno in centro città, a piazza Croce, e sfileranno in corteo fino al Teatro Massimo per gli interventi dei segretari sindacali. Nel caso il governo non dovesse rivedere il programma definito dalla Cgil come “7 anni di austerità”, il livello dello scontro con la Cgil potrebbe alzarsi malgrado – hanno spiegato ai lavoratori i referenti sindacali – le norme dello stesso governo siano sempre più stringenti verso le forme di protesta con i vari decreti varati.
“Da un lato diminuiscono le possibilità di fare spesa, quindi anche spese alimentari ed energetica, e dall’altra parte si programmano spese inutili – afferma Mario Ridulfo – come quelle militari che vanno incontro ad uno scenario di guerra in cui l’Italia invece di fare una parte positiva dal punto di vista della diplomazia sta dentro questi meccanismi”. Le bandiere rosse della Cgil erano già scese in piazza, a fine ottobre, proprio contro la partecipazione sempre più attiva dell’Italia all’escalation militare sui due primari fronti di guerra in atto: Ucraina e Palestina. La stesura del piano finanziario settennale del governo, a posizione invariata sul fronte bellico ma privo di adeguamenti contrattuali adatti e supervalutazioni delle pensioni idonee, ha mosso i sindacati più grandi d’Italia verso lo scontro in quello che si prevede possa essere un inverno caldo.