Turismo d'impresa in Italia: un modo unico per scoprire il patrimonio artistico-culturale e le eccellenze del Made in Italy
L’Italia ha ricevuto recentemente il primo premio come “Most desirable European Country” per i lettori della prestigiosa rivista di turismo Wanderlust Magazine, piazzandosi seconda come “Most desirable gastronomic destination”. La presidente Enit, Alessandra Priante, ha ritirato il premio al museo londinese Tate Modern esprimendo l’augurio che l’Italia possa riaffermarsi, in futuro, come Paese più desiderato non solo in Europa ma in tutto il mondo.
Quando si parla dell’Italia si pensa principalmente al suo patrimonio artistico e culturale e alla significativa concentrazione di siti Unesco. Ma sta di fatto che il Bel Paese è conosciuto nel mondo anche per il Made in Italy che tocca i settori della moda, dell’arredamento, dell’automazione-meccanica e dell’alimentare. E allora perché non far conoscere ai viaggiatori le eccellenze del nostro Paese attraverso il turismo d’impresa o turismo industriale? È di certo una nuova frontiera, ancora giovane, ma che può riservare con un’opportuna messa a sistema, un mercato interessante e di grande attrazione, perché ha come obiettivi far conoscere aziende, territori e persone che hanno reso grandi prodotti che tutto il mondo ci invidia. Come? Attraverso la visita agli stabilimenti, alla scoperta dei sistemi di produzione e delle attività di ricerca e sviluppo dell’azienda stessa.
Pur essendo ancora un turismo di nicchia, che ha preso piede negli anni Novanta, promette di raccontare il nostro Paese attraverso la conoscenza di uomini visionari, di grandi passioni e capacità imprenditoriali che hanno saputo portare crescita e sviluppo in interi territori, trasformandoli in simboli del Made in Italy. Si pensi ad Ivrea sulle tracce di Adriano Olivetti dove sorge il MaAM (Museo all’aperto delle architetture moderne olivettiane). Un percorso di circa due km costituito dall’insieme delle architetture collegate al progetto industriale e socio-culturale di Adriano Olivetti, che ha permesso l’iscrizione di Ivrea Città industriale del XX secolo nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco. E in Sicilia? Si potrebbe andare sulle tracce della dinastia Florio, resa attualissima anche da una fiction di grande successo.