Siamo giunti a metà aprile, mancano ormai meno di due mesi di scuola e nei vari Istituti si sta svolgendo il ricevimento generale dei parenti, il secondo e ultimo dell’anno, cioè quel pomeriggio, in cui, in circa tre ore, i docenti sono tutti contemporaneamente a disposizione a scuola per incontrare i genitori dei loro alunni o chi ne fa le veci.
Genitori e docenti, infatti, sono chiamati a fare squadra sin dall’inizio dell’anno con la firma del Patto educativo di corresponsabilità previsto dall’articolo 5 bis dello Statuto delle studentesse e degli studenti (introdotto dal DPR 235/2007 che ha modificato il DPR 249 del 1998).
Cosa c’è scritto nel Patto, che viene sottoscritto anche dagli studenti? Tra i vari punti, tutti importanti, si segnala che i docenti si impegnano a esplicitare il Progetto didattico del Consiglio di classe e della singola disciplina, a preparare adeguatamente le lezioni, le esercitazioni e le verifiche e a correggere gli elaborati in tempi congrui. Viceversa gli alunni sono chiamati a rispettare gli impegni presi, svolgere i compiti a casa ed applicarsi nello studio, mentre i genitori si impegnano a collaborare con la scuola attraverso un sereno e costruttivo rapporto con i docenti. Tutto questo è fare squadra a garanzia della buona riuscita di qualsiasi piano educativo.
Dunque, sarebbe auspicabile incontrare i genitori non una o due volte l’anno nei ricevimenti generali, tra l’altro parecchio affollati, ma anche nell’apposito “orario di ricevimento” che ogni docente è tenuto a garantire per tutto l’anno scolastico. In realtà cosa succede? In tutto l’anno scolastico, in classi di 25 alunni in media si incontrano solo i genitori di metà componenti della classe. Bisogna dare atto che la vita ai nostri giorni è molto frenetica, i genitori lavorano entrambi, uomo e donna, a volte sono fuori tutta la settimana per lavoro, se non per più mesi, ma non si può trascurare di instaurare un rapporto con chi si occupa per almeno metà della giornata non solo dell’istruzione, ma anche dell’educazione dei nostri figli.
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