Messina

A Bisconte disagi e proteste, i residenti chiedono risposte

MESSINA – Un sistema fognario che collassa ripetutamente e decine di famiglie di Bisconte, villaggio nella zona Sud di Messina, che si sentono sempre più parte di una periferia degradata.

Siamo in uno degli ambiti di Risanamento individuati con la legge 10/1990, ma qui non c’è una baraccopoli, come a Giostra e Annunziata, su cui si è intervenuti, o Camaro e Fondo Fucile, su cui si sta lavorando, ma un agglomerato di casette ultrapopolari che i cittadini nel tempo hanno sistemato. A Bisconte le case della parte alta sono state nel 2006 sgomberate e demolite e alle famiglie è stato assegnato un alloggio nel complesso che intanto era stato costruito. L’altra parte del villaggio si trova in una specie di limbo.

“Gli abitanti – ha affermato Alessandro Geraci, consigliere del M5s della III Circoscrizione – hanno il diritto di sapere se avranno un nuovo domicilio altrove o se devono restare nelle loro abitazioni e verranno realizzate le opere di prima e seconda urbanizzazione”.

Si è discusso anche di soluzioni alternative: l’adozione del bonus 110% per rigenerarle o le metodologie del progetto Capacity come per Fondo Saccà, dove nella riqualificazione sono state coinvolte le famiglie che sono diventate comproprietarie dell’immobile. Intanto, però, tubi e condutture vetuste vanno costantemente in tilt.

“I tecnici dell’Amam – ha spiegato Geraci – in via informale mi hanno detto che per rifare l’impianto fognario è necessario circa un milione di euro. Si deve capire se conviene investire o meno in questa operazione. Da circa tre anni intervengono in modo costante: scavano, fanno il rattoppo, chiudono e dopo una settimana il guasto si ripresenta dieci metri più avanti. E così si procede con queste manutenzioni tampone”.

Tutto ciò anche perché in questi anni pare che non siano emerse indicazioni precise su quest’area. “Con questa Amministrazione – ha aggiunto il consigliere di circoscrizione pentastellato – non c’è stato alcun dialogo. Ci sono delle interlocuzioni verbali fatte con il dirigente e adesso ho concordato un sopralluogo con un tecnico Amam perché sono troppe le famiglie, almeno trenta, che hanno problemi dentro casa. Un centinaio se contiamo anche quelli con la fogna esplosa davanti all’abitazione. La conduttura collassata in più punti si riempie di terra, si intasano anche i pozzetti e i canali che vanno dentro gli appartamenti e quindi le famiglie si ritrovano con bagni e giardini invasi dai reflui. Le famiglie si devono pagare i mezzi di auto espurgo, ogni volta 150 euro. La rete principale fatta dal Comune è in via Caltanissetta, poi ci sono le diramazioni nelle traversine, con i residenti che hanno fatto l’allaccio dal proprio domicilio alla conduttura”.

Un sistema d’interventi che però, alla lunga, risulta essere particolarmente oneroso. “L’Amam – ha evidenziato ancora Geraci – in prima istanza appalta a delle ditte di auto espurgo, il mezzo apre il pozzetto, aspira e se ne va. Nel momento in cui il problema si ripresenta torna con un’altra ditta che fa lo scavo e interviene sulla tubatura. Questo doppio passaggio viene fatto costantemente. Non conosco i costi, ma credo che in tre anni si sia speso veramente tanto per non risolvere nulla”.

Nell’ambito del programma Qualità dell’abitare l’Amministrazione comunale ha previsto nell’area liberata dalle baracche nel 2006 la realizzazione di sei palazzi da otto piani, ma non si sa a chi saranno destinate quelle case. “Con l’ex assessore Salvatore Mondello e il presidente di ArisMe Marcello Scurria – ha detto Geraci – l’unica interlocuzione avuta fu nel 2019, durante una riunione nella Chiesa di Bisconte. In quell’occasione si erano mostrati disponibili a trovare una soluzione condivisa, poi il sindaco ha tagliato qualunque ponte istituzionale e comunicativo con le municipalità, per cui non hanno più risposto alle nostre richieste. I Dipartimenti sono stati svuotati delle competenze a vantaggio delle partecipate”.

Come sottolineato ancora dal consigliere della III Circoscrizione non è arrivata nessuna risposta neppure alla lettera inviata a settembre alla Prefettura, oltre che all’ex sindaco e al presidente dell’Amam.

A prescindere da cosa si deciderà sulle casette, c’è un’emergenza da risolvere per la comunità di Bisconte e non mancano certo le opportunità finanziarie. “Si potrebbe attingere dal Pnrr – conclude Geraci – o dagli stessi fondi sul Risanamento, che prevedono anche interventi di riqualificazione ambientale”.

Sulla questione abbiamo interpellato Marcello Scurria, presidente di ArisMe, il quale ha illustrato i progetti a lungo termine che interesseranno anche Bisconte. “Il Piano di Risanamento – ha dichiarato al QdS – prevede che quelle casette verranno eliminate e ai residenti sarà assegnata un’abitazione nel complesso di Qualità dell’abitare. Come altre costruzioni ultrapopolari, anche se non propriamente baracche, non hanno i requisiti previsti dalla legge per essere abitate. I fondi della Struttura commissariale del prefetto sono destinati anche per gli interventi in quell’area”.