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A Maletto tensioni nella maggioranza. Si dimette Caserta: “Non c’è ascolto”

A Maletto tensioni nella maggioranza. Si dimette Caserta: “Non c’è ascolto”
Consiglio comunale di Maletto

La consigliera comunale Irene Caserta, eletta nella lista Nuova Era a sostegno dell’attuale sindaco, ha rinunciato alla carica con una lettera dai toni duri: “Svuotato il dibattito pubblico”

MALETTO – Tolti gli scioglimenti per infiltrazione mafiosa, quello di Maletto è probabilmente il Consiglio comunale più turbolento della Sicilia. Dopo le quattro espulsioni del 2024 per un assenteismo che poi, nei casi in cui è stata interpellata, non è stato riconosciuto dalla giustizia amministrativa, lasciando l’ombra di una vendetta per le proteste – e relativa richiesta di dimissioni – seguite alla notizia dell’indagine per corruzione, conclusa con il patteggiamento della pena, per il sindaco Giuseppe Capizzi, il 2025 si chiude con le dimissioni irrevocabili dalla carica da parte di un’esponente della maggioranza.

A decidere di tirarsi fuori dal senato cittadino del piccolo centro alle pendici dell’Etna è stata Irene Caserta. Eletta nella primavera del 2023 ottenendo 103 preferenze nella lista Nuova Era, a sostegno dell’attuale primo cittadino, Caserta il 26 novembre ha protocollato una lettera con cui ufficializza le dimissioni con effetto immediato e irrevocabile. Due pagine che suonano come un lungo atto d’accusa nei confronti dell’Amministrazione e nello specifico, anche se mai menzionato nel testo, dello stesso Capizzi.

Il sindaco Capizzi in questi anni finito più volte al centro dell’attenzione

Il sindaco in questi anni è finito più volte al centro dell’attenzione: da un lato, fautore dell’arrivo – grazie anche alla vicinanza a Fratelli d’Italia – di numerosi contributi dalla Regione, al punto che Maletto è finito tra i casi studio di una ricerca del Movimento 5 Stelle sull’asimmetria con cui i fondi pubblici vengono erogato da Palermo, dall’altro, le indagini giudiziarie in cui è stato coinvolto.

Oltre al patteggiamento per corruzione dopo aver ammesso di aver pagato tangenti, nelle vesti di costruttore, al commissario per il rischio idrogeologico, Capizzi è indagato a Palermo nell’ambito di un’inchiesta su una serie di appalti nell’agrigentino. Per ultimo, il sindaco-imprenditore è citato, seppur senza essere indagato, nelle carte riguardanti il nuovo scandalo che ruota attorno a Totò Cuffaro. Nella lettera dell’ormai ex consigliera Caserta il dito viene puntato contro quello che definisce un “modello di gestione del potere che esclude il confronto” finendo per ridurre il Consiglio comunale “a un mero organo di ratifica”.

“Questa decisione non è soltanto personale, ma profondamente politica; sofferta ma necessaria – si legge nella lettera visionata dal Quotidiano di Sicilia -. Ho assistito a un metodo che tende a concentrare le decisioni in pochi ambiti ristretti, senza apertura, senza ascolto e senza trasparenza, trasformando il dibattito pubblico in una formalità e svuotando di senso il ruolo di chi, come me, era stata eletta per rappresentare una pluralità di voci e di bisogni”.

Di forzature all’interno del Consiglio comunale aveva parlato l’anno scorso l’opposizione, lanciando un appello alla Prefettura affinché si impedisse la defenestrazione dei singoli esponenti di minoranza. Cosa che, come detto, si è poi verificata, salvo poi registrare il rientro dei due consiglieri che hanno fatto ricorso ai tribunali. Adesso a farvi riferimento è stata anche una dei componenti che in questi anni hanno votato a favore delle proposte dell’Amministrazione giunte in aula. “Ritengo che continuare a partecipare a questo Consiglio – prosegue Caserta nella lettera – significherebbe avallare una deriva amministrativa che considero pericolosa per la salute democratica del nostro Comune. E questo non posso accettarlo. La democrazia non è un ornamento procedurale né un rituale da esibire: è sostanza, è responsabilità. Quando questi elementi vengono soffocati, il dovere politico è quello di denunciarlo apertamente”.

L’ultima parte della missiva è rivolta agli elettori. “Per rispetto verso i cittadini che mi hanno affidato la loro fiducia, scelgo quindi di lasciare l’incarico, non in silenzio, ma rivendicando con forza la necessità di riportare trasparenza, pluralismo e partecipazione reale al centro della vita istituzionale. La mia dimissione non è una rinuncia: è una presa di posizione. Ringrazio chi, dentro e fuori il Consiglio comunale, ha dimostrato coerenza, coraggio e senso delle istituzioni. Il mio impegno non si interrompe: continuerà nella società civile e nel confronto politico, con l’obiettivo – conclude Caserta – di promuovere istituzioni più aperte e realmente democratiche”.

Registrata l’uscita, si è presentata la necessità di colmare il posto vacante: come previsto dal regolamento, gli uffici hanno pescato dalla lista Nuova Era. Le prime due richieste, rivolte a Salvatore Mineo e Ausilia Caraci, hanno comunicato di non accettare la carica. A dire di sì è stata invece Rachele Migneco, che entra in consiglio fino alla fine della sindacatura. Migneco alle elezioni del 2023 ottenne 54 preferenze, piazzandosi ultima nella lista.