Dal 30 maggio al 6 luglio 2025, il cuore barocco di Palermo torna a pulsare di musica. Dopo la parentesi invernale dell’ultima edizione, il Festival di Musica Barocca ritrova la sua stagione ideale: l’estate. Un ritorno che è anche una dichiarazione d’intenti, nel segno di una rinnovata sinergia tra musica, patrimonio artistico e partecipazione.
Organizzato dall’accademia musicale Ars Antiqua in collaborazione con l’associazione musicale Arturo Toscanini, il Festival, giunto alla sua quarta edizione, si conferma un appuntamento atteso e amato, capace di attrarre non solo appassionati di musica antica ma anche chi desidera vivere l’esperienza di un concerto come un vero e proprio viaggio culturale.
L’edizione 2025 si sviluppa come un intreccio di storie in musica, sei appuntamenti che aprono varchi all’ascolto, alla riflessione, alla bellezza.
Cinque serate tra la chiesa di Sant’Ignazio e l’oratorio di San Filippo Neri all’Olivella, luoghi che da soli raccontano una storia, e un grande concerto finale al teatro Al Massimo, con protagonista Laura Marzadori, primo violino del Teatro alla Scala di Milano.
Un festival che racconta, interpreta, coinvolge
Diretto dal Maestro Giosuè D’Asta, organista, compositore e direttore di coro, il Festival non propone una visione museale della musica barocca, ma un approccio vivo, consapevole e aperto al presente. «Il barocco non è da imbalsamare – spiega il direttore artistico – è da riscoprire nella sua energia, nel suo spirito, nella sua vitalità. Non si tratta di replicare forme, ma di restituirle con una lettura viva e consapevole. Non ci interessano i recinti dell’ortodossia filologica, ma i varchi dell’emozione e del pensiero. L’illusione di una filologia pura è un esercizio sterile e impossibile. Come ha scritto Hans-Georg Gadamer, ogni interpretazione autentica è un incontro tra il testo e il presente, non una fuga nel passato».
Nato nel 2022, il Festival di musica barocca è frutto di una visione artistica che crede nel valore formativo della musica d’arte, nella sua capacità di generare conoscenza, bellezza e senso di appartenenza. «In un’epoca in cui si offre tutto gratuitamente, sostenere un concerto significa sostenere la dignità del lavoro artistico – aggiunge D’Asta – e riconoscere alla musica un ruolo attivo nella crescita culturale di una città. Un festival che non teme la sfida del tempo, ma la abita. E invita il pubblico a fare lo stesso, in ascolto».

