Meno figli, meno lavoro. Secondo quanto ricostruito da AdnKronos, la denatalità ha iniziato a colpire le aziende che non riescono a trovare personale.
Sarebbe di quasi un milione il numero dei giovani compresi tra i 15 e i 34 anni in meno negli ultimi 10 anni e le previsioni non sono certo confortanti, considerato che, nel primo quadrimestre del 2023, le nascite sono scese dell’1,1% rispetto allo stesso periodo del 2022, anno che peraltro ha segnato il record minimo di nati in Italia: 393mila, per la prima volta sotto la soglia psicologica dei 400mila anni. E’ la Cgia a lanciare l’allarme, citando le ‘Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2023-2027).
Negli ultimi 10 anni, sottolinea l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre, gli under 34 sono diminuiti soprattutto nel Mezzogiorno, con un -15,1% e 762 mila unità in meno. La Sicilia non fa eccezione: sull’Isola i “giovani” sono diminuito del 15.3%. Una percentuale alta, sebbene meno di Sardegna e Calabria, che sfiorano il 20%, ma anche Molise e Basilicata, rispettivamente con -17,5% e -16,8%.
A pesare sul Mezzogiorno sarebbe l’alto livello di povertà educativa nonché la distanza tra sistema formativo e mondo del lavoro, le alte percentuali di abbandono scolastico e l’elevato numero di Neet, giovani che non studiano e non lavorano.
Il trend demografico in sostanza peggiorerà lo shortage gap: aumenteranno i flussi pensionistici mentre allo stesso tempo si ridurranno le persone in età lavorativa che dovrebbero sostituire quelle in uscita. L’Istat stima che fino al 2030 la popolazione di 18-58enni diminuirà ad un tasso dell’1% annuo.