Il livello d'istruzione e le competenze dei singoli dipendono soprattutto dalla famiglia d'origine e dalle possibilità di sviluppo del territorio. Il Calatino maglia nera nei test alfabetici
Se i genitori non sono in possesso di diploma, i loro figli hanno molte probabilità di abbandonare la scuola prima del traguardo, soprattutto nei territori in cui il livello di istruzione è già basso. L’abbandono scolastico è un fenomeno che in alcune aree del Paese, quelle economicamente più fragili, appare dirompente. Catania, non fa eccezione. Nella provincia etnea, in cui oltre la metà degli adulti sono diplomati (circa il 51% dei residenti tra 25 e 64 anni), i giovani che hanno solo la licenza media sono il 25,2%. A rivelarlo è il nuovo report nazionale dell’Osservatorio #conibambini promosso da Openpolis e Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
Condizione sociale, una trasmissione “genetica”
La condizione sociale, secondo quando emerge dal report, si “trasmette” di generazione in generazione. Nascere in una famiglia con meno opportunità da offrire significa, infatti, generalmente partire svantaggiato anche sui banchi di scuola al punto che i due terzi dei giovani che hanno entrambi i genitori senza diploma non si diplomano a loro volta.
L’anno appena terminato è stato fortemente segnato oltre che dalla pandemia anche da una forte contrazione dell’economia. A farne le spese sono stati soprattutto i circa 3 milioni di bambini e adolescenti presenti sul territorio nazionale. Nel presente come nel futuro. Molti dei problemi che minano il futuro dei più giovani, infatti, hanno la loro radice nella povertà educativa. Fenomeni, quelli legati alla dispersione scolastica (abbandoni, bocciature, assenze, ritardi, sfiducia verso la possibilità di riuscire nel percorso di studi), che incidono notevolmente sui livelli di apprendimento e sulla consapevolezza e la libertà delle scelte per il futuro.
“Con la pandemia le disuguaglianze sociali ed educative crescono e aggravano una situazione caratterizzata da grandi divari strutturali”, commenta Marco Rossi-Doria, vicepresidente di Con i Bambini. “La povertà educativa – aggiunge – come evidenzia il report, ha spesso origine in queste disparità, non solo economiche, ma sociali e culturali. È un fenomeno che non può riguardare solo la scuola o le singole famiglie, ma chiama in causa l’intera ‘comunità educante’ perché riguarda il futuro del Paese”.
Test Invalsi in Sicilia, il Calatino maglia nera
Il livello di istruzione, di competenze e conoscenze – emerge dallo studio – è strettamente collegato anche alle possibilità di sviluppo del territorio in cui si vive oltre che in termini centro-periferia, città e aree interne o fra un quartiere e l’altro delle metropoli ma anche termini di Nord o Sud. Se nei test alfabetici l’87% dei capoluoghi del nord Italia presenta un risultato superiore alla media italiana, nell’Italia meridionale e centrale la quota di comuni che superano questa soglia scende rispettivamente al 25% e al 36%.
Maglia nera tra le aree interne nei test Invalsi di italiano e matematica il Calatino, area in cui su una popolazione di circa 76 mila persone si contano quasi 4.000 adolescenti tra 14 e 18 anni (5,2% della popolazione residente). Se gli studenti siciliani delle aree interne superano, seppur di poco, il 50% delle risposte corrette – così come i colleghi marchigiani – quelli degli otto comuni dell’entroterra catanese – ultimi nei punteggi di italiano (punteggio medio 38,4) e penultimi in quelli di matematica (30,4) – in seconda superiore si attestano a -14 punti dalla media siciliana, a -16 da quella nazionale delle aree interne e quasi 20 punti al di sotto della media nazionale complessiva. Negli stessi comuni, la quota di giovani tra 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet, va dal 16,4% di Caltagirone al 28,2% di Vizzini.
