Secondo Neodemos, lo scorso mercoledì la popolazione mondiale ha superato la soglia di otto miliardi di essere umani, il che significa che le risorse disponibili per nutrirli diminuiscono in proporzione. Per contro, aumenta vistosamente la quantità di anidride carbonica che si depositerà nell’atmosfera, causando i noti danni all’ambiente, più volte elencati dalle diverse fonti di informazione.
La conseguenza è una sempre minore vivibilità della Terra, anche perché la specie vegetale continua a diminuire, in quanto gli esseri umani deforestano senza sosta, non sostituiscono gli alberi, inquinano aria e suolo e aumentano la cementificazione, soprattutto nelle città.
Le megalopoli aumentano di numero e di densità di abitanti. In Cina vi sono moltissime città con decine di milioni di abitanti. Negli Stati Uniti un po’ meno e in Europa non ve ne sono affatto.
Quanto precede non dà presagi positivi, con l’aumento della popolazione, da un canto, e la diminuzione della vivibilità generale, dall’altro.
Il quadro delineato ha come conseguenza l’emigrazione dai Paesi poveri o meno avanzati economicamente verso quelli con un’economia di livello superiore. Il flusso è inarrestabile perché le persone sperano sempre di migliorare il loro tenore di vita, in questo caso recandosi verso quei luoghi ove la situazione è positiva.
Le Nazioni a economia avanzata sono egoiste e non provvedono a fare quanto necessario per far crescere i Paesi poveri. Intendiamoci, la soluzione non è fare l’elemosina – inviando medicinali, alimenti e vestiari – ma insediare sul posto industrie, fare la formazione per far crescere le competenze, favorire l’insediamento di scuole e università. Insomma, quel coacervo di iniziative necessarie per fare aumentare la consapevolezza nelle popolazioni povere affinché possano acquisire i necessari strumenti per la loro crescita.
Non è con l’elemosina che si aiutano gli ignoranti a diventare sapienti, ma è trasferendo loro 0le nozioni necessarie per essere autosufficienti.
È sempre valido il detto: “Ai giovani non dargli il pesce, ma insegnagli a pescare”.
I Paesi col più alto Prodotto interno lordo sono gli Stati Uniti (20.510 miliardi dollari), segue la Cina (13 mila miliardi). Il primo Paese cresce a un ritmo del due/tre per cento l’anno, il secondo dell’otto per cento circa. Cosicché si presume che nel 2030 possa avvenire il sorpasso per effetto del differenziale di crescita.
Gli Stati Uniti hanno il problema dell’emigrazione dal Messico, tanto che l’ex presidente, Donald Trump, aveva programmato la costruzione di un muro da erigere al confine, di circa duemila chilometri. L’iniziativa poi non ha avuto seguito.
La Cina non ha questo problema di immigrazione dall’esterno, se non in minima parte, anche perché i problemi interni sono enormi, dovendo far crescere un popolo di 1,4 miliardi di persone. La crescita di quella popolazione è stata limitata per il divieto di avere più di un figlio per famiglia, ma esso ora è stato spostato a due e forse verrà eliminato.
Nonostante ciò la Cina cresce impetuosamente e, purtroppo, l’inurbamento nelle megalopoli, anche.
La crescita della popolazione non si arresterà a otto miliardi di abitanti, continuerà a crescere ancora e con essa la sproporzione fra la parte avanzata e quella arretrata.
Infatti, nei Paesi ricchi vi è una vistosa diminuzione delle nascite di infanti, la quale è proporzionata all’aumento del benessere: più la gente sta bene e meno figli procrea.
Dall’altra parte del mondo, nei Paesi poveri, avviene esattamente il contrario e cioè che la proliferazione di bambini e bambine è elevata, anche se colà, malattie, denutrizioni e situazioni ambientali fanno una strage di essi.
La questione non è affrontata adeguatamente dalla parte ricca del mondo. Si tratta di una sorta di cecità che comporta l’aumento nei prossimi decenni dei grossi problemi già esistenti.
La soluzione prospettata prima di far crescere i Paesi poveri nei loro territori non è all’ordine del giorno di quelli ricchi.
E questo tornerà a loro danno.