Aborto, i diritti delle donne nella propaganda elettorale - QdS

Aborto, i diritti delle donne nella propaganda elettorale

Penna Patrizia

Aborto, i diritti delle donne nella propaganda elettorale

venerdì 26 Agosto 2022

Il suo appello lanciato sui social “La Legge 194 non si tocca” ha scatenato uno scontro politico incentrato sull’impegno del prossimo governo a garantire (finalmente) la piena applicazione della legge 194.

ROMA – “Grati a Chiara Ferragni”. “Triste e grave che Chiara Ferragni usi i suoi canali social per diffondere fake news” E così, anche l’influencer e imprenditrice cremonese, moglie del noto rapper Fedez, finisce dritta dritta al centro di una polemica tutta elettorale attorno al diritto all’aborto.

Il suo appello lanciato sui social “La Legge 194 non si tocca” ha scatenato uno scontro politico incentrato sull’impegno del prossimo governo a garantire (finalmente) la piena applicazione della legge 194.
Uno scontro da cui, però, più che un reale interesse nei confronti del calvario a cui molte donne sono sottoposte nel momento in cui decidono di interrompere la gravidanza, la politica ha fatto emergere la solita, insopportabile tendenza alla strumentalizzazione dei temi e dei problemi.

“Il voto del 25 settembre – ha assicurato Enrico Letta, segretario del Pd – sarà anche spartiacque in materia di diritti tra chi vuole tornare al passato e chi pensa che i diritti siano una sfera intangibile”. Sull’aborto il leader dem osserva: “Chiara Ferragni ha toccato un tema molto delicato perché tocca ciò che di più intimo è nelle persone, nella vita di una donna.

La legge 194 va applicata in tutti suoi aspetti, quello che succede nelle Marche è abbastanza inquietante e credo sia stato importante alzare il velo sulla vicenda. Le parole di Salvini hanno chiarito qual è il rischio. Ha detto: a noi piace il modello di famiglia ungherese. Ma non è quello il modello per una società libera”.
La co-portavoce nazionale di Europa Verde, Eleonora Evi, ha ribadito la necessità di mettere al centro il ruolo primario dei consultori come luogo informativo e di prevenzione nel percorso dell’interruzione di gravidanza, con personale sanitario adeguato e formato per garantire la salute delle donne.

Lavoreremo affinché – conclude – il prossimo Parlamento intervenga per garantire la piena applicazione della Legge 194, facendo sì che la necessità di una donna di abortire non sfoci in un calvario fatto di umiliazioni, emarginazione, sensi di colpa, silenzi e disprezzo”.

Il fatto che “Fratelli d’Italia abbia reso praticamente impossibile abortire nelle Marche” , affermazione da cui è partita la bufera che si è scatenata sull’influencer, è stato smentito non solo dallo stesso partito guidato da Giorgia Meloni ma anche dall’associazione Pro Vita Famiglia che ha parlato attraverso il suo portavoce, Jacopo Coghe: “È triste e grave – si legge in una nota – che Chiara Ferragni usi i suoi canali social per diffondere fake news sulla possibilità di abortire nelle Marche col solo scopo di attaccare il diritto all’obiezione di coscienza dei medici che restano fedeli alla loro professione e vocazione, ovvero promuovere la vita e non sopprimerla. Non esiste un solo caso di donna marchigiana che, purtroppo, non abbia potuto sopprimere il figlio che portava in grembo e sia stata invece ‘costretta’ a partorire”.

“Migliaia sono invece -aggiunge- le donne che si sentono costrette ad abortire per mancanza di sostegni materiali e morali, mentre vorrebbero portare avanti la gravidanza e dare alla luce la vita che custodiscono. Un problema che la multimilionaria Chiara Ferragni evidentemente non prende minimamente in considerazione, mentre si tratta dell’unica vera discriminazione in corso in Italia”.

Si tira fuori da ogni polemica Forza Italia che, per bocca del suo vicepresidente, Antonio Tajani, taglia corto sullaa questione: “Se il centrodestra prevalesse alle elezioni c’è l’intenzione di toccare il diritto all’aborto? – ha commentato – Ma per carità. La legge che è in vigore rimane in vigore, poi bisogna aiutare le donne che non vogliono abortire a non farlo, perché l’aborto è sempre un trauma. Ma naturalmente, per chi è obiettore di coscienza bisogna permettere di farlo, ma la legge non è stata assolutamente, nella nostra intenzione, messa a repentaglio”.
In attesa che si spenga lentamente la sterile polemica attorno alla legge 194, le tantissime donne che non vengono tutelate dalle istituzioni, restano in attesa di conoscere quali soluzioni, questo o quel partito, intendano mettere in campo per far sì a queste donne non venga negato alcun diritto.
P.P.

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