Abusi sui minori, la Chiesa svela i suoi numeri - QdS

Abusi sui minori, la Chiesa svela i suoi numeri

Abusi sui minori, la Chiesa svela i suoi numeri

Gabriele D’Amico  |
venerdì 18 Novembre 2022

Pubblicato il primo rapporto della Cei sulle violenze sessuali: 68 sacerdoti coinvolti e 89 vittime negli ultimi tre anni

ROMA – “C’è una presa di coscienza, ma non è abbastanza, sulla realtà degli abusi. Stiamo uscendo dall’idea che i panni sporchi si lavino in casa”. Lo ha sottolineato Lorenzo Ghizzoni, presidente del Servizio nazionale della Cei per la tutela dei minori, in occasione della presentazione del I rapporto nazionale sugli abusi nella Chiesa che ha coinvolto i ricercatori dell’Università Cattolica. Secondo il report, in soli tre anni di attività dei servizi tutela minori diocesani sono state fatte 89 segnalazioni che coinvolgono 68 uomini di Chiesa. A partecipare al report solamente 30 centri di ascolto sui 90 attivi.

A macchiarsi dei presunti crimini non solo chierici e religiosi (45), ma anche laici come catechisti, insegnanti di religione, educatori (23). Questi presunti abusatori (con un’età che va dai 18 a oltre i 60 anni) avrebbero approfittato di minori dai 5 ai 18 anni e di maggiorenni vulnerabili. Una situazione allarmante venuta fuori dal monitoraggio di sole 166 diocesi coinvolte su 226: il 73,4%.

L’indagine è un fake”, ha dichiarato in esclusiva al QdS Francesco Zanardi, presidente dell’associazione di sopravvissuti agli abusi sessuali del clero Rete l’Abuso. “Sono esclusi i dati della GdF, della magistratura e nostri. Oltre a limitare le fonti, invece è stato analizzato un campo di soli tre anni. Nonostante ciò i numeri sono altissimi”. Su 96 contatti sono emerse 89 presunte vittime, in media una per ogni centro di ascolto. Vittime che accusano, nella maggior parte dei casi (24), comportamenti o linguaggi inappropriati. Ma non mancano le denunce per atti di esibizionismo, toccamenti, molestie sessuali, rapporti sessuali, esibizione di pornografia, adescamento online (55). Oltre la metà di questi presunti crimini, il 52,8%, farebbero riferimento a casi recenti. Il restante 47,2% a casi del passato e che le presunte vittime hanno avuto il coraggio di denunciare solo dopo anni.

Ma come sono state gestite queste denunce?

Il rapporto della Cei mette a disposizione il numero delle azioni di accompagnamento offerto a 57 presunte vittime, contro gli 89 casi segnalati. Una differenza che può essere spiegata con il fatto che più segnalazioni potrebbero fare riferimento allo stesso caso. Le azioni sono diverse ma il più delle volte sono state la fornitura di informazioni e aggiornamenti riguardo l’iter della pratica (25 casi: il 43,9%). “Non si capisce – chiosa Zanardi – per le vittime che fanno. Ci mancherebbe che non mi dicono come va il mio processo: non è un regalo, è un dovere”.

Nel rapporto la Cei spiega inoltre che “è stata data la possibilità di incontrare l’Ordinario (14 volte, nda), oppure di seguire un percorso di sostegno psicoterapeutico (8 volte, nda) , o ancora di accompagnamento spirituale (7 volte, nda)”. La Conferenza episcopale italiana ieri ha fatto in parte luce anche su come sono state gestite le segnalazioni dal punto di vista dell’iter burocratico. “A seguito della trasmissione della segnalazione all’Autorità ecclesiastica da parte dei Centri di ascolto, tra le azioni poste in essere sono risultati prevalenti i “provvedimenti disciplinari”, seguiti da “indagine previa” e “trasmissione al Dicastero per la Dottrina della Fede”. Nessun dato sulle segnalazioni alle forze dell’ordine.

Assente l’indagine che guarda agli ultimi 20 anni

Assente alla conferenza stampa di ieri, oltre al presidente della Conferenza episcopale italiana, Matteo Maria Zuppi, è l’indagine contenente i dati del Dicastero per la dottrina della fede inerenti al periodo che va dal 2000 al 2021 (dati che sostanzialmente rappresentano le denunce che dal 2000 ad oggi sono state presentate alle diocesi). In assenza dell’indagine a dare il dato ci ha pensato Giuseppe Baturi (arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei), rispondendo alle domande dei giornalisti presenti in sala. “Negli ultimi venti anni – ha dichiarato – sono pervenuti al Dicastero per la Dottrina della Fede 613 fascicoli dalle diocesi. Su questi dati faremo un’indagine che sarà la prima al mondo di questo genere”. L’arcivescovo ha puntualizzato inoltre che il numero va vagliato in quanto “potrebbe comprendere denunce archiviate o fascicoli relativi ad abusatori seriali. Potrebbe essere maggiore o minore”. Ad essere completamente in disaccordo su questo punto è Francesco Zanardi. “A me ne risultano 3.000, lo so perché ho fonti interne, non 600. Ma va bene lo stesso”.

Insabbiamenti, Ghizzoni: “Che io sappia no”

Un fatto estremamente contestato e scoperchiato già in diversi paesi (dall’America alla Germania) e anche in alcuni casi giudiziari italiani, è la tendenza di alcuni vescovi di coprire i preti accusati di abusi sui minori spostandoli di diocesi in diocesi. Secondo il database di Rete L’Abuso, che mette insieme i casi giudiziari, gli articoli di cronaca e le sentenze italiane, gli ordinari che hanno messo in atto tali comportamenti sono in totale 32. Un dato fortemente negato da Lorenzo Ghizzoni. Alla domanda di un giornalista sull’esistenza di vescovi italiani inadempienti e sanzionati per avere coperto casi di abuso la risposta è stata: “Che io sappia ancora no”. Ribadendo subito dopo che anche se “per la legge italiana non esiste obbligo di denuncia, noi ci siamo assunti l’obbligo morale di incoraggiare le vittime alla denuncia. E, a chi si oppone a denunciare, chiediamo che sia messo per iscritto”.

Don Fortunato Di Noto: “Pregare e agire sempre per le vittime di abuso”

In occasione della giornata che ha scosso la Chiesa Cattolica in Italia è intervenuto Don Fortunato Di Noto, presidente dell’associazione Meter che si occupa di abusi sui minori. “Pregare e agire – dichiara – sempre per le vittime. Non solo nell’emergenza o nei fatti di cronaca che possono emotivamente coinvolgerci. Non solo nell’occasione della II Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi sessuali”.

Per Don Di Noto “le leggi sono efficaci se matura una coscienza collettiva: gli abusi sono un abominio e non c’è giustificazione che possa normalizzare tali nefandezze. C’è una piccola umanità lacerata e negare l’evidenza dei fatti è ulteriore violenza”. Infine, un appello a chi ancora non ha trovato il coraggio di denunciare gli abusi che ha subito.

“È lacerante il fatto che non volete raccontare perché rassegnati o impediti dal dolore, dal sistema dei forti che si coprono l’un l’altro. Il vostro grido, ne sono più che certo, è arrivato al cuore di Dio”.

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