Guerra Ucraina: crisi siderurgia in Sicilia, stop produzione, prezzi alle stelle

La guerra mette in crisi la siderurgia in Sicilia, stop a produzione di acciaio e prezzi alle stelle

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La guerra mette in crisi la siderurgia in Sicilia, stop a produzione di acciaio e prezzi alle stelle

Marianna Strano  |
lunedì 21 Marzo 2022

I prezzi delle materie prime sono ormai alle stelle, in parte anche a causa della guerra Russia-Ucraina che sconvolge gli equilibri e i mercati internazionali. La situazione in Sicilia

Una situazione internazionale esplosiva, i prezzi delle materie prime in aumento, le attività e i cittadini in difficoltà: non si parla d’altro nelle ultime settimane e, purtroppo, non sembra esserci ancora un miglioramento all’orizzonte. La recente evoluzione degli eventi in Ucraina ha peggiorato una situazione internazionale già piuttosto precaria a causa della pandemia e della crisi economica. Tra i tanti settori interessati c’è anche quello siderurgico, che patisce le conseguenze dei cambiamenti repentini sul piano internazionale.

In un approfondimento per QdS.it, sono intervenuti rappresentanti di Federacciai, Siderweb e Acciaierie di Sicilia per illustrare quella che è stata recentemente ribattezzata da Siderweb come una “tempesta perfetta” che ha stravolto il mercato delle materie prime e dell’acciaio in Sicilia e nel resto d’Italia e d’Europa.

Guerra Russia-Ucraina e il mercato dell’acciaio in Italia

La globalizzazione ha portato con sé una serie di cambiamenti, rendendo molti Paesi sempre più dipendenti dal commercio internazionale. Il mercato delle materie prime – soprattutto in Italia – è legato al commercio con Russia e Ucraina, più di quanto si possa pensare. Tante merci arrivano dai due Paesi e i materiali impiegati nel settore siderurgico non fanno eccezione: “Numericamente possiamo dire che da Russia e Ucraina congiuntamente l’Italia importa 2,5 Mton di materie prime siderurgiche (minerale, minerale preridotto, ghisa) e circa 3,5 Mton come somma di semilavorati (2,8 Mton) e prodotti siderurgici piani, lunghi e tubi”, si legge nei dati di Federacciai.

Il settore siderurgico è molto importante in Italia e per quanto riguarda l’importazione di materie prime e semilavorati, il Paese sembra dipendere fortemente da Russia e Ucraina (dati Federacciai in basso).

Ovviamente la guerra in corso è destinata ad avere un impatto sull’approvvigionamento e sulla produzione dei prossimi mesi, ma non è certo l’unico fattore in gioco: “La situazione riguardante le fermate è ovviamente singolare per ogni azienda e dipendente anche da altri fattori come i rincari dell’energia e dei metalli di lega per gli acciai inossidabili (come il nickel) e della materia prima rottame”.

Gli effetti delle sanzioni contro la Russia

Il conflitto in Ucraina ha rotto le consolidate catene di approvvigionamento per le materie prime, dando vita a un momento di incertezza generale. Una delle ultime sanzioni UE contro la Russia ha avuto come protagonista proprio l’acciaio. Quali potrebbero essere le conseguenze per i Paesi sanzionatori – in particolare per l’Italia?

“Il divieto alle importazioni dalla Russia riguarda i prodotti siderurgici già soggetti alle misure di Salvaguardia dell’UE, per un importo di circa 3,3 miliardi di euro. La perdita di tali importazioni sarà compensata con la redistribuzione della stessa sulle importazioni da altri Paesi extracomunitari. L’effetto sarà quello di ridurre le importazioni di quei prodotti dalla Russia e di aumentare, dello stesso volume, le importazioni da altri Paesi terzi. Le imprese europee importatrici non subiranno quindi alcun effetto negativo. Peraltro, tali restrizioni non riguardano prodotti siderurgici di cui le aziende italiane ed europee sono molto dipendenti dalle importazioni russe, come la ghisa e le bramme”, spiega Gianfranco Tosini, analista dell’Ufficio Studi Siderweb.

Sui possibili disagi relativi all’approvvigionamento, aggiunge: “Finché durerà il conflitto, le difficoltà maggiori riguarderanno soprattutto alcune materie prime/semilavorati siderurgici, di cui Russia e Ucraina sono i principali fornitori delle acciaierie e fonderie europee, in particolare carbone, nichel, ghisa e bramme. I prezzi di questi materiali resteranno su livelli elevati, essendo difficilmente sostituibili con importazioni da altri Paesi”.

Fare previsioni è difficile. Lo scenario è incerto e finché la diplomazia e la pace non trionferanno non ci saranno speranze di vedere ripristinati gli equilibri geopolitici ed economici: “Dopo il conflitto ci vorrà del tempo per ritornare alla normalità in quanto le importazioni dall’Ucraina, che riguardano soprattutto carbone e bramme, non potranno essere ripristinate a causa della distruzione delle infrastrutture logistiche”.

Il settore siderurgico in Sicilia

Come sarà la situazione per la Sicilia, regione dove l’economia – impossibile negarlo – è già abbastanza in difficoltà? Per l’isola il settore siderurgico è piuttosto importante e – spiega Giuseppe Cavalli, amministratore delegato di Acciaierie di Sicilia – si trova “al centro di un vasto e articolato ecosistema di economia circolare, fondamentale per il sistema socio-economico locale”.

“Acciaierie di Sicilia è una delle più rilevanti attività industriali dell’Isola: occupa infatti 300 persone. Da un lato, è il terminale della vasta filiera di raccolta di rottame nella quale operano parecchie migliaia di persone; dall’altro, è il punto nevralgico di tutta la vasta attività edilizia”, prosegue Cavalli.

Contrazione di forniture di acciaio e impennata dei prezzi

La degenerazione della situazione in Ucraina ha complicato le cose anche per la Sicilia. “Le sanzioni, e più in generale lo stato di guerra in Ucraina, comportano una pesantissima contrazione di forniture di acciaio e di materie prime usate per la produzione di acciaio che provenivano dalle aree interessate. Questo determina una situazione di shortage, con conseguente impennata dei prezzi. Aumentano dunque i prezzi di vendita, ma anche i costi di produzione. Questi ultimi sono trainati in particolare dall’energia elettrica e gas, dove si registrano prezzi 10 volte superiori all’anno scorso”.

“A fronte dei picchi di prezzo è impossibile riuscire a ribaltare a valle l’incremento folle di costi. Per questo siamo stati costretti a fermare le produzioni, finora solo per qualche giornata, come d’altra parte hanno fatto tante acciaierie in Europa. Purtroppo, in Sicilia registriamo un prezzo dell’energia elettrica più alto che nel resto d’Italia, per non parlare dell’Europa o della Turchia, la concorrente più temibile per le esportazioni di Acciaieria di Sicilia nel Mediterraneo”.

“Inoltre, la grande quantità di energia elettrica eolica generata in Sicilia va tutta a beneficio dei nostri concorrenti anziché avere una ricaduta su Acciaierie di Sicilia. Stiamo aspettando che il Governo intervenga con un sistema di scontistica, detto ‘super-interrompibilità isole’, che ci darebbe un beneficio parziale ma vitale in questo momento difficile”, afferma Cavalli.

Dalle sanzioni al caro prezzi per industrie e consumatori

“La Sicilia importa dalla Russia prodotti siderurgici per un valore di circa 53 milioni di euro, pari al 39% delle importazioni totali. Il 99% dei prodotti importati dalla Russia riguarda laminati (coil e lamiere) piani destinati ai comparti dell’industria meccanica e delle costruzioni. Per quanto riguarda invece i laminati lunghi (tondo per cemento armato, vergella, barre, travi e laminati mercantili), le importazioni dai Paesi in conflitto sono praticamente uguali a zero. Pertanto, le conseguenze dal blocco delle importazioni di prodotti siderurgici dalla Russia potrebbero riguardare alcune imprese locali che trasformano bramme e che lavorano/impiegano coil o lamiere”, afferma Gianfranco Tosini.

Le difficoltà non riguardano solo le industrie. Con i problemi di approvvigionamento e i rincari iniziati già da mesi, infatti, anche per i consumatori la situazione è tutt’altro che rosea. “Ovviamente i danni maggiori per i consumatori di acciaio arriveranno dall’aumento dei prezzi causato dall’impennata dei costi delle materie prime siderurgiche e dell’energia”, aggiunge l’analista di Siderweb.

Mercato dell’acciaio: difficoltà e potenziali soluzioni

Con le preoccupazioni in aumento – sul fronte economico e sociale – e le previsioni sempre più difficili da fare, lo spazio per il dibattito rimane aperto. Si pensa alle soluzioni che potrebbero ridurre l’impatto del conflitto almeno sull’economia, visto che sul fronte dell’emergenza umanitaria la situazione si prospetta perfino più grave e di difficile gestione.

Nuovi mercati di sbocco

Per quanto riguarda il mercato dell’acciaio e l’industria siderurgica a livello nazionale, è possibile per l’Italia provare a guardare a nuovi mercati di sbocco. Su questo argomento, l’analista Gianfranco Tosini commenta: “L’unico mercato che potrebbe fornire le mancate importazioni di ghisa e bramme dalla Russia e dall’Ucraina è quello brasiliano, che è tra i primi tre esportatori mondiali di questi prodotti”.

Sul mercato brasiliano, però, bisogna ancora lavorare: “Attualmente l’Italia importa questi prodotti dal Brasile per quantità quasi irrilevanti, anche per un motivo di carattere logistico che comporta maggiori costi di trasporto e tempi più lunghi di consegna del materiale”.

E per quanto riguarda la Sicilia? Quali soluzioni si auspicano per ridurre – per quanto possibile – l’impatto dell’attuale situazione internazionale sul settore siderurgico? “In primo luogo, bisogna intervenire sul costo dell’energia elettrica per colmare il gap competitivo che Catania (in particolare) vive. In secondo luogo, serve sviluppare con determinazione la logica di circolarità, dove al centro c’è Acciaierie di Sicilia. L’azienda rigenera tutto il rifiuto ferroso che viene prodotto in Sicilia, nel rispetto di un protocollo raccolta rottami sviluppato in sintonia con la Regione, che garantisce tutta la filiera dal punto di vista dell’impatto ambientale e della legalità”, spiega Giuseppe Cavalli.

“Green Steel” futuro della Sicilia

L’amministratore delegato di Acciaierie di Sicilia aggiunge delle considerazioni su cambiamenti che potrebbero non solo mantenere in vita il settore siderurgico ma anche renderlo più “green” e competitivo a livello nazionale e internazionale: “È soprattutto adesso che è necessario intervenire. Nel medio termine il concetto di circolarità si può ulteriormente sviluppare, andando a coprire l’ingente fabbisogno di energia elettrica, necessaria per fondere il rottame, con produzioni da fonti rinnovabili, provenienti dal recupero energetico dei rifiuti (termo-utilizzatore) o da parchi fotovoltaici direttamente collegati all’acciaieria. Con queste scelte avremmo un ‘campione di green steel’ con una originalità unica in tutta Europa”.

In attesa di comprendere con maggiore certezza l’evoluzione della “tempesta” che investe il mercato dell’acciaio, è bene ragionare su come il settore siderurgico può rivoluzionarsi e dare qualcosa in più alla Sicilia e ai siciliani anche in un momento difficile come quello presente. Ancora una volta, in un contesto di incertezza e ansia generale, lo sviluppo sostenibile e l’investimento si rivelano come le risposte più adeguate e auspicabili.

Marianna Strano

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