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Accoglienza ucraini in Sicilia tra solidarietà e protocolli di sicurezza da rispettare

Accoglienza ucraini in Sicilia tra solidarietà e protocolli di sicurezza da rispettare
GUERRA IN UCRAINA, I RIFUGIATI A KORCZOWA IN POLONIA. UCRAINI PROFUGHI. ARRIVO AL CONFINE

Solo il 35% degli ucraini è vaccinato contro il Covid. Claudio Pulvirenti, direttore Ufficio sanità marittima, aerea e di frontiera e il prefetto Forlani raccontano come si affronta l’emegenza

Soltanto il 35% degli ucraini sono vaccinati contro il Covid. Ma quella provocata dal Sars-Cov-2 non è l’unica malattia che spaventa, perché l’Ucraina è un Paese in cui sono endemiche malattie come il morbillo e la poliomielite.

Ciò crea molte preoccupazioni tra le istituzioni sanitarie e politiche italiane che devono riuscire a offrire un servizio di accoglienza rispettoso e al contempo preservare la cittadinanza locale da possibili problemi sanitari.

«Stiamo pensando a tutta la popolazione di profughi ucraini che arrivano da noi applicando una vaccino-profilassi che interessa sia gli adulti sia i bambini, perché c’è una criticità nel numero di piccoli ucraini immunizzati, quindi, sono previste le vaccinazioni contro l’Epatite B, la tubercolosi, l’haemophilus influenzae, morbillo, parotite, difterite, pertosse, rosolia, tetano, cioè tutte quelle vaccinazioni che nel nostro Paese sono obbligatorie – spiega a Qds Claudio Pulvirenti, direttore dell’Usmaf Sicilia (Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera) organo del Ministero della Salute – In particolare, stiamo cercando di vaccinare tutti i bambini contro la poliomielite che ci preoccupa molto perché l’Ucraina è un Paese endemico di polio e recentemente, nel 2021, ci sono stati diversi casi. Inoltre, loro dal 2019 sono investiti da un’epidemia di morbillo che continua attualmente. Ecco perché nasce l’esigenza di seguire una vaccino- profilassi anche per gli adulti».

Accoglienza ucraini in Sicilia tra solidarietà e protocolli di sicurezza da rispettare
Claudio Pulvirenti

Profilassi contro il Covid-19

«Soltanto il 35% della popolazione ucraina è vaccinata contro il Covid, quindi secondo le nostre stime troveremo molti positivi – chiarisce ancora il dottore Pulvirenti – Noi dobbiamo pensare sia all’accoglienza del popolo ucraino, sia alla sicurezza sanitaria del Paese, soprattutto in questo momento in cui la situazione è sotto controllo, abbiamo solo un milione circa di contagiati. Speriamo di essere in una fase finale della pandemia e non vogliamo che questa situazione venga alterata dalla presenza degli ucraini. Per cui noi del Ministero della Salute abbiamo già diramato una circolare alle aziende sanitarie locali, in cui li invitiamo a valutare lo stato vaccinale dei profughi in toto, soprattutto per i bambini.

Tampone entro 48 ore dall’ingresso dei profughi in Italia

Pertanto, quando i profughi arrivano, non solo gli ucraini, devono fare un tampone entro 48 ore dal loro ingresso nel nostro Paese. Se sono positivi vengono invitati ad andare nei Covid Hotel, che fortunatamente abbiamo ancora tenuto in piedi, però per entrare nei centri di accoglienza e integrazione è necessario essere negativi al tampone».

Anche se alcune vaccinazioni sono obbligatorie nel nostro Paese, i profughi non possono essere costretti a vaccinarsi per cui è sempre necessario un consenso esplicito, anche se i mediatori culturali riferiscono che gli ucraini, almeno in questa fase, sono ben disposti nei confronti del protocollo. Ecco come si sta organizzando l’accoglienza tra Catania e Palermo. Parlano il commissario Covid Renato Costa e il prefetto di Palermo Giuseppe Forlani. CONTINUA LA LETTURA

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