Accogliere immigrati: ingegneri e infermieri - QdS

Accogliere immigrati: ingegneri e infermieri

Carlo Alberto Tregua

Accogliere immigrati: ingegneri e infermieri

sabato 17 Settembre 2022

L’Italia non può sostenere oneri

Qualcuno sostiene, senza fondamento, che la carenza demografica del nostro Paese, nel quale i morti sono più dei nati ogni anno, può essere compensata dagli immigrati. Si tratta di una valutazione in malafede perché qui arrivano dei disperati che hanno sofferto la fame, la carestia, la totale insufficienza sanitaria nel loro Paese e molto altro.

Vorremmo sapere da questi soloni come tutta questa gente che arriva possa migliorare il funzionamento dell’Italia sotto il profilo sociale, economico, imprenditoriale o altro.
Qualcuno sostiene che il soccorso umanitario prescinde da queste considerazioni, ma vorremmo che ci spiegassero perché. Infatti ci sembra evidente che essendoci nel mondo circa tre miliardi di poveri sugli otto miliardi dell’intera umanità, se il ragionamento fosse giusto, dovremmo dare da mangiare e dormire ai suddetti tre miliardi di persone, il che è inimmaginabile e impossibile da realizzare.


L’Australia sta trasmettendo bandi internazionali mediante i quali chiede immigrati, cioè gente che vada a lavorare in quel continente. Ma il Paese che fa parte del Commonwealth, cioè sotto la bandiera britannica – oggi rappresentata dal nuovo re, Carlo III, succeduto alla sovrana Elisabetta II, deceduta lo scorso giovedì – è molto esteso e la popolazione ancora è insufficiente.
Poi, l’Australia chiede immigrati qualificati: ingegneri, infermieri, tecnici agricoli, operatori dell’informatica e del digitale e via elencando.

Ecco un Paese saggio, ove una classe dirigente lavora per il bene della sua popolazione, con una Pubblica amministrazione di tipo anglosassone che funziona molto bene e che esegue con precisione e tempismo il volere del potere esecutivo, cioè del governo.
Tornando a noi. Qua lo scenario è opposto e questo ci fa pensare che chi lascia le porte aperte agli immigrati, segua un criterio demagogico, irrazionale, antisociale.

Infatti, se è vero che nel nostro Paese ci sono cinque milioni di poveri – dato di cui dubitiamo perché vi è un sommerso che nasconde la verità – che necessità abbiamo di importare altri poveri che aggravano la situazione? Qualcuno dovrebbe spiegarcelo.

Giorgia Meloni, probabile prossimo premier, ha già dichiarato la sua volontà di creare uno sbarramento al limite delle acque territoriali africane per rimandare indietro i barconi di concerto con le marinerie di quei Paesi e contestualmente aprire le porte delle nostre ambasciate e dei nostri consolati a tutti coloro che vogliono venire in Italia, ma che siano già scolarizzati e possibilmente in possesso di esperienze e di un mestiere.

La povertà, l’abbiamo scritto più volte, si combatte distribuendo ricchezza, non altra povertà. La ricchezza si produce aprendo tutti i cantieri possibili in tempo reale, a livello nazionale e locale, e si produce sostenendo le imprese di qualunque dimensione perché esse producono ricchezza. Ma, d’altro canto, occorre aumentare fortemente i controlli, soprattutto su quelle più piccole, perché va debellato uno dei cancri più micidiali del nostro Paese: il lavoro in nero.
Esso provoca che i dipendenti non vengano pagati secondo i contratti, non ricevano i contributi da accantonare per la pensione, comportando un mancato gettito tributario di cui il Paese ha bisogno come l’aria.


Perché non possiamo accogliere questi immigrati? Perché sono loro che hanno bisogno di tutto, mentre noi abbiamo bisogno di persone che facciano crescere il nostro Paese.
In più non possiamo assistere decine di migliaia di persone perché le risorse non ci sono, perché il debito pubblico cresce a dismisura e perché stiamo entrando in una fase recessiva che, ci auguriamo con tutto il cuore, si eviti nel prossimo 2023. Ma i segnali sono tutti in senso negativo, almeno per il momento, a cominciare dall’ultimo dello scorso giovedì e cioè il pesante aumento del tasso di interesse dello 0,75 per cento che la Bce ha deliberato.

D’altra parte, non possiamo più fare debito – quello che stupidamente è chiamato scostamento – perché salterebbero i parametri in base ai quali l’Ue eroga i fondi del Pnrr.
Dobbiamo prima pensare ai nostri cinque milioni di poveri, se il dato è veritiero, ripetiamo, poiché non abbiamo le risorse per sostenere altri poveri. Ci vogliono buon senso e realismo.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017