La strada verso l’accordo di pace per porre fine alla guerra di Gaza è ancora lunga e tortuosa: il “sì” di Hamas si fa attendere. Una fonte vicina al gruppo rivela che sarebbe stato richiesto l’intervento di mediatori arabi – da Qatar ed Egitto – per “chiarire alcuni punti e clausole del piano” proposto da Trump.
Il piano è invece stato accettato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, che però ha sottolineato il “no assoluto” al riconoscimento della Palestina e agli interventi di Hamas e dell’Anp nella nuova governance della Striscia di Gaza.
Accordo di pace per Gaza, Hamas chiede modifiche
Secondo l’emittente Al-Arabiya, Hamas avrebbe ribadito ai mediatori interpellati “il proprio diritto di proporre modifiche al piano, sottolineando come lo stesso premier israeliano Benjamin Netanyahu abbia già apportato cambiamenti analoghi”. Una delle richieste avanzate dal gruppo è quella di affidare la gestione post-bellica della Striscia di Gaza non a un ente internazionale – il comitato tecnico apolitico supervisionato da un “Consiglio della Pace” internazionale, con gli USA in testa, auspicato da Trump – ma a “un comitato palestinese“.
Non finisce qui, però. Hamas avrebbe richiesto anche un’opportuna distinzione tra “armi offensive e difensive” – cercando quindi di evitare il disarmo totale facendo riferimento alla loro legittimità in base alle normative internazionali in vigore -, più l’aggiunta nell’accordo di pace di un “divieto di ritorno militare israeliano” e la definizione di un “cronoprogramma chiaro e dettagliato per il ritiro completo delle forze israeliane da Gaza”.
Per quanto riguarda l’artefice del piano di pace, il presidente statunitense Donald Trump ha chiesto risposte da Hamas entro “tre-quattro giorni”. “I Paesi arabi hanno firmato, i Paesi musulmani hanno firmato, Israele ha firmato. Stiamo solo aspettando Hamas: o accetterà o non accetterà. E se non lo farà, sarà una fine molto triste”, queste le sue parole alla stampa.
La difficile mediazione con Netanyahu e l’avvertimento di Trump
Il ritiro totale di Israele dalla Striscia di Gaza – anche in caso di rilascio degli ostaggi entro le 72 ore previste dall’accordo – appare assai improbabile. In più, come già menzionato, Netanyahu ha ribadito il “no” alla costituzione di uno Stato palestinese. “Non è previsto dall’accordo discusso con Trump”, ha detto, anche se nel piano in 20 punti per la pace a Gaza un riferimento a una riforma dell’Autorità Palestinese c’è.
Radicali in Europa
Nel frattempo, il clima di odio e violenza scatenato dalla guerra a Gaza attraversa i confini del Medio Oriente e arriva nel cuore dell’Europa. Nelle scorse ore a Berlino sono stati arrestati tre presunti membri di Hamas, accusati di terrorismo per aver tentato di progettare un “grave atto di violenza in Germania” ai danni di “istituzioni ebraiche e israeliane”. Il fermo – spiega il Der Spiegel – sarebbe avvenuto mentre i sospetti stavano prendendo in consegna delle armi. Adesso il caso finirà nelle mani della Corte Federale di Giustizia.
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Foto di Mohammed Ibrahim su Unsplash

