ACIREALE – “Realizzeremo un’opera che resti a memoria dei nostri concittadini che hanno portato e portano la nostra Acireale nel mondo e mai la dimenticano”. Era ottobre del 2017, quando l’allora sindaco Roberto Barbagallo commentava la notizia del lascito che il cavaliere Mario Marano aveva disposto nelle proprie ultime memorie in favore della città da cui giovanissimo era partito in cerca di fortuna negli Stati Uniti. Nel testamento, Marano, che in New Jeasey si laureò in Scienze commerciali per poi ricevere incarichi di prestigio nella pubblica amministrazione ed essere nominato rappresentante del Centro orientamento emigranti siciliani, aveva destinato 280mila dollari, ripartiti tra il Comune, la Fondazione Teatro Bellini e la Diocesi.
Nel primo caso, la somma – centomila dollari – sarebbe dovuta servire per la realizzazione di un’opera in memoria degli emigranti. Un omaggio a chi come lo stesso Marano aveva lasciato la terra d’origine. “La statua deve rappresentare una famiglia di quattro persone (genitori e due figli) che camminano verso l’oceano in direzione di un’altra terra molto distante e, allo stesso tempo, guardano indietro come se non volessero lasciare tutto dietro a loro – si legge nelle ultime volontà di Marano –. La famiglia è in procinto di emigrare verso una terra lontana con varie emozioni: da una parte vogliono andare avanti alla ricerca di questa nuova avventura ma sono quasi distrutti dal fatto che stanno per lasciare la loro terra natia, familiari ed amici senza sapere se ritorneranno mai al loro luogo di nascita. La statua – veniva specificato – dovrebbe essere eretta in un punto alto della città di Acireale (possibilmente all’interno della villa Belvedere) prospiciente il mar Ionio”.
A distanza di ormai sei anni – l’eredità è stata ricevuta concretamente nel 2019 – le volontà di Marano sono state soltanto in parte attuate: a eccezione dei soldi donati alla Diocesi, con cui si è lavorato alla riqualificazione del campanile…

