L’acqua è un immenso dono di Dio ma richiede la collaborazione dell’uomo
Circa trenta anni fa partecipai ad una spedizione alpinistica in Pakistan. Andammo in camion da Islamad a Skardu base di partenza verso le grandi montagne del Karakorum e poi a piedi, attraverso enormi ghiacciai, sino al campo base del K2. Fu un viaggio affascinante nell’acqua.
Nel primo lungo tratto da Islamad a Skardu la strada corre a mezza costa parallela al fiume Indo che corre tumultuoso sul fondo valle, raccogliendo tutta l’acqua proveniente dalle grandi montagne dal Nanga Parbat a quelle della catena del Karakorum. Nel secondo tratto da Skardu al campo base del K2 si cammina per giorni sugli immensi “depositi d’acqua” che sono i ghiacciai del Karakorum.
A Skardu stavo ammirando lo spettacolo del fiume che scende tumultuoso dalle montagne, quando mi si avvicinò un distinto signore, che poi seppi essere un funzionario del Ministero dell’Agricoltura del Pakistan, che mi disse: “Vede quanta acqua meravigliosa; questa potrebbe essere una grande ricchezza e una benedizione enorme per il nostro paese, ma poiché non sappiamo governarla in modo adeguato troppo spesso quest’acqua è solo fonte di grandi sventure per il nostro popolo”.
Questo episodio sintetizza il senso di quello che voglio dirvi. L’acqua è un immenso dono di Dio, come la vita. E’ la vita. Ma richiede la collaborazione dell’uomo, il suo impegno, la sua competenza, i suoi investimenti, le sue imprese, affinché porti beneficio agli uomini, a tutti gli uomini, e non diventi, invece, fonte di sventure.
Come, proprio quest’anno, l’acqua lo è stata con immense inondazioni proprio in Pakistan, come lo è stata da noi, con gravi sofferenze e danni inferti alla popolazione e al territorio delle Marche, solo a causa di un temporale un po’ più intenso del solito, come lo è stata in passato con l’immensa inondazione del Polesine che creò una vera e propria emigrazione di popolo, con l’inondazione di Firenze, con la catastrofe annunciata dell’ondata della diga del Vajont e prima della diga di Gleno, con Genova in ginocchio per due ruscelli esondati e con tante e tante altre sventure che colpiscono, con perversa continuità, il nostro Paese, quasi sempre per mancanza di buon governo delle acque.
In Lombardia, in particolare nelle nostre due province, siamo fortunati perché Dio ci ha donato un sistema naturale delle acque ricco ed equilibrato, estremamente razionale, governabile. Il più grande cantore del sistema delle acque lombarde resta Carlo Cattaneo (nel suo “Notizie naturali e civili sulla Lombardia (1844).