La maggior parte della superficie terreste è ricoperta di acqua, così come una parte del sottosuolo è attraversato da essa. Per questa ragione il problema della siccità non dovrebbe esistere, anche se la situazione è più complessa di così.
Da un canto, vi sono le ragioni climatiche: la mancanza d’acqua, sotto qualunque forma, in alcuni territori li rende desertici e inospitali per molte specie. Dall’altro, vi sono ragioni politiche, sociali ed economiche: mancanza di investimenti nelle infrastrutture di trasporto dell’acqua, inquinamento delle fonti, cattiva distribuzione, sprechi e così via. Riguardo agli sprechi, pensate che l’acqua degli scarichi dei gabinetti è acqua potabile!
Dunque, l’acqua c’è e ce n’è in abbondanza; il problema è la sua distribuzione, ma questo può essere risolto in diversi modi.
Un modo sono i dissalatori, che trasformano l’acqua salata in acqua potabile e irrigabile. Tuttavia, questo processo è molto energivoro e costoso, infatti un metro cubo di acqua potabile dissalata portata al rubinetto costa circa tre volte in più rispetto a quella che proviene dalle falde acquifere.
Il polo arabo, costituito da Arabia Saudita, Qatar ed Emirati, ha già risolto il problema della siccità in quei territori creando per centinaia di chilometri reti che trasportano l’acqua proveniente dal mare, a monte dissalata.
In quei Paesi, ovviamente, non esiste il problema dell’energia perché essa è prodotta a partire dalle fonti fossili che si trovano in abbondanza nelle viscere di quei territori, anche se l’attuale principe dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman, sta realizzando un progetto dei più ambiziosi, vale a dire l’installazione di centinaia di impianti che utilizzano l’energia rinnovabile, con ciò evitando di utilizzare il petrolio del proprio sottosuolo, che vende agli altri Paesi, “liberi” di inquinarsi.
Nel nostro Paese non vi è problema di siccità perché le Alpi e la dorsale Nord-Sud degli Appennini sono serbatoi di acqua di notevole quantità. La questione c’è nel Sud e nelle Isole, non perché manchi l’acqua, ma perché le infrastrutture di prelevamento e adduzione sono fatiscenti, con perdite del prezioso liquido in quantità abnormi, che raggiungono anche il cinquanta per cento.
Per venire alla nostra Isola, abbiamo bacini che abbisognano di urgenti riparazioni, dighe che non si possono riempire perché hanno grossi danni, reti idriche che perdono dalla fonte ai rubinetti, dissalatori abbandonati e via enumerando.
Nel mondo, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, vi sono circa 2,4 miliardi di esseri umani che non hanno accesso regolare ad acqua potabile sicura per le ragioni prima descritte, con la conseguenza che non possono lavarsi, bevono acqua inquinata e sono vittime di malattie che potrebbero essere evitate se solo fossero fatti gli investimenti per distribuire equamente l’oro blu.
Le civiltà del mondo avanzate economicamente non si curano di queste popolazioni che vivono in uno stato di indigenza, mentre le regole etiche imporrebbero esattamente il contrario. Sarebbe necessario che i Paesi ricchi economicamente redistribuissero le loro fortune (ottenute anche grazie allo sfruttamento dei Paesi poveri economicamente, ma dotati di abbondanti risorse naturali), per permettere a tutti una vita degna di questo nome.
Tale cattiva redistribuzione dell’acqua è accentuata dai fenomeni climatici in corso: il riscaldamento globale sta provocando sempre di più fenomeni climatici estremi come piogge torrenziali o siccità ove prima vi era un clima mite.
Intendiamoci, oggi non passiamo in rassegna i massimi sistemi perché sarebbe del tutto inutile, tuttavia, riteniamo necessario sottoporre alla vostra riflessione i comportamenti delle specie umana, che dovrebbero essere improntati alla solidarietà e al soccorso reciproco, ma di fatto non è così, anzi accade esattamente il contrario.
Di fronte a questi bisogni essenziali sentiamo da più parti gente che parla di armi, guerre, distruzione, in un clima sempre più surreale che esce dallo scenario della convivenza fra esseri umani, essenziale per la loro sopravvivenza.
Ricordiamo che la specie umana è l’unica che si sta procedendo verso l’autodistruzione.

