PALERMO – Le acque siciliane sono sempre più tossiche. L’Arpa Sicilia ha reso noto il rapporto pesticidi per il quadriennio 2017-2020, in cui sono state valutate le caratteristiche e gli andamenti della contaminazione da pesticidi delle acque interne del territorio siciliano. I risultati sono più che allarmanti, addirittura drammatici: la contaminazione interessa oltre l’80% dei campioni di acque superficiali ed il 50% dei campioni di acque sotterranee. Nelle acque superficiali, le sostanze che maggiormente determinano i superamenti sono il Glifosate nel 41% dei casi e l’Ampa (acido amminometilfosfonico) nel 39%.
L’Imidacloprid e il Diuron, che rientrano rispettivamente tra le sostanze della lista di controllo (Watch list) e le sostanze prioritarie della direttiva acque, sono rinvenute in tutti gli anni di monitoraggio con frequenze che vanno dal 10 al 2% per l’insetticida e dall’1% al 3% per il diserbante. Nelle acque sotterranee il numero più elevato di casi di superamenti è riconducibile ai fungicidi Carbendazim e Metalaxyl, con frequenze di superamento dell’Sqa (la concentrazione di un particolare inquinante o gruppo di inquinanti nelle acque) rispettivamente dal 10 al 3% e dal 10 al 4 %. Si riscontrano, inoltre, livelli di Glifosate superiori all’Sqa con frequenze dal 4 all’1%.
Da segnalare la presenza dell’Oxadixyl, principio attivo revocato dal 2003, con frequenze che vanno dal 4 al 2%, evidenza che potrebbe essere riconducibile ad una contaminazione storica, anche a dimostrare come la pulizia delle acque richieda tempo, anche anni, per cui bisogna fare molta attenzione a utilizzare dei pesticidi spesso effettuati con noncuranza.
I dati del documento redatto da Arpa Sicilia non sono fini a se stessi o per mera consultazione, ma sono di riferimento per l’aggiornamento del Piano di tutela delle acque della Sicilia e per l’adozione del Piano di Azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. In particolare nelle aree del territorio regionale dove è più consistente l’impiego di fitofarmaci, i livelli di contaminazione sono causa principale del declassamento dello stato di qualità ambientale della risorsa idrica.
“Nella prospettiva degli obiettivi fissati dalla strategia Ue ‘Farm to Fork’ nell’ambito del ‘Green Deal’ sul clima, la costituzione in ambito regionale di un ‘tavolo’ inter-assessoriale contribuirebbe ad un percorso volto all’individuazione di strategie sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari confacenti alla complessa realtà dell’agricoltura siciliana” suggerisce la direttrice Lucia Antoci dell’unità laboratori Ragusa di Arpa Sicilia, che aggiunge nelle conclusioni della relazione: “Rimane di prioritaria importanza in ambito regionale il tema dell’individuazione delle Zone vulnerabili da prodotti fitosanitari, per l’attuazione di misure appropriate alla difesa delle risorse idriche, la tutela sanitaria e di rilevanti comparti ambientali, inclusa l’entomofauna e gli altri organismi utili alle colture”.
La difesa delle risorse idriche, infatti, si conferma di centrale importanza nel panorama degli inquinanti prioritari e per le strategie di riduzione dei livelli di contaminazione che le odierne politiche di sostenibilità sono chiamate ad affrontare. In Europa, infatti, permane una sostanziale dipendenza della moderna agricoltura dai prodotti organici di sintesi compresi quelli a più alto rischio per l’uomo e per l’ambiente, e le azioni intraprese della commissione e dagli Stati membri per promuovere l’uso sostenibile dei pesticidi sono caratterizzate da progressi limitati, alternative all’impiego di prodotti organici di sintesi esigue ed eccessivo ricorso alle autorizzazioni di emergenza dei prodotti fitosanitari ritirati dal mercato. L’obiettivo è quello di superare queste carenze, rendendo giuridicamente vincolante in ambito Ue la riduzione, entro il 2030, del 50% sia dell’uso di pesticidi sia dei rischi legati al loro impiego.