Oltre un milione e trecentomila passeggeri trasportati ogni anno. Circa 400 milioni necessari per la realizzazione dell’infrastruttura. Un piano di investimenti destinato a produrre centinaia di posti di lavoro sul territorio. Stime su stime, ma al momento nulla di più. Stiamo parlando del progetto dell’aeroporto del Mediterraneo, noto anche come aeroporto della Valle del Mela.
Siamo in provincia di Messina, a una trentina di chilometri dal capoluogo in direzione Palermo. L’aeroporto sarebbe un’opera necessaria per rilanciare lo sviluppo economico e turistico della Sicilia orientale e della quale si è tornati a parlare martedì mattina, a palazzo Zanca, nel corso della Commissione ponte sullo Stretto.
Un aeroporto fattibile attraverso un’operazione di project financing, secondo la Sciara Holding Ltd, società londinese rappresentata dal ceo Fabio Bertolotti. La redazione dei vari elaborati è stata affidata alla Sistemi srl, società d’ingegneria di Lino Maio, proprio loro sono stati tra gli ospiti che hanno parlato del progetto alla città di Messina.
Con loro, a parlarne sono stati Roberto Di Pietro, Coordinatore Generale del Project Finance dell’aeroporto del Mediterraneo e Piero Benvenuto, componente della Business Unit, esperto aeronautico e in presentazione istanze di certificazioni aeroportuali, amministratore delegato compagnia aerea del gruppo e consulente aeroporto di Bolzano.
Situato idealmente tra Milazzo e Barcellona Pozzo di Gotto, lo scalo di cui si parla da almeno vent’anni avrebbe dovuto rappresentare una nuova porta per il Mediterraneo, capace di attirare flussi turistici e commerciali, in particolare nel settore delle merci. Ma al di là di annunci e presunti gruppi imprenditoriali che negli anni hanno cercato pubblicità all’ombra dell’infrastruttura, l’aeroporto non è mai stato costruito.
L’idea originaria è stata avanzata da diverse realtà locali, tra cui Confcommercio e amministrazioni del territorio, che hanno evidenziato il potenziale impatto positivo sull’economia locale: non solo l’area mamertina, ma soprattutto il comprensorio dei Nebrodi, delle Isole Eolie e l’entroterra di una delle province più estese dell’Isola come quella peloritana.
Il progetto è stato rilanciato a più riprese nel tempo, come nel caso della società Sciara Holding, che proponeva un finanziamento privato per realizzare lo scalo, anche in partnership con investitori esteri come Credit of London. Ma a frenare tutto fu il governo.
Uno dei principali ostacoli alla realizzazione dell’aeroporto è stato infatti il Piano nazionale degli aeroporti, approvato dal governo italiano e condiviso con le Regioni, inclusa la Sicilia. Questo piano non prevede la costruzione di nuovi scali né pubblici né privati nella regione.
A entrare nel merito è stato anche Vito Riggio, ex presidente dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (ENAC), parlando di eventuali deroghe al Piano che avrebbero necessariamente richiesto l’intervento diretto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Mit che però non si è mai espresso in favore del progetto.
Per questa ragione alcuni politici locali hanno scritto all’attuale numero uno del Mit e vicepremier Matteo Salvini, proponendo l’inserimento dell’aeroporto all’interno del piano di opere compensative pensate per il territorio peloritano nell’ottica del ponte sullo Stretto.
Lettera firmata da Mario Biancuzzo, responsabile degli enti locali della Sesta Municipalità per sottolineare l’urgenza di una infrastruttura vitale per un territorio distante da qualsiasi aeroporto e che soffre a livello economico la mancanza di uno sviluppo organico.
Ma le resistenze non sono finite qui. La Sicilia è già servita da diversi aeroporti operativi, tra cui Catania-Fontanarossa e Palermo-Punta Raisi, i quali coprono gran parte delle esigenze regionali di trasporto aereo. Alcuni esperti hanno sottolineato che un nuovo aeroporto in provincia di Messina potrebbe essere non sostenibile, sia in termini finanziari che di traffico aereo.
Stando ai numeri diffusi nell’ultimo report di Assaeroporti, i passeggeri degli scali siciliani da gennaio a settembre hanno fatto registrare dati in chiaro scuro per alcune realtà. Catania con 9.525.602 (+18,0%) si conferma sesto aeroporto nazionale e primo dell’Isola. Nono a livello nazionale è Palermo con 6.964.095 (+10,0%). Bene anche Lampedusa con 305.022 passeggeri (+4,7%).
A restare al di sotto dei propri numeri, invece, lo scalo di Trapani. Con 883.231 passeggeri, l’aeroporto ha fatto segnare un -21,7% sullo scorso anno. Numeri non troppo diversi dal piccolo aeroporto di Comiso, in provincia di Ragusa, che ha cercato di ritagliarsi un ruolo nei voli turistici e charter, ma fatto segnare soltanto 217.178 passeggeri e un -18,7% nel traffico registrato.
Dubbi che alimentano l’esigenza di un nuovo scalo nell’Isola, che per la posizione ipotizzata sarebbe comunque centrale nei flussi di comunicazione della provincia peloritana. Proprio gli abitanti di Messina sono negli anni stati costretti a eleggere il Fontanarossa come aeroporto di riferimento per la città nonostante la vicinanza con l’Aeroporto dello Stretto di Reggio Calabria, che bene sta facendo nell’operazione commerciale del suo rilancio.
La mancanza di un’integrazione con il sistema infrastrutturale esistente, in particolare per i collegamenti ferroviari e stradali, ha rappresentato un ulteriore limite alla sussistenza del progetto. Limiti che potrebbero però passare in secondo piano per via delle attuali opere che proprio in Sicilia stanno portando avanti Anas, Cas e Rfi, in diversi cantieri per tramite della WeBuild, la stessa azienda in predicato della realizzazione del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria.
Secondo stime preliminari, la costruzione dell’aeroporto avrebbe richiesto un investimento di almeno 400 milioni di euro. Questo budget, in linea con altri progetti simili in Italia, avrebbe coperto la costruzione di una pista, un terminal passeggeri e le infrastrutture logistiche di base. Ulteriori costi per eventuali espansioni future o collegamenti infrastrutturali, come strade e ferrovie, avrebbero aumentato l’investimento complessivo.
Lo sviluppo infrastrutturale passa anzitutto dal raddoppio ferroviario nel triangolo Messina – Catania – Palermo e da uno sviluppo delle reti anche in altre aree dell’Isola. A tal proposito, c’è in campo un investimento da 22 miliardi di euro: mai così tanti dal dopoguerra. Un investimento che però riguarda anche le autostrade siciliane per un totale, stimato dal vicepremier Salvini nel corso della sua visita di Messina dello scorso 31 maggio, di 33 miliardi di euro. Nonostante i numerosi fallimenti, l’idea di un aeroporto in provincia di Messina continua a emergere nel dibattito pubblico. Le autorità locali e alcuni imprenditori vedono ancora nello scalo un’opportunità per valorizzare il territorio e ridurre l’isolamento economico. L’aeroporto del Mediterraneo rimane, per ora, un sogno nel cassetto, simbolo delle ambizioni e delle difficoltà di un territorio che cerca di rilanciarsi e che il turismo, con numeri da record fatti registrare in ambito croceristico, sta già premiando. Nella speranza che non faccia la fine dell’Aeroporto di Agrigento.