Home » Affari regionali, Calderoli ministro e la sfida delle autonomie regionali

Affari regionali, Calderoli ministro e la sfida delle autonomie regionali

Affari regionali, Calderoli ministro e la sfida delle autonomie regionali
Roberto Calderoli, Afffari Regionali e Autonomie

Roberto Calderoli, leghista della prima ora, è il nuovo ministro degli Affari regionali. Per lui l’obiettivo di portare a casa la riforma delle autonomie regionali, battaglia storica del Carroccio che potrebbe alla fine vedere la luce in questa XIXesima legislatura. Bergamasco, 66 anni compiuti il 18 aprile scorso, medico ospedaliero specializzato in chirurgia maxillo-facciale, Calderoli nei due governi Berlusconi della quattordicesima legislatura ricopre l’incarico di ministro delle Riforme dove viene chiamato il 20 luglio del 2004 per sostituire Umberto Bossi.

E proprio da quel dicastero guida l’iter del disegno di legge costituzionale che introduce nell’ordinamento la devolution e il premierato, poi bocciato però nel referendum. Nella legislatura è tra i firmatari del disegno di legge elettorale che sarà poi conosciuto come Porcellum. Legge che la Corte costituzionale nel 2013 dichiara incostituzionale.

Ai vertici della Lega Lombarda a partire dalla metà degli anni Novanta, Calderoli approda in Parlamento per la prima volta alla Camera nel 1992 e viene riconfermato nel 1994 e nel 1996, in questi ultimi due casi vincendo nell’uninominale. Nel 2001 invece sceglie la via di palazzo Madama e l’elezione a senatore lo porta poi alla nomina di vicepresidente del Senato, prima di passare al ministero delle Riforme.

Con Bossi comunque leader indiscusso, prima del ritorno in prima linea del ‘senatur’ gestisce il partito insieme a Roberto Maroni, Roberto Castelli e Giancarlo Giorgetti, svolgendo una sorta di ruolo di ‘primus inter pares’, in quanto coordinatore delle segreterie nazionali del partito. Con l’avvento di Salvini diviene uno dei consiglieri più ascoltati, sfiorando l’elezione alla presidenza del Senato, in una sfida persa al photofinish con il meloniano Ignazio La Russa. Restano agli atti anche alcune invettive a carattere razzista (finite in tribunale) contro l’allora deputata dem Cécile Kyenge.