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Palermo e la voragine degli affitti, quasi 6 milioni di euro bruciati: la mappa delle spese

Palermo e la voragine degli affitti, quasi 6 milioni di euro bruciati: la mappa delle spese
Affitti

Il capitolo più pesante riguarda le scuole: ogni anno il Comune destina 3,9 milioni di euro alla locazione di edifici scolastici

Oltre 5 milioni e 700mila euro. Questa la cifra spesa ogni anno (dati pubblici 2025) dal Comune di Palermo per i canoni di locazione di uffici, scuole, magazzini, archivi, alloggi e strutture teatrali. Una cifra che, letta dentro le righe di bilancio, assume i contorni di una vera emergenza finanziaria e gestionale.

Gli edifici scolastici

Il capitolo principale di spesa coinvolge principalmente i fitti dovuti per gli edifici scolastici: basti pensare che a Palermo si tratta di un esborso superiore ai 3 milioni e 700 mila euro. Per il Comune di Napoli, in base all’ultimo documento pubblicato lo scorso 23 luglio, il canone totale dei fitti passivi (quindi la somma tra scuole e municipalità e uffici pubblici) ammonta ad appena un milione e 175mila euro. A Firenze, sempre in base all’ultimo documento disponibile risalente a circa un anno fa, l’esborso comunale è di poco meno di 640mila euro.

Come è facile comprendere, quella palermitana è una somma sproporzionata. Palermo continua a pagare canoni elevatissimi, spesso frutto di contratti stipulati decenni fa, mai rinegoziati e rimasti invariati negli anni. Nel 2024 Palazzo delle Aquile ha incassato appena 2,8 milioni di euro dagli immobili di sua proprietà concessi in locazione. Il saldo racconta di un passivo annuale di circa 3 milioni di euro. E mentre la Sicilia attende di capire quante risorse saranno spese e quante andranno perdute per il capitolo PNRR, Palermo si ritrova a gestire una voragine finanziaria autogenerata.

L’anagrafe di viale Lazio e l’intervento del Comune

Se c’è un simbolo dello spreco, quello è l’anagrafe di viale Lazio. Ogni anno costa al Comune 525 mila euro, molto più di quanto spenderebbe per acquistare un bene equivalente, secondo le stime degli atti patrimoniali. Il contratto di locazione è in vigore da oltre trent’anni. Mai rinegoziato, mai aggiornato rispetto al reale valore di mercato. Il Comune se n’è accorto e grazie al pronto intervento dell’assessora al Patrimonio Brigida Alaimo, ha detto basta alle spese folli avviando proprio negli scorsi giorni il trasferimento dell’Ufficio Anagrafe dalla sede di viale Lazio ai locali di via Ausonia. 

La collocazione dell’archivio cartaceo, consultato quotidianamente anche dalle forze dell’ordine, resta un punto cruciale – spiega la nota diffusa dal Comune -: deve rimanere vicino agli uffici operativi. Per questo è stato pubblicato un avviso rivolto ai proprietari privati per la ricerca di locali idonei, con un risparmio stimato in oltre 500.000 euro annui. L’avviso è online dal 18 novembre 2024 nella sezione “Avvisi” del sito comunale e resterà attivo fino al 31 dicembre 2025″.

Parallelamente, dal 21 novembre 2025 al 30 gennaio 2026, sarà pubblicato l’Avviso di vendita degli immobili comunali, parte del programma di razionalizzazione e valorizzazione del patrimonio pubblico. L’obiettivo è dismettere immobili non più funzionali e generare nuove risorse per servizi e interventi. Gli immobili, in gran parte nel centro storico, sono stati selezionati secondo criteri tecnici e approvati dal consiglio comunale nel Piano delle Alienazioni”.

Lo spreco generale non è però un caso isolato. Circa 1,9 milioni della spesa totale, pari al 34,5%, riguardano uffici, archivi, alloggi e magazzini. Nelle pieghe dei bilanci compaiono contratti longevi, alcuni risalenti agli anni Ottanta e Novanta. E anche quando l’amministrazione è riuscita a tagliare qualcosa – come la postazione di via Zisa da 437 mila euro l’anno – i risparmi ottenuti non hanno condotto a un pareggio di bilancio.

La storia recente registra anche alcuni tagli virtuosi, come i depositi del Teatro Massimo di via Buonriposo e via Langer, che tra 2015 e 2023 erano costati complessivamente quasi 2,5 milioni di euro. Eliminati quei fitti, il Comune ha finalmente allentato una pressione che durava da quasi un decennio. Ma subito dopo emergono le altre anomalie. Ci sono contratti scaduti da anni, ma ancora attivi: cinque edifici su undici si trovano in stato di “occupazione”, cioè privi di contratto in vigore ma con il canone che continua a essere pagato regolarmente.

Scuole in affitto da trent’anni: 3,9 milioni per strutture che non appartengono alla città

Il capitolo più pesante, come detto, riguarda le scuole. Ogni anno il Comune destina 3,9 milioni di euro alla locazione di edifici scolastici, la quota più grande dell’intera spesa per affitti. Nel 2024 erano 36 gli immobili utilizzati come scuole ma appartenenti a privati. Dieci anni fa erano 47. La scuola media Marconi e la scuola Silvio Boccone risultano tra gli esborsi più sostanziosi. E poi ancora i locali dei servizi educativi di via Notarbartolo, che richiedono al Comune 248 mila euro. Senza dimenticare via Brigata Aosta (245 mila) e via Attinelli (244 mila).

Un patrimonio che rende troppo poco: Monte Pellegrino, Zisa e Barbera

L’altro lato della medaglia riguarda ciò che il Comune incassa. Nel 2024 Palazzo delle Aquile ha percepito circa 2,8 milioni di euro dando in concessione immobili e aree di sua proprietà. La cifra è bassa rispetto al potenziale. La fonte più redditizia è Monte Pellegrino, dove varie aree vengono affittate a operatori radiotelevisivi e delle telecomunicazioni. Una singola porzione del monte vale 570 mila euro l’anno. Segue l’area dei Cantieri Culturali alla Zisa, con un introito di 93 mila euro per le strutture che ospitano Spazio Nuovo, Spazio Ducrot, Grande Vasca e la Sala Blu Cobalto. Lo stadio Renzo Barbera genera 172 mila euro l’anno, ma la cifra è destinata a cambiare con il rinnovo della concessione pluriennale al Palermo FC. Altri introiti derivano dai chioschi dei giardini pubblici, come il bar del Giardino Inglese che vale 44 mila euro.

Sprechi strutturali e nodi politici: perché Palermo spende più delle altre città

Perché Palermo spende così tanto? Le cause sono diverse. La prima è la mancata rinegoziazione dei contratti, rimasti invariati per decenni. La seconda è la scarsità di immobili comunali agibili, che costringe l’amministrazione a ricorrere al mercato privato anche per servizi essenziali come scuole e anagrafe. La terza è l’assenza di una politica patrimoniale programmata, con piani di razionalizzazione mai conclusi e investimenti strutturali rimandati di anno in anno. Una situazione che, nel corso di incontri pubblici, la stessa assessora al Patrimonio del Comune di Palermo Brigida Alaimo ha definito “insostenibile”.

Molto passerà, come ha confermato la stessa assessora, dal mega complesso scolastico di via Ugo La Malfa. Si tratta di un bene confiscato alla mafia nel 2001 e per 24 anni lasciato all’abbandono e all’incuria. Adesso, dopo un lungo iter autorizzativo, come raccontato proprio dal QdS, è arrivato il via libera definitivo per la realizzazione di un polo studentesco all’interno del complesso, oggi ridotto a scheletro di cemento e rifugio per senzatetto e disperati.

Grazie a un finanziamento da 25 milioni di euro provenienti da fondi PNRR, il polo diventerà un grande campus scolastico per 2.600 studenti. Per un modello di rigenerazione urbana prioritario per tutta la Città metropolitana. E se l’impresa è pronta a partire entro i primi mesi dell’anno nuovo, bisogna comunque correre: i fondi saranno disponibili solo entro la prossima estate.

Una scelta politica e amministrativa: il futuro del patrimonio pubblico

L’amministrazione ha annunciato l’avvio di un piano di revisione, ma i risultati si vedranno solo nei prossimi anni. Sarà definito un quadro finanziario stabile e vincolante che passerà attraverso un piano di verifica e ricognizione degli immobili comunali. Servirà comprendere adesso quali affitti eliminare nei prossimi anni e quali, invece, le strutture che continueranno a essere indispensabili per la pubblica amministrazione.