Home » Agenda 2030, UN Global Compact: per 85% italiani sostenibilità è priorità

Agenda 2030, UN Global Compact: per 85% italiani sostenibilità è priorità

Agenda 2030, UN Global Compact: per 85% italiani sostenibilità è priorità

L’80% chiede sul tema un maggior impegno da parte delle istituzioni

Roma, 24 set. (askanews) – La sostenibilità si conferma un valore fondamentale per i cittadini europei e, in misura ancora maggiore, per quelli italiani. È quanto emerge dal nuovo studio “The Perception of Sustainable Development by Europeans”, realizzato dai Network europei di UN Global Compact e presentato oggi come evento collaterale a New York in concomitanza Leaders Summit 2025. L’indagine, condotta su 13.000 persone in 16 Paesi del continente, evidenzia che l’80% della media europea e l’85% degli italiani considera lo sviluppo sostenibile una priorità da collocare al centro dell’agenda politica.

Sono soprattutto i giovani tra i 18 e i 44 anni a ritenere la sostenibilità un tema prioritario, mentre tra le fasce più anziane il sostegno rimane significativo, pur con una tendenza maggiore a considerarla non essenziale. Solo una piccola minoranza, inferiore al 10%, pensa che governi e Unione Europea debbano concentrarsi su questioni differenti.

Verso Agenda 2030. Lo studio rivela inoltre che per il 75% degli intervistati europei i governi e le aziende dovrebbero destinare maggiori risorse all’attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) fissati da Agenda 2030. Questi dati rafforzano la percezione che la sostenibilità sia sempre di più una richiesta trasversale rivolta a tutti gli attori sociali. In Italia, la richiesta è ancora più forte: l’80% chiede un impegno più deciso da parte delle istituzioni e il 79% dalle imprese, mentre il 36% degli italiani crede che gli SDGs possano essere raggiunti entro il 2030.

Consumi e regolamentazione. L’80% degli europei dichiara di tenere conto della sostenibilità nelle proprie scelte di acquisto, ma solo il 27% lo fa sempre, mentre il 53% afferma che questo criterio incide solo occasionalmente. In Italia l’attenzione è ancora più forte: il 55% dei cittadini considera la sostenibilità un elemento importante al momento dell’acquisto, superando così la media europea. Si tratta di un cambiamento strutturale: la sostenibilità non è più percepita come un fattore accessorio, ma come una variabile che talvolta prevale sui criteri tradizionali.

Anche sul piano normativo si registra un ampio sostegno, soprattutto nell’Europa meridionale. In questo contesto, l’Italia si distingue per il consenso verso regole più rigorose: l’87% dei cittadini (contro l’85% della media europea) le ritiene indispensabili, pur chiedendo parallelamente semplificazione e minori oneri burocratici.

Imprese: tra opportunità e sfiducia. Quasi la metà degli europei riconosce alle imprese un impatto positivo soprattutto in materia di diritti dei lavoratori (47%), seguiti da diritti umani e tutela ambientale (43%). La fiducia si riduce però in modo significativo sul fronte della lotta alla corruzione, dove solo il 35% esprime un giudizio positivo. In Italia il quadro è più critico: appena il 36% valuta favorevolmente l’impatto delle aziende sulla sostenibilità, con un riconoscimento concentrato soprattutto sulle questioni legate al lavoro.

Ad ogni modo, prevale la convinzione che la sostenibilità sia un fattore competitivo: sette europei su dieci la considerano un driver strategico per le imprese, percentuale che in Italia sale al 75%.

Un’analoga fiducia si riscontra anche sul fronte dell’innovazione: il 69% degli europei e il 68% degli italiani credono che l’intelligenza artificiale possa contribuire al progresso sostenibile.

I dati raccolti confermano che i cittadini italiani mostrano una sensibilità alla sostenibilità superiore alla media europea,” ha dichiarato Daniela Bernacchi, Executive Director di UN Global Compact Network Italia. “È un segnale che deve trasformarsi in un’opportunità per il nostro Paese di assumere un ruolo guida nella transizione verso modelli più equi, inclusivi e rispettosi dell’ambiente. A cinque anni dal 2030 è necessario tenere alta l’attenzione: secondo il Progress Report 2025 delle Nazioni Unite, il 18% degli obiettivi di sviluppo sostenibile è “on-track”, il 48 % progredisce moderatamente o marginalmente, il 35% è in stagnazione o regressione. Lo studio registra come dei 169 target dell’Agenda 2030, solo 139 siano stati misurati correttamente dal 2015 a oggi. Tra questi, il 35% registra progressi adeguati, ma il 48% procede in modo insufficiente. Per colmare il gap degli Sdgs servirebbero ulteriori investimenti per circa 4 trillioni di dollari l’anno. È indispensabile un impegno concreto, misurabile e condiviso da istituzioni, imprese e società civile. Ci auguriamo che questo report possa costituire uno strumento di riferimento per orientare scelte e investimenti, utile a policy maker, aziende e cittadini. L’Unione Europea resta un riferimento imprescindibile, ma il successo dipenderà soprattutto dal coinvolgimento del settore privato, che deve interpretare la sostenibilità come leva di competitività, innovazione e trasparenza”, ha concluso Bernacchi.