Milano, 1 dic. (askanews) – Agraria Riva del Garda è una società cooperativa che ha il suo areale nel Garda Trentino, ed è una delle 11 Cantine sociali trentine che fa capo alla Cantina Viticoltori del Trentino (Cavit). Trasforma le olive e le uve dei suoi 300 soci producendo una linea di olio Evo pluripremiata e una collezione di vini che cresce qualitativamente e numericamente anno dopo anno. Per promuovere e vendere i suoi prodotti al consumatore finale, nel 2007 ha aperto ‘Corte del Tipico’, un organizzatissimo store rurale nella cittadina della sponda nord del Lago di Garda, che offre anche eccellenze del territorio e italiane, oltre ad ospitare una rivendita di carne di una realtà della zona. ‘La nostra mission è valorizzare il lavoro del socio e il lavoro del territorio. La cooperativa vive dello scambio mutualistico e questo rapporto deve essere sempre coltivato con i soci al fine di rendere vivibile la società: questo previene l’individualismo e promuove lo stare assieme’ spiega ad askanews il direttore generale Massimo Fia, ricordando che ‘tutto questo si trasforma poi in consulenze e impieghi, dall’agronomo all’enologo e via dicendo, per poter dare un servizio al socio e far sì che ci consegni un prodotto salubre e integro. Poi noi dobbiamo trasformarlo e valorizzarlo per renderlo appetibile a un mercato che è in costante mutamento e quindi anche noi siamo di continuo chiamati a trasformarci e a migliorarci’.
Fatto questo che avviene puntualmente, grazie a una struttura aziendale collaudata e a una squadra di professionisti molto motivata. E infatti l’anno sociale conclusosi il 30 giugno 2025 è stato per Agraria Riva del Garda, una volta di più, caratterizzato da risultati significativi nonostante le complessità e le incertezze dei mercati. L’esercizio 2024/2025 si è chiuso con un fatturato complessivo di 14.057.281,93 euro, risultato raggiunto nonostante una vendemmia complessa e rese olearie tra le più basse degli ultimi anni. Nel bilancio ordinario presentato ai soci il presidente Giorgio Planchenstainer ha messo in evidenza come i tre pilastri della cooperativa, Cantina, frantoio e il negozio ‘Corte del tipico’, abbiano permesso di mantenere equilibrio e stabilità, con oltre 7,2 mln di euro generati dalla Cantina, 2,1 dal frantoio e più di 4,7 mln di euro dallo store rurale. Tre le voci principali del bilancio, dunque, il vino, l’olio e lo store. Il primo rimane il comparto principale con circa il 51,5% del giro d’affari, il secondo garantisce intorno al 15% del fatturato e contribuisce alla crescita della cooperativa anche in termini di immagine e posizionamento. Il negozio pesa infine per circa il 33,5%, confermandosi come canale chiave nella strategia di vendita diretta e di contatto con il consumatore finale.
Planchenstainer ha spiegato che l’annata è stata segnata da un calo nella produzione di uva, con 35.298 quintali conferiti, circa il 6% in meno rispetto al 2023, mentre le olive hanno totalizzato 252 quintali. Alcune varietà hanno sofferto in termini quantitativi ma la qualità è risultata elevata, grazie a un andamento climatico favorevole a partire da metà agosto. ‘Uve ben mature che hanno portato vini di qualità sono state una buona base di partenza per una buona commercializzazione nel corso dell’esercizio’ ha affermato il presidente, sottolineando il contributo determinante della valutazione positiva dei vini da parte di Cavit per la remunerazione dei soci. Le attività del Frantoio si sono scontrate ancora una volta con rese basse, inferiori al 10%, un dato che Planchenstainer ha definito frutto ‘del decorso meteorologico di inizio autunno, con molta piovosità e poche ore di sole’ e che ha coinvolto gran parte delle aree olivicole italiane, causando una forte carenza di olio extra vergine di oliva nazionale. ‘Anche quest’anno Agraria Riva del Garda si è ritrovata ad affrontare una situazione di carenza di olio da poter offrire sul mercato a fronte di ingenti richieste’ ha ricordato il presidente, mentre sul fronte commerciale Corte del tipico ha confermato i risultati degli anni precedenti, pur registrando una stabilizzazione delle vendite dopo una lunga fase di crescita. Lo store resta ‘un punto di riferimento per la clientela’, ma i numeri indicano la necessità di proseguire e accelerare il percorso già avviato nell’ambito dell’hospitality.
A proposito dell’olio Evo prodotto qui, non si può non ricordare che, a partire dal ’46° Parallelo Biologico’, è da anni che viene premiato in Italia e all’estero, a conferma di come la produzione di olio di altissima qualità sia un asset strategico per l’immagine della cooperativa. Inoltre va sottolineato il circolo virtuoso e sostenibile derivante dalla lavorazione dei sottoprodotti dell’oliva: la sansa denocciolata, assieme a una parte di acqua di vegetazione, è destinata a un’azienda lombarda per la produzione di biogas, il nocciolino è impiegato per la produzione di combustibili per il riscaldamento civile e industriale, mentre il concentrato fenolico è stato oggetto di uno studio di somministrazione all’uomo.
L’esercizio 2024/2025, ricordato in assemblea come un ulteriore passo in avanti nel ‘lungo e faticoso percorso di aumento della qualità’, ha visto anche il completamento dei lavori strutturali di ampliamento della Cantina interrata e delle strutture murarie del collegamento sotterraneo, che ospiterà il percorso emozionale e nuovi locali di servizio alla produzione. Su questa base si innesta il più ampio progetto di sviluppo della nuova Cantina descritto da Fia ai soci e agli operatori. ‘Sono arrivato qui 21 anni fa con l’obiettivo di rimettere in pista un’azienda ottocentesca: abbiamo fatto la nuova sede e questo ci ha dato la possibilità di dare vita a nuove politiche di qualità, di acquisire spazi e fare ulteriori investimenti’ prosegue Fia parlando con askanews, rimarcando che ‘tutto questo grazie alla nostra possibilità di avere sia capacità di cash flow ma anche di visione del futuro, e quindi di poter impostare le strategie e le politiche aziendali a medio e a lungo termine. Abbiamo voluto fare la certificazione di qualità volontaria Brc e Ifs (e altre sono in arrivo) per dare la consapevolezza ai nostri ragazzi di cosa significa fare qualità. Questa capacità di miglioramento continuo su ogni aspetto tecnico, di marketing, di comunicazione, di rapporto con i soci, è la nostra vera forza: quello che vince non è il più forte, è quello che sa adattarsi e quindi noi ci adattiamo’ continua il direttore generale, precisando che ‘i soci in questi vent’anni sono passati da 350 a 300 ma è aumentata la dimensione aziendale e gli ettari che sono passati da 250 a 350, perché molti anziani che avevano piccoli appezzamenti li hanno ceduti o affittati a giovani imprenditori capaci. Questi si sono così potuti ingrandire e investire sia in mezzi tecnici che in know-how migliorando la propria azienda e il loro prodotto, cosa che ci ha portato un grande beneficio sia nelle uve che nelle olive conferite’.
Le varietà di uva da vino coltivate sono per circa il 65% bianche, su cui spiccano Pinot Grigio (32%) e Chardonnay (22%), mentre per i vitigni a bacca rossa domina il Merlot (22%) seguito dal Cabernet Sauvignon (5,5%). Una ventina i vitigni coltivati, anche grazie alla profonda variabilità dei suoli di origine glaciale, che spaziano da terreni di natura alluvionale a quelli molto sabbiosi, dai suoli a scheletro con alti livelli di calcare fino a quelli argillosi, tra i più alti riscontrabili in Trentino. Cinque le linee prodotte, caratterizzate da un buon rapporto qualità-prezzo: ‘Le Selezioni’, ‘Vista Lago’, ‘Collezione Apponale’, ‘Bollicine di Riva’, ‘Trentodoc Brezza Riva’, oltre alla ‘Linea Classica’ distribuita nei punti vendita locali e nella Gdo in bottiglia, bag in box e fusti, o venduta sfusa direttamente nello store rurale. Infine, nel febbraio 2024, l’azienda ha presentato un progetto avviato nel 2020, il ‘Brezza Riva Silente’, un ambizioso quanto prezioso blanc de blancs Metodo Classico affinato a 40 metri di profondità nelle acque del Garda. Un Trentodoc limited edition di posizionamento super premium, una fascia che, ad esclusione di alcune realtà sudtirolesi, di solito non viene battuta dalle cooperative.
Come vi vedete tra vent’anni? ‘Stiamo facendo un investimento che ha una gittata abbastanza lunga. Io non so come sarà tra vent’anni, so solo quello che abbiamo investito in questi anni, la nostra capacità di miglioramento continuo e la capacità critica su ciò che facciamo. Questa è la base per andare avanti. Il mondo sta andando verso i bianchi e noi già da tempo abbiamo spostato più in alto le uve a bacca rossa per poter avere più vigneti con uve bianche’ replica il manager, spiegando che ‘l’olio, che era un tema di sussistenza, adesso è diventato un fattore di mercato e noi abbiamo una buona capacità anche di commercializzazione: peccato le ultime annate così scarse. L’obiettivo è quello di migliorarci e di aprire nuovi mercati ma soprattutto avere la capacità di remunerare i nostri soci perché coltivino i campi: questa è la base di tutto, il resto è fantasia’.
In anni di contrazione del mercato del vino, di novità nel consumo, di difficoltà per il cambiamento climatico, il modello cooperativo è destinato a reggere e sarà ancora valido tra vent’anni? ‘Il modello cooperativo agricolo, quindi il rapporto scambio mutualistico, cioè conferimento di prodotto in cambio di soldi è l’unico che resisterà, perché il modello cooperativo bancario o di scambio di prodotti tipo le Coop o altri, non avranno più senso’ risponde in maniera molto netta Fia, sottolineando che ‘ciò che mi preoccupa di più è che noi diventiamo sempre più vecchi e non abbiamo un vero e proprio ricambio generazionale, ma questo riguarda tutti i settori. Al contrario, il mercato si fa e si disfa, quindi è una questione di capacità nostra: se non c’è più un mercato significa che non si è stati in grado di diversificare o di cambiare’.
In un contesto così complesso il modello cooperativo è più in difficoltà rispetto al privato? ‘Certamente le decisioni sono più lente perché ci sono tanti soggetti, il Cda, il presidente, la direzione e quant’altro, mentre il privato si alza la mattina, pensa e fa’ afferma, spiegando che ‘dall’altro canto però il modello cooperativo è vincente perché abbiamo più soggetti che ragionano e contribuiscono alle decisioni, a differenza dell’imprenditore che può sentirsi solo e senza possibilità di confronto. Ci sono i pro e i contro ma nel mondo agricolo, secondo me, il modello cooperativo è quello vincente’. E allora avanti così, sull’onda della nuova, grande ed efficiente, Cantina inaugurata il 18 luglio scorso e pensata per accompagnare la crescita qualitativa e quantitativa della cooperativa nei prossimi anni, insieme con il programma di visite guidate ed ‘esperienze’. (Alessandro Pestalozza)

