Agricoltura siciliana nella morsa tra Gdo e politiche Ue - QdS

Agricoltura siciliana nella morsa tra Gdo e politiche Ue

Agricoltura siciliana nella morsa tra Gdo e politiche Ue

Biagio Tinghino  |
giovedì 12 Gennaio 2023

I prezzi dei prodotti agricoli, bassissimi alla produzione, sono rimasti invariati nei banchi della grande distribuzione. Magno (Uipa): "Sburocratizzare e avviare nuovi canali di commercializzazione"

RAGUSA – Una situazione ormai insostenibile per gli agricoltori che da due anni cercano di rialzarsi a fatica e poi ricadono inevitabilmente, schiacciati da una situazione che non consente loro di essere ripagati neanche dai costi sostenuti per la produzione. I costi eccessivi rendono il prodotto siciliano meno concorrenziale rispetto a quello dei Paesi emergenti nel settore orticolo, come Marocco e Turchia. Inoltre, i prezzi dei prodotti ortofrutticoli, bassissimi alla produzione, sono rimasti invariati nei banchi della Grande distribuzione organizzata. Questo ha causato una riduzione di consumi dato dai prezzi alti per i consumatori.

Per analizzare la situazione attuale, per il Quotidiano di Sicilia, abbiamo sentito il parere del vittoriese Emanuele Magno, neo eletto coordinatore regionale di Uipa, Unione Italiana Professionalità in Agricoltura, associazione sindacale a carattere nazionale che tutela e rappresenta tutte le forme del lavoro autonomo, indipendente, di tutti i settori della produzione e dei servizi in generale, con l’obiettivo di creare le condizioni e i contesti che consentono agli associati di realizzare i propri scopi, dedicando particolare attenzione al settore agricolo e agroalimentare considerati cruciali ai fini dello sviluppo dell’intera economia nazionale.

Il caro energia e l’aumento smisurato dei costi di produzione stanno condizionando negativamente il comparto agricolo. Quali sono i provvedimenti che, secondo lei, andrebbero presi nell’immediato per aiutare le imprese agricole?
“Velocità e sburocratizzazione nel reperimento di fondi a sostegno delle imprese, in prima battuta, anche perché tante sono le misure messe in campo sia dall’Unione europea che dal Governo nazionale, ma troppo e a volte complicato l’accesso specie se l’azienda è già in difficoltà. Inoltre occorre, per la Sicilia e la fascia trasformata, un grande investimento sulle rinnovabili e l’autosufficienza delle aziende agricole anch’esso sempre inteso nella facilità di accesso. In poche parole servono due tipi di interventi uno immediato di liquidità e uno a medio termine sulle rinnovabili ma entrambi senza distinzioni tra grandi e piccole imprese e con una facilità di accesso che sia adeguata allo stato economico e culturale delle aziende”.

Quali sono i danni per il settore e cosa sta facendo la Politica europea e nazionale per venire incontro agli agricoltori? D’altra parte, la Regione Siciliana è efficiente nell’accogliere le direttive europee?
“La politica siciliana e nazionale è chiaro che sia in confusione stretta tra la morsa della Grande Distribuzione Organizzata e dell’apertura delle frontiere voluta dall’Unione europea, e la tutela del lavoro nazionale. Occorre velocemente riconoscere la produttività agricola siciliana ed investire in Europa tutelando il prodotto siciliano sia nell’immagine mondiale che nell’auto-consumo avviando anche nuovi canali di commercializzazione dedicati al marchio Italia, Sicilia magari, rivolto non alla Gdo ma alle piccole realtà cittadine che potrebbero trasformarsi in botteghe di qualità in tutto il territorio nazionale”.

Quali sono i suoi obiettivi come Coordinatore regionale di Uipa?
“Il percorso del mio coordinamento punterà a un’ampia platea di servizi – ha concluso Emanuele Magno -, ma anche a un fattivo confronto con la categoria e i suoi derivati, consapevole che il ruolo dell’associazionismo dovrà tornare ad avere un ruolo principale. La ricerca dell’identità e del riferimento per chi del settore possa avere il ritorno che merita. Punto a questo così come al centralismo delle tematiche sociali che con Uipa porteremo avanti da subito e in parallelo con il resto dell’attività sindacale che siamo da subito chiamati a sviluppare”.

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