Agricoltura sostenibile, nemmeno un sito siciliano nel programma Giahs della Fao - QdS

Agricoltura sostenibile, nemmeno un sito siciliano nel programma Giahs della Fao

Agricoltura sostenibile, nemmeno un sito siciliano nel programma Giahs della Fao

venerdì 29 Gennaio 2021

Intervista a Mauro Agnoletti, coordinatore scientifico del progetto che punta sullo sviluppo rurale. “Nel Mezzogiorno siti unici”, ma le richieste di adesione provengono solo dal Nord

ROMA – Valorizzare i territori fragili attraverso l’agricoltura non industriale ed ecologicamente sostenibile, che deve giocare un ruolo strategico. È questo l’obiettivo del programma internazionale Giahs (Globally important Agricultural heritage system capacity building) della Fao.

Secondo gli sviluppatori del programma, il modello di agricoltura promosso negli ultimi decenni si è dimostrato inefficace non solo per la risoluzione dei problemi economici delle aree rurali, ma ha anche contribuito alla perdita dei valori culturali associati alle comunità che ci vivono. Necessita, quindi, un cambio di passo, che si trova nello sviluppo dell’agricoltura sostenibile, capace di valorizzare i paesaggi, la diversità biologica e culturale, in grado di proteggere i bacini idrografici e di migliorare la salute del suolo e la qualità dell’acqua irrigua. La Fao, quindi, propone un modello di sviluppo rurale per aree che non sono adeguate all’agricoltura industriale, ma che puntano sulla qualità del paesaggio e la sostenibilità.

L’obiettivo del programma non è quello di mettere questi siti in una lista, ma parte dal presupposto che esistono delle comunità che lavorano e vivono in questi luoghi e che sono minacciate dai cambiamenti sociali, culturali e ambientali e dai processi di urbanizzazione. In altre parole, è un programma dedicato alla salvaguardia dell’agricoltura tradizionale e delle comunità ad essa associate.

Proprio per questi motivi il Giahs è strettamente collegato al registro nazionale dei paesaggi rurali storici, istituito dal Mipaaf nel 2012. Ad oggi ci sono 62 siti Giahs in 22 paesi del mondo: in Italia ce ne sono solamente due e nessuno di questi è in Sicilia, nonostante la forte vocazione storicamente rurale della regione. Una grossa occasione mancata, ma che si può ancora cogliere, anche per dare nuova linfa vitale all’economia siciliana. L’unico esempio positivo che si può trovare nella nostra Regione è l’isola di Pantelleria, iscritta ai registri nazionali come paesaggio rurale storico e candidata a diventare un sito Giahs.

“Il programma Giahs e i registri nazionali – dice Mauro Agnoletti, coordinatore scientifico del progetto Giahs – potrebbero ridurre il gap economico tra Nord e Sud. Però c’è da fare una considerazione, purtroppo. Il registro nazionale ha visto come primi input paesaggi provenienti dal Nord dell’Italia, soprattutto per azione di imprenditori e consorzi molto attenti a cogliere le opportunità, anche se dal punto di vista del valore economico dei territori che rappresentano avevano meno bisogno di questo strumento rispetto al Meridione dell’Italia”.

“Avendo fatto una pre-indagine a livello nazionale che ha selezionato 126 siti potenziali – continua Agnoletti – posso dire che il Sud dell’Italia ha dei siti assolutamente unici che avrebbero dovuto essere i primi ad essere iscritti in questo registro. Purtroppo, si parla di un complesso di fattori che mettono insieme l’imprenditoria agricola e le istituzioni che non riescono a vedere, in questa opportunità, l’occasione per mettere insieme un percorso di cui il Sud dell’Italia avrebbe estremamente bisogno, ma che proprio nella ragione dei registri della Fao trova i suoi punti di forza. Quello che da un punto di vista industriale è un punto di debolezza, per questi progetti è, invece, punto di forza. I territori si devono attivare per fare quella massa critica che serve per avere peso politico”.

Le istituzioni e il comparto agricolo siciliani dovrebbero collaborare per candidare tutti i paesaggi possibili. Infatti, l’iter per diventare un sito Giahs, prevede che siano le comunità locali (insieme alle istituzioni) a preparare una candidatura da trasmettere alla Fao attraverso il ministero.

Successivamente, la candidatura sarà valutata prima dal segretariato del Giahs e poi dal comitato scientifico, il quale farà una valutazione molto più dettagliata e una visita al sito. Un iter che potrebbe durare da sei mesi a due anni, ma che darebbe opportunità infinite a una terra in cui l’agricoltura è fortemente legata alla cultura delle comunità locali.

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