In programma per il 21 e il 28 ottobre due manifestazioni per chiedere risposte sulla difficile situazione di alcune strutture ospedaliere agrigentine. In campo anche i sindaci dei vari Comuni
AGRIGENTO – Reparti che chiudono per mancanza di medici, fughe di camici bianchi verso il privato e utenti in difficoltà. Sono queste le condizioni in cui si trovano molte strutture sanitarie della provincia e per tali ragioni da Canicattì passando per Licata, fino ad arrivare a Sciacca e Ribera, i sindaci dei 43 Comuni si sono uniti per chiedere risposte chiare su questa situazione.
Il Comitato civico pro ospedale Barone Lombardo di Canicattì, insieme ai cittadini dei Comuni di Canicattì, Castrofilippo, Naro, Camastra, Ravanusa, Campobello di Licata, Grotte, Racalmuto, Delia, Serradifalco scenderanno in piazza giorno 21 ottobre a Canicattì, appuntamento in piazza IV Novembre, al fine di sollecitare l’assessorato alla Sanità a porre l’attenzione sulle condizioni critiche in cui versa l’ospedale cittadino.
“Chiediamo – hanno evidenziato in una nota gli organizzatori – che vengano assicurati in continuità servizi sanitari territoriali di base e che l’ospedale di Canicattì sia reso efficace ed efficiente assicurando i livelli essenziali di assistenza”.
A scendere in piazza ci sarà anche il Cartello sociale della provincia di Agrigento, che oltre a richiamare l’attenzione sullo stato di salute dell’Ospedale di Canicattì punta il dito più generale sulla situazione in cui si trova il sistema sanitario pubblico in Sicilia.
Un’altra manifestazione è poi prevista giorno 28 ottobre a Sciacca. Nei giorni scorsi il Comitato civico per la Sanità di Sciacca, insieme ai sindaci di Alessandria della Rocca, Burgio, Caltabellotta, Cattolica Eraclea, Cianciana, Lucca Sicula, Menfi, Montallegro, Montevago, Santa Margherita di Belice, Santo Stefano Quisquina, Sambuca di Sicilia, Sciacca e Villafranca Sicula, hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica e alla Procura regionale della Corte dei Conti per evidenziare una serie di criticità relative al funzionamento del Giovanni Paolo II.
“È necessario manifestare – ha affermato il sindaco Fabio Termine – per un ospedale che è stato riconosciuto Dea di primo livello soltanto sulla carta. Un ospedale che ogni giorno perde pezzi. Chi ha gestito la sanità ha unicamente curato un certo tipo di interessi che nulla hanno a che fare con il diritto alla salute della nostra gente. L’obiettivo di questa classe politica che gestisce la sanità è quello di non fare nulla, salvo mettere nei posti ambiti le persone che hanno favorito le loro campagne elettorali”.
Tra i problemi evidenziati dai primi cittadini dell’agrigentino nell’esposto ci sono la riduzione drastica di operatori sanitari nel settore della Salute mentale e un lungo elenco di reparti in grave sofferenza: dal funzionamento a singhiozzo di una delle due sale di Emodinamica, dove da anni sono in corso dei lavori di ristrutturazione tuttora sospesi, al mancato utilizzo di un nuovo angiografo, strumento costato mezzo milione di euro ma ancora imballato.
“Tutti insieme – ha detto il sindaco di Montevago, Margherita La Rocca Ruvolo – al di là dei colori politici, per difendere la sanità pubblica, sia ospedaliera che territoriale. È arrivato il tempo delle risposte, anche da parte dei singoli cittadini. Non si può restare indifferenti”.