AGRIGENTO – I Comuni dell’agrigentino hanno attivato quasi tutti il servizio di raccolta differenziata porta a porta. Se da un lato questo nuovo servizio dovrebbe portare a un risparmio sullo smaltimento dei rifiuti in discarica, e di conseguenza a una diminuzione dei costi in bolletta, dall’altro lato incombe ancora il problema delle discariche a cielo aperto.
Nonostante i vari controlli da parte della Polizia municipale e le varie sanzioni che vengono elevate contro i furbetti della spazzatura, in molti non pagano la Tari, alcuni fanno fatica a differenziare e alla fine c’è spazzatura ovunque, soprattutto se ci spostiamo nelle aree periferiche.
Lungo la Strada statale 115 che collega Favara e Agrigento sorge l’ex miniera Ciavolotta, rimasta attiva fino agli anni Settanta e – per le sue caratteristiche particolari e le antiche tecnologie – coinvolta in un progetto di conversione in parco minerario per una maggiore fruizione turistica. Ma se l’Amministrazione di Favara quanto quella di Agrigento, si sono letteralmente dimenticati dell’esistenza di questo importante sito minerario, a ricordarsi dell’esistenza è chi oggi l’ha trasformata in una discarica.
I padroni dell’area sono ormai i cani randagi, in un luogo dove si assiste a un continuo via vai di mezzi che scaricano, indisturbati, materiali di ogni genere: dalle bottiglie di plastica alle bottiglie di vetro, dal polistirolo ai vestiti abbandonati, dall’eternit agli scarti di materiali edili che sorgono tra gli scarti dello zolfo. Tutti rifiuti, alcuni non identificabili perché incendiati, nocivi per l’uomo e soprattutto pericolosi per l’ambiente, se consideriamo che attorno all’area mineraria sorgono ettari di campi di coltivazione.
Sono numerosi gli interrogativi che in questi anni non hanno ricevute risposte, tuttavia resta da accertare, e speriamo in un intervento da parte dei Carabinieri del centro Anticrimine natura, l’eventuale presenza di rifiuti tossici collocati nei cunicoli sotterranei della miniera.