Dipendenti di Sal e Ata senza stipendi - QdS

Dipendenti di Sal e Ata senza stipendi

Irene Milisenda

Dipendenti di Sal e Ata senza stipendi

sabato 16 Novembre 2019

Fumata nera dopo l’incontro dei giorni scorsi con i titolari delle imprese e il prefetto Caputo. Continua la protesta del personale delle due aziende: stipendi indietro di quattro mesi

AGRIGENTO – Dopo aver fermato per ben 13 giorni gli autobus che collegano la Città dei Templi agli aeroporti di Palermo e Comiso, sospendendo anche le corse per Palma di Montechiaro, Licata, Gela, Grotte e Racalmuto, tutte località servite dagli autobus di Sal e Ata, sono ritornati a protestare i 35 dipendenti, che rivendicano il pagamento degli stipendi arretrati (a oggi si tratta di quattro mensilità).

“Nessun impegno – ha detto Andrea Gelo, dipendente e sindacalista Usb – è stato rispettato né da parte dell’assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità Marco Falcone, che aveva comunicato che i soldi dovevano arrivare entro dieci giorni, né da parte dell’azienda”.

“Da sette anni – ha aggiunto – viviamo in una situazione di disagio perché gli stipendi sono sempre arrivati in ritardo, ma non si era mai arrivati fino a tanto. Per cui, visto che ci sono le parole ma non i fatti, noi continueremo il nostro sciopero a oltranza fino a quando non ci pagheranno quello che ci spetta”.

Nei giorni scorsi, una delegazione dei dipendenti, i titolari delle due aziende e il prefetto di Agrigento, Dario Caputo, si sono incontrati nell’ufficio territoriale del Governo per un tentativo di conciliazione fra le parti, ma gli imprenditori avrebbero palesato l’impossibilità di pagare gli stipendi a causa dei mancati trasferimenti dalla Regione. Da ciò è scaturito la decisione da parte di autisti, meccanici e lavaggisti di riprendere lo sciopero.

Presi dalla disperazione tre lavoratori hanno anche rassegnato le dimissioni. “Non ci pagano da mesi – ha detto uno degli ex autisti – ma ho una famiglia da mantenere e certamente non posso starmene con le mani in mano. Andrò via, magari al Nord, come hanno fatto molti, per cercare un posto di lavoro”.

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