"L'uomo quantico di Gianfranco Meggiato ci invita a un viaggio dentro noi stessi", così l'assessore Samonà invita a visitare la mostra.
Il compito dell’artista è quello di aprire alla riflessione, spesso senza pretendere risposte: è una continua ricerca di connessioni, di rapporti, di responsabilità. La spinta è sempre quel punto di vista ogni volta diverso che si sviluppa cambiando la prospettiva.
La ricerca dell’artista veneziano Gianfranco Meggiato arriva alla Valle dei Templi di Agrigento per entrare in contatto con il sito e trovare il suo Uomo contemporaneo, tra i segni delle antiche civiltà. Sculture di oggi incontrano le architetture di ieri. Leghe di metallo che sfidano le forme conosciute, blocchi di pietra che hanno sfidato i secoli. E ancora: alberi, natura, ombre, luce. Un dialogo profondo, delicato e magnetico che attraversa Spazio e Tempo. Un inno all’uomo, alla creatività e, ancora prima, a ciò che sta dietro – prima del razionale, del conosciuto e visibile – e che guida la mano tanto dell’artista quanto quella di chi si occupa di ricerca quantistica. È l’uomo che si lascia illuminare, che dà spazio all’intuito diventando strumento e interprete dell’assoluto.
La mostra di Gianfranco Meggiato “L’uomo quantico”, non c’è futuro senza memoria, a cura di Daniela Brignone, è ospitata fino al 4 gennaio al Parco archeologico della Valle dei Templi, ad Agrigento. Organizzata da MondoMostre, la personale prevede anche un’installazione all’ingresso del Museo archeologico Pietro Griffo. La mostra si apre alla comunità e al territorio, programmando tre giorni per scoprirla con lentezza. L’integrazione (€2,00) al biglietto di accesso al sito archeologico e paesaggistico Valle dei Templi, è prevista infatti da domenica 1 agosto, ma resta comunque gratuita per i possessori di ValleCard, il pass che permette ingressi free alla Valle dei Templi per 365 giorni l’anno.
“L’uomo quantico” di Gianfranco Meggiato ci invita a un viaggio dentro noi stessi – interviene l’assessore regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana, Alberto Samonà -, che è anche un incontro attraverso i quattro elementi, alla scoperta di un universo che va oltre il razionale per incastonare l’uomo in una dimensione cosmica. Il dialogo tra contemporaneo e antico si riempie nella Valle dei Templi, di un nuovo significato che attraversa i secoli per riscoprire le radici del rapporto tra l’uomo e la propria essenza più profonda, in una dinamica esistenziale che va oltre il tempo”.
“Gianfranco Meggiato riesce facilmente in un’impresa difficile come è quella di entrare in “relazione sentimentale” con il sito della Valle dei Templi, senza farsi sopraffare dalla sua imponenza – dice il direttore del Parco Archeologico, Roberto Sciarratta – . Siamo felici di ospitare questo colloquio e scambio tra antico e contemporaneo, avvicinando le opere di Meggiato a quelle di altri grandi artisti già presenti di questo nostro oggi”. Tredici opere monumentali in tutto, di cui quattro pensate per la Valle dei Templi ed esposte al pubblico per la prima volta: Lo specchio dell’Assoluto che apre l’intero percorso davanti al tempio di Giunone, Uomo quantico che dà il titolo alla personale e che si trova davanti al Tempio della Concordia, Sfera Aquarius e Quanto di luce entrambe davanti al tempio di Zeus.
“Meggiato – dice la curatrice Daniela Brignone – compone un viaggio ideale all’interno di uno dei siti archeologici più importanti al mondo, confrontandosi con la memoria del passato e le prospettive enigmatiche del futuro, riflettendo sull’uomo alla ricerca di sé. Le opere in mostra dischiudono un mondo interiore intorno al quale ruota un repertorio di personaggi mitologici e di simboli che diventano allegoria dello spazio vitale dell’uomo. La scienza quantistica alla quale si ispira l’artista ne svela il mistero e le connessioni cosmiche”.
Un percorso espositivo che è un viaggio per immagini e assonanze: Gianfranco Meggiato parte alla ricerca del suo uomo quantico che è padrone del suo futuro, fatto di presenze e vuoti perfetti. Meggiato traccia una strada, riflettendo la propria immagine in sfere, lucide pieghe e morbide volute, materiali non nobili che vengono assemblati: nasce così L’Uomo quantico [fusione in alluminio verniciato, con sfere in acciaio inox] assemblato dall’artista senza un disegno preparatorio, dinnanzi al Tempio della Concordia; o l’energetica Il soffio della vita [fusione in alluminio verniciato, con sfere in ottone cromato] che tende l’arco di Eracle; o Sfera Acquarius [fusione in alluminio verniciato, con sfere in acciaio inox] guscio protettivo di bellezza e aspirazione all’immortalità. Così i fratelli Càstore e Polluce si trasformano in opere sospese tra i vivi e i morti, e con Taurus si entra in contatto con Zeus, da cui tutto ha avuto inizio.